ANCORA E SEMPRE SULL'ORLO DELL'ABISSO
ANCORA E SEMPRE SULL’ORLO DELL’ABISSO di Franco
Astengo
In estrema sintesi questa è la notizia:
“Il presidente Trump ha confermato
l'intenzione di ritirare gli Stati Uniti dallo storico accordo che fu firmato
nel 1987 tra Reagan e Gorbaciov.
Quell’accordo rappresenta una delle
pietre miliari del disgelo che portò alla fine della guerra fredda tra Stati
Uniti e Unione Sovietica. Un trattato firmato nel 1987 a Washington da Ronald
Reagan e Michail Gorbaciov per limitare il numero dei missili dispiegati in
Europa, frutto dello storico vertice tra i due leader svoltosi l'anno prima a
Reykjavik.
Ora Donald Trump è pronto a
rottamarlo, per spianare la strada a un riarmo degli Usa soprattutto in chiave
anti - Cina. E se è vero che Mosca da anni viola gli impegni presi 31 anni fa,
lo strappo di Washington rischia di riaprire una nuova corsa agli armamenti e
di innescare una nuova guerra fredda con Mosca e Pechino”.
A questa
drammatica notizia in questa occasione viene dedicato un commento scritto tanto
tempo fa, alla fine del secolo XIX (questa citazione si trova anche nel volume”Ascesa
e declino dell’Europa nel mondo: 1898 – 1918 di Emilio Gentile, uscito da pochi
giorni per l’edizione Garzanti).
Nel suo “The
Wonderful Century. Its Successes and its Failures” (Il Secolo meraviglioso, i
suoi successi e i suoi fallimenti) Alfred Russell Wallace, il competitore di
Darwin nell’elaborazione della teoria evoluzionistica, aveva illustrato,
correva l’anno 1898, i mirabili successi del “secolo meraviglioso” ma aveva
anche mostrato altrettanti “sconvolgenti fallimenti”, alcuni intellettuali, ma
la maggior parte morali e sociali.
Riprendiamo
allora alcuni passaggi del testo di Wallace.
Nel novero
dei fallimenti sociali, lo scienziato includeva la diseguaglianza, sempre più
grave fra la “enorme, continua crescita della ricchezza privata di un ristretto
numero d’individui e di famiglie” e “l’aumento della povertà, dell’alienazione,
dei suicidi (l’800 aveva fatto registrare in questo senso una vera e propria
crescita esponenziale, n.d.r.) e persino, probabilmente, dei delitti (Wallace
si sofferma sulle teorie di Lombroso e sulla creazione del “tipo – delinquente”
fino allora sconosciuto, n.d.r.), insieme con altri sintomi di deterioramento
morale e fisico delle masse popolari”.
Ai gravi
fallimenti Wallace aggiungeva il saccheggio del pianeta, la devastazione d’immensi
territori per brama di ricchezza, la distruzione d’intere foresta crescite in
centinaia di anni, lo sfruttamento senza limiti delle risorse minerali della
superficie terrestre, e tutto questo con conseguenza disastrose, in una misura
senza confronti in tutto il periodo precedente della storia umana.
Inoltre un
altro grave fallimento del “secolo meraviglioso” era il militarismo delle
grandi potenze, con la “crescita continua degli eserciti, forniti di armi
sempre più micidiali, a costi sempre più alti che gravano anche sulle nazioni
più ricche con costanti aumenti del debito, impoverendo la massa della popolazione”.
Sembra
inutile sottolineare la “modernità profetica” presente nel testo di Wallace.
Inutile
anche ricordare come nel XX secolo si sia proseguito, da parte dei potenti
della terra, sulla strada di questi fallimenti ed egualmente superfluo sottolineare
come adesso quei fallimenti non rappresentino ancora un monito al punto che la
decisione di Trump, una tra le tante prese a tutte le latitudini, rischi di far
tornare ancora indietro la situazione planetaria esaltando ancora una volta la
possibilità di incamminare la popolazione mondiale dentro l’abisso della
guerra.
Lo scopo di
aver cercato di ricordare questo passaggio è facilmente intuibile: le
contraddizioni che Wallace enuclea sono ancora vive e operanti nella società
attuale, nulla è stato fatto per risolverle, a noi tocca tenere viva l’attenzione
dell’opinione pubblica rilanciando le idee di uguaglianza, pace, solidarietà
sociale che pure sono state agitate per buona parte del XX secolo e che non
possono essere considerate un retaggio retoricamente inutile, appartenente
definitivamente al passato.
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