Il pubblico non fa piu' cultura

Da anni fondazioni, imprese e Banche si ergono a mecenati della cultura, un mecenatismo interessato perchè le agevolazioni fiscali oltre a un ritorno di immagine sono alla base dell'interessamento.
Di sicuro, il nostro paese investe poco o nulla in cultura soprattutto se rapportiamo il budget con uno dei piu' ricchi patrimoni , artistici e culturali del mondo.

In questi anni abbiamo avuto l’Art Bonus ( incentivo fiscale con credito di imposta del 65% per le donazioni alla cultura), i vari governi sono andati dai padroni con il cappello in mano per ottenere da loro finanziamenti, eppure sarebbe bastato comprare 3 o 4 caccia da guerra in meno per tenere aperti siti archeologici o restaurare chiese e monumenti.

Ma sarebbe utile capire chi sono gli investitori in cultura e le ragioni per le quali piu' dell’80% delle erogazioni riguardi il nord del paese quando nel centro sud si trova gran parte del patrimonio culturale. Mecenati leghisti o donazioni interessate? Propendiamo per la seconda ipotesi, ci piacerebbe conoscere nel dettaglio le aziende e i mecenati e gli interessi che li legano ai territori dove indirizzano la loro generosità. Intanto prosegue la scellerata politica dei Governi che non investono in cultura pur sapendo che sarebbe determinante anche per potenziare l'offerta turistica e favorire la creazione di tanti posti di lavoro.

  Al contrario stanno prevalendo altre logiche, per esempio la valorizzazione della cultura in subordine alle logiche di impresa, pensiamo al ruolo di Sindaci e Regioni e alle argomentazioni da loro utilizzate per invogliare investimenti in ambito culturale, sembra ormai che solo con il mecenatismo capitalistico non si possa piu' fare cultura e non parliamo solo del mero rapporto di sponsorizzazione, ormai si va affermando un investimento non effimero ma duraturo, non a caso le industrie farmaceutiche investono a Milano sperando che Regione e Comune possano ospitare Kermesse internazionale sul farmaco .

Ultima considerazione riguarda invece gli atti di indirizzo culturali, pensiamo ai teatri che si sorreggono sui finanziamenti per lo piu' di  privati  che poi decidono l'offerta e l'indirzzo culturale (basterebbe che i fondi ministeriali fossero maggiori e e gestiti in maniera diversa visto che alcuni importanti teatri sono rimasti fuori non avendo i giusti appoggi politici). E in questo scenario i direttori di teatri possono anche essere direttori di fondazioni bancarie, di grandi imprese commerciali e industriali perchè ormai il loro ruolo è quello di trovare finanziamenti privati e mecenati. La cultura diventa cosi' funzionale all'impresa e una occasione di business, cultura ovviamente non per tutti\e ma per pochi.

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