Terremoti e sanità:quando cura e prevenzione sono sacrificati al business

Prevenire meglio che curare? Dalla sanità ai terremoti non vale piu'

In rete girano numerosi documenti che attestano la assenza di una politica seria in materia di prevenzione, vale per la sanità(migliaia di euro destinati alla riduzione del danno e alla prevenzione di malattie cancellate a colpi di leggi finanziarie) ma anche per la manutenzione del territorio . In Italia da anni si parla di un piano nazionale di adeguamento antisismico, a fronte di un fabbisogno di 1oo miliardi in 7 anni, dal 2009 ad oggi, è stato speso meno di un miliardo, ossia l'1% del necessario.
Un altro discorso poi andrebbe fatto su come siano stati spesi questi soldi, un rendiconto dettagliato con relativi costi e benefici, giusto per capire come spendono i nostri soldi.
In queste ore Famiglia Cristiana  non lesinava critiche al Governo e al presenzialismo dei politici nazionali e locali, ai giri elettorali a dentro il dramma a promettere investimenti e interventi
I morti dell'ultimo sisma non sono ancora quantificati ma dalle prime notizie si capisce che saranno piu' numerosi del terremoto de l'Aquila , ci auguriamo che non si arrivi alle vittime dell'Irpina .
Nel 1968 il sisma  mise in ginocchio il Belice, gli abitanti sono rimasti per 40 anni in case di emergenza o baracche, una vergogna indicibile.
Potremmo aprire un lungo discorso sugli interessi economici , spesso malavitosi , gli appetiti e gli sciacalli della ricostruzione in Irpinia, l'assenza dello Stato e sovente delle istituzioni locali  è sotto i nostri occhi.
Mentre si dilapidano soldi per le inutili e dispendiose grandi opere, è evidente che gli interventi necessari non sono mai stati realizzati, case e immobili pubblici costruiti in anni recenti sono crollati  come le costruzioni dei bambini anche quando avrebbero dovuto avere i requisiti per resistere . Chi doveva vigilare per il rispetto delle normative antisismiche dov'era?
Anche i luoghi dove costruire dovrebbero essere monitorati, secoli fa, all'indomani di un terremoto, si sceglievano, per la ricostruzione dei villaggi, terreni  con roccia calcarea e banchi stratificati proprio per rendere piu' stabili i nuovi centri. A distanza di secoli la scienza e il processo tecnologico dovrebbero essere di aiuto per individuare nella ricostruzione aree, tecniche e materiali adeguati a limitare i danni a fronte di grandi calamità
Che una buona parte del paese sia soggetta a rischio terremoti è cosa risaputa, esistono migliaia di pubblicazioni e di studi scientifici, quella che manca è la volontà politica di guardare al territorio come una risorsa da difendere e salvaguardare e non una fonte di guadagno e di speculazione
In queste ore molti sono i volontari e i membri della protezione civile, non sarebbe male dirottare il genio miliare al completo non caricando tutti gli oneri sui vigili del fuoco che da anni chiedono, inascoltati, mezzi e strumenti nuovi, organici per fronteggiare le crescenti richieste dei loro interventi
Da anni si sostiene che in occasioni d calamità bisogna ascoltare soprattutto i bisogni reali delle persone, a dirlo è il comitato3e32 che non ha dimenticato i 309 morti de L'Aquila  ma anche la vergogna delle new towns che  pochi anni dopo la loro costruzione cadono letteralmente a pezzi
I sismologi insegnano che ove si fa prevenzione le scosse provocano danni ma non un alto numero di morti come accade nei paesi piu' poveri e avviene ancora in Italia
In Italia esiste quindi una emergenza rappresentata dalla cura e manutenzione del territorio( basta vedere le alluvioni che mettono in ginocchio città e campagne perché non si puliscono i fossi, non si cura la campagna, non si puliscono i tombini e si è costruito per anni accumulando detriti sotto il manto stradale occludendo i vecchi canali di scolo. Terremoti analoghi in Giappone o Usa non avrebbero provocato le centinaia di morti di questi giorni, di questo bisogna parlare per non nascondere l'assenza di una politica della prevenzione dietro al volontarismo di chi rinuncia a ferie e comodità per correre nei luoghi del disastro. E già che ci siamo ripensare la protezione civile anche a livello comunale non sarebbe male ma una necessità imposta dai fatti


Commenti