La economia e la famiglia italiana vista da Banca Italia
L’economia italiana: il quadro di insieme Nel 2024 il PIL dell’Italia, valutato a prezzi concatenati e senza correzione per le giornate lavorative, è cresciuto dello 0,7 per cento, come nel 2023 e sostanzialmente in linea con le attese di inizio anno; all’aumento hanno contribuito in misura analoga la domanda nazionale e quella estera netta.
L’espansione dei consumi delle famiglie è rimasta contenuta mentre si è accentuata quella della spesa delle Amministrazioni pubbliche. Gli investimenti hanno fortemente decelerato, con un calo della componente dei macchinari e attrezzature; di contro per le costruzioni non residenziali si è osservata una crescita alla quale ha contribuito, nonostante i ritardi, l’attuazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Le importazioni sono diminuite per il secondo anno consecutivo; le esportazioni hanno invece registrato un nuovo, moderato incremento. Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto è cresciuto dello 0,5 per cento; l’aumento ha riguardato tutte le aree del Paese.
L’attività ha ristagnato nell’industria in senso stretto e ha rallentato nelle costruzioni e nei servizi a seguito, rispettivamente, del netto ridimensionamento del sostegno connesso con gli incentivi fiscali per l’edilizia residenziale e dell’affievolirsi dell’impulso dei comparti a elevata interazione sociale (come turismo e ristorazione) dovuto alla forte ripresa post-pandemica.
Nel 2024 l’inflazione al consumo (IPCA) è scesa marcatamente rispetto al biennio precedente (all’1,1 per cento), soprattutto per la riduzione dei prezzi dei beni energetici all’inizio dell’anno, poi attenuatasi nei mesi estivi.
Nel primo trimestre del 2025 il PIL ha avuto una crescita moderata, sostenuto dall’evoluzione ancora positiva dei consumi e della spesa per costruzioni. A fronte di una stagnazione nei servizi, l’attività si sarebbe espansa nella manifattura; su questo comparto, in prospettiva, potranno incidere negativamente le politiche commerciali statunitensi.
Nei primi quattro mesi l’inflazione è salita marginalmente all’1,9 per cento, per effetto del contributo dei prezzi dei servizi e dei beni alimentari; anche nella media della restante parte dell’anno si manterrebbe al di sotto del 2 per cento.
Nel primo trimestre del 2025 il PIL cresce meno di quel poco registrato
nel 2024, a conferma di un atteggiamento insano da parte dei governanti che
trasformano dati parziali in elementi sufficienti a ritenere l’andamento
economico italiano soddisfacente.
I dazi, i prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici avranno
un decisivo peso nell’andamento dell’economia, la domanda interna langue e con
essa anche i servizi a conferma che gli stipendi hanno progressivamente subito
erosione del potere di acquisto.
Ma tiene oggi la famiglia italiana come istituzioni? Dipende dalla famiglia, dal suo potere di acquisto e dalle condizioni sociali in un paese nel quale in alcune aree geografiche, la
denatalità raggiunge livelli preoccupanti.
La ricchezza netta delle famiglie cresce al pari del reddito
disponibile e quindi l’ascensore sociale è ancora fermo e con esso si vanno
acuendo le disuguaglianze sociali e territoriali.
Ma il dato eloquente è dato da un fatto: a crescere, pur di poco, è la
ricchezza finanziaria lorda, chi ha disponibilità sta riprendendo l’acquisto
dei titoli obbligazionari, soprattutto quelli pubblici italiani, gli
investimenti immobiliari che poi richiedono anche interventi di valorizzazione
dei quartieri (e dovremmo chiederci se gli investimenti delle funzioni locali
siano finalizzate a uso sociali o anche all’accrescimento del valore
immobiliare in alcune zone) .
Di fronte a un pur debole rafforzamento del mercato delle abitazioni,
la certezza di potere tenere un immobile sfitto per lustri senza incappare in
qualche occupazione è importante e da qui le spinte anche per la approvazione
del pacchetto Sicurezza. E la
lungimiranza della destra di Governo a tutela degli interessi di pochi acquista
una ammirevole tempestività
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