Partecipate? Il personale puo' attendere

 Non dormono sonni tranquilli i lavoratori e le lavoratrici delle partecipate, da tempo il Governo avrebbe dovuto approvare il decreto legge sul riordino delle stesse

Ma al di là dello spot pubblicitario a cui ci hanno abituato si sa ben poco. E quel poco?

Fissato al 30 giugno il termine entro cui le amministrazioni pubbliche devono decidere le società da chiudere sulla base dei parametri previsti dalla riforma.
Entro tale data le società controllate dovranno redigere gli elenchi degli esuberi , ovviamente si parlerà dell'ennesima razionalizzazione con modalità ancora tutte da definire

Di fatto molto dipenderà dal testo di legge,  la tendenza è quella di porre fine alle aziende con un fatturato inferiore ad una certa soglia, un calcolo che non prende in esame  gli organici, l'utilità sociale e le funzioni svolte da ogni singola azienda partecipata

Il Governo vuole teoricamente fare in fretta e giocarsi la carta della ricollocazione del personale in esubero  

I ritardi sono dovuti a molte cause, alla caduta del governo Renzi ma soprattutto alla sentenza  251 della Corte Costituzionale dello scorso 25 novembre  che aveva bocciato le procedure seguite per i primi decreti attuativi  Madia imponendone la riscrittura.

Con questa sentenza il termini del 23 marzo sono slittati al 30 giugno  2017 e nel frattempo sperano nell'intesa tra Regioni ed Enti locali, per i quali non contano i lavoratori e il fine sociale delle aziende ma il fatturato, anzi la soglia minima che vorrebbero portare dal milione di euro previsto nel testo provvisorio a 500mila euro un

Sarebbe invece tempo di una seria indagine sul ruolo delle partecipate, studiare come rilanciarle per sviluppare servizi e occupazione , non nell'ottica di favorire l'ingresso di soci privati con quote azionarie di minoranze ma con il management nelle loro mani

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