Sanità: insostenibili sono solo le riduzioni di spesa per la nostra salute

Da anni ormai la salute è una variabile dipendente dai bilanci dello Stato e delle aziende sanitarie \ospedaliere, per questo ogni qual volta il Governo parla di sostenibilità delle cure dobbiamo non solo dubitare ma incazzarci Vari rapporti parlano di una sanità italiana in crisi, cure ridotte e un numero sempre piu' grande (è questa la vera insostenibilità) di cittadini\e che rinunciano a curarsi per mancanza di soldi Da 40 anni ad oggi sono cresciuti i profitti delle aziende farmaceutiche e di quanti hanno fatto della sanità un business, allo stesso tempo le aspettative di vita, per la prima volta dal dopo guerra, iniziano a diminuire Senza nostalgie per il vecchio sistema mutualistico, forse non ci siamo mai chiesti se quella riforma della sanità ha raggiunto gli obiettivi preposti o se piuttosto abbia preso altre strade Di certo la riforma del servizio sanitario nazionale del 1978 era animata da propositi ben diversi da quelli odierni con il contenimento della spesa a dominare incontrastato Nel paese esiste una richiesta pressante di salute e sicurezza, la salute primaria non è da tempo un diritto inalienabile, la sanità è diventata ostaggio di bilanci, baronie e di lobby sempre piu' forti, non ultima quella dei sindacati di professione l'accessibilità dei cittadini alle cure, alla prevenzione, alla riabilitazione deve superare una ginkana di difficoltà e di ostacoli burocratici ed economici, ci sono province nelle quali il diritto alla cura è quasi negato da servizi sporadici e scadenti  Si va facendo strada che la cura debba essere vincolata ad una sostenibilità economica resa difficile da tagli , mancato turn over del personale e riduzione degli investimenti nella ricerca Ci affidiamo allora alle parole di Ivan Cavicchi che meglio di noi ha saputo descrivere quanto accade.....   Oggi dopo più di 40 anni di politiche compatibiliste la sostenibilità della sanità definita in questi giorni dal Def 2017/2019 è solo una brutale quanto perentoria funzione di spesa f (x) dove lax, cioè l’argomento, è il limite economico o in forma di Pil o in forma di spesa pubblica o in forma di disavanzo, o in forma di crisi economica. Null’altro. Un puro limite economico.   Davvero un bel capolavoro di riformismo di cui essere fieri. Dopo ben tre riforme sanitarie il risultato è che dal ministero degli Interni (prima della seconda guerra), siamo passati al ministero della Salute (dopo la seconda guerra), per finire al ministero dell’Economia.   Oggi la sanità rischia di essere negata perché prima di ogni altra cosa la malattia non è più considerata un problema di salute ma solo un problema di sostenibilità finanziaria.   Se è vero che a condizioni non impedite la sanità pubblica sarà negata, a quali condizioni si può riaffermarla?   La risposta è una sola: riformare ciò che non è mai stato riformato con lo scopo di trasformare la super mutua in un vero servizio sanitario nazionale moderno. In poche parole dobbiamo cambiare il motore all’autobus, metterne uno di nuova generazione, che consumi poco, capace di essere veloce e di portare tutti.   “La quarta riforma” è un insieme di proposte (10 per l’esattezza) tirate fuori da una analisi spietata e inedita che va ben oltre i luoghi comuni   che ci raccontiamo da anni.  Una analisi storicamente rigorosa perché vissuta che spazza via le amnesie di comodo per mettere a nudo tutte le nostre   responsabilità oltre a quelle pesantissime della politica che oggi ci hanno portato al punto in cui siamo.   Prendersela solo con l’orco quando a raccontare la favola dell’imbecille è l’imbecille non è intellettualmente onesto ma soprattutto è troppo comodo e troppo facile.   La “quarta riforma” dice le verità scomode sulla sanità e da queste ricava le proposte di cambiamento per evitare il peggio. Non possiamo continuare a prendercela con l’orco e nascondere i nostri limiti dietro un rivendicazionismo di comodo.   Oggi è arrivato il momento di opporci alle politiche nichiliste del governo prendendoci le nostre responsabilità. Attardarci in discussioni pretestuose è pericoloso.   Invito quindi tutta la sanità sindacati, ordini, associazioni, società scientifiche, istituzioni, fondazioni, servizi, professioni, operatori, cittadini, università, a discutere “la quarta riforma” per costruire una proposta forte credibile convincente di sostenibilità cioè di durabilità del sistema pubblico. Il destino della sanità pubblica è nelle nostre mani. Non è vero che esso sia segnato. Noi possiamo cambiare le cose. Possiamo dire al governo che se i suoi problemi economici sono innegabili le sue politiche sono sbagliate.   Ma se per una qualsiasi ragione vi girerete dall’altra parte facendo finta di non vedere, di non sentire, di non capire, sappiate che se la sanità sarà negata sarà certo colpa del governo di turno quando ne decreterà la fine ma anche vostra perché con mille scuse non avrete fatto nulla per impedirlo

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