CONTRATTI
PUBBLICI
ABBIAMO PERSO
OLTRE MILLE EURO NETTI L’ANNO
ORA VOGLIONO
DARCI (FORSE) UNA MANCIA ELETTORALE
Partiamo dalle premesse, o meglio
dalla promessa di 85 euro di aumenti medi mensili con il rinnovo dei contratti
ai dipendenti pubblici; fatti due conti serve una cifra assai maggiore di
quella stanziata con la legge di Stabilità di un anno fa.
Un anno fa, i sindacati firmatari
hanno accettato un altro anno di blocco contrattuale, l'hanno portata per le
lunghe tacendo sulla Legge Madia, sulla distruzione delle dotazioni organiche,
sui codici disciplinari da caserma, sulle carenze di organico e le
stabilizzazioni dei precari rinviate al 2018 e destinate a escludere gran parte
degli aventi diritto.
Sono trascorsi due anni da quando
la Consulta obbligò il Governo a sbloccare i contratti pubblici riaprendo le
trattative con i sindacati. Dove prenderanno i soldi necessari al rinnovo dei
contratti statali? Difficile dirlo con esattezza, di sicuro non dalla rendita
finanziaria o dalla tassazione dei grandi capitali.
Restiamo sull'argomento pensando
che in questi 8 anni, le cifre dicono che abbiamo perso a dir poco almeno 1000
euro netti all'anno, e con gli 85 euro medi di aumento non si recupererà il
potere di acquisto perduto.
Il rinnovo contrattuale guarda non
solo alle elezioni politiche di Primavera 2018 (3,2 milioni di dipendenti e
rispettivi familiari rappresentano un bacino di consensi ragguardevole), ma
anche al rinnovo delle Rsu con i sindacati firmatari che, ci scommettiamo,
racconteranno di avere vinto dopo una strenua battaglia e cercheranno così di
guadagnare consensi da una categoria, quella dei pubblici, che hanno
contribuito ad
affossare
indebolendone in maniera consistente il potere di acquisto e di
contrattazione.
Del resto, si sa, non tutti i
lavoratori hanno grande memoria, altrimenti ricorderebbero che non un'ora di
sciopero è stata fatta contro l'aumento dell'età pensionabile e anni di blocco
della contrattazione, la pace sociale con i Governi compensata dal
business dei caf, della previdenza e della sanità integrativa.
Invettive contro i sindacati? No,
solo lettura oggettiva di una prassi sindacale subalterna e complice dei
processi in atto .
La manovra 2016 ha messo sul tavolo
300 milioni, praticamente simbolici, quella del 2017 ha aggiunto altri
900 milioni e ora tocca alla nuova legge di bilancio aggiungere ulteriori
risorse.
Attualmente, con i numeri
conosciuti, si coprirebbero solo i contratti della pubblica amministrazione
centrale, ministeriali, scuola, enti non economici come Inps o Aci.
Pochi sanno invece che altri soldi
servono per pagare i contratti ai lavoratori e alle lavoratrici in sanità,
regioni, province, comuni, università. I fondi necessari dovranno uscire
dai loro bilanci Pensiamo ad esempio alla sanità, per la quale la spesa
italiana è tra le più basse d'Europa, nonostante siano milioni i cittadini che
rinunciano alle cure: Ebbene chi può garantire che i fondi necessari per gli
aumenti contrattuali e la stabilizzazione dei precari non saranno a discapito dei
servizi sanitari?
Pensiamo anche agli Enti locali e
alle Regioni che da anni subiscono tagli ai finanziamenti, rendendo quasi
impossibile fare fronte ai contratti in mancanza dello Stato.
Le cifre destinate al rinnovo
contrattuale possono sembrare importanti ma in realtà sono del tutto
inadeguate. Pensiamo agli anni di blocco contrattuale, di aumenti non erogati,
dei fondi della produttività ingessati, pensiamo ai risparmi nelle assunzioni
con il blocco del turn over. I soldi per i contratti non recuperano il potere
di acquisto perduto, i contratti di comparto poi sono una incognita, non una
parola viene spesa, e dovrebbe indurre a sospetto, sulla parte normativa ferma
per altro da lustri.
Ma il rischio piu' grande è che i
fondi stanziati siano insufficienti per garantire assunzioni e rinnovi
contrattuali per dare alla fine una sorta di mancia elettorale e di riconoscimento
ai sindacati, una elemosina o poco più, lasciando la Pubblica Amministrazione
in quella crisi nella quale è piombata con i tetti alle assunzioni e alle spese
di personale.
Poniamoci le domande scomode e
soprattutto diffidiamo del facile ottimismo perché la Pubblica amministrazione
sta affondando sotto i colpi della austerità e delle mancate assunzioni mentre
gli aumenti promessi, ammesso e non concesso che siano uguali per tutti e non
gestiti dal truffaldino meccanismo della performance, compenserebbero a mala
pena un anno di perdita salariale. Ma tutti gli altri soldi? Chi rimborserà i
dipendenti pubblici di anni di perdite?
Quale recupero per il passato, per
i fondi della contrattazione decentrata bloccati in virtù dei mancati rinnovi
contrattuali? L’elemosina della indennità di vacanza contrattuale, pensata al
posto degli arretrati, non è strumento truffaldino che danneggia i lavoratori
in anni di giacenza contrattuale? Pensiamo di sì e per questo crediamo
opportuno rimetterla in discussione o equipararla al costo mensile di un
aumento e non a pochi euro.
Non un soldo vedremo per quanto
perduto nel passato, allora di quale recupero stiamo parlando? Chiamiamolo con
il suo nome: mancia elettorale per cercare di
tapparci la bocca.
Per questo crediamo necessario:
rilanciare la petizione per la quattordicesima
mensiltà per i dipendenti pubblici per stabilizzare salario trasformandolo da
variabile a fisso;
scioperare compatti il 27 ottobre insieme al
sindacalismo di base
organizzare SGB in ogni luogo di lavoro
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