Fca:la ennesima trattativa al massimo ribasso
Fca, ex Fiat, ha delocalizzato gran
parte delle sue produzioni, poli industriali come Mirafiori sono
destinati alla chiusura, non esiste alcuna certezza che le poche
migliaia di lavoratori in cassa integrazione tornino in
produzione a Pomigliano o a Torino. tutti gli impegni assunti nel corso
degli anni per il ritorno in produzione e il rilancio dei siti
produttivi sono stati disattesi, a credere alla Fca sono rimasti solo i
sindacati complici, non certo gli operai sempre piu' rassegnati.
In questo contesto di
depauperamento produttivo sta andando avanti la contrattazione per il
rinnovo del contratto aziendale ma allo stesso tempo, silenziosamente,
parte anche la trattativa al ministero del Lavoro per l'ennesima cassa
integrazione straordinaria nello stabilimento di Mirafiori, a Torino,
dove tuttavia era stata annunciata la produzione della nuova Fiat 500 elettrica.
E' alquanto singolare che si
annunci il rilancio di un sito produttivo ma allo stesso tempo si porti
avanti una politica di esuberi travestiti da uscita volontaria di un
migliaio di dipendenti tra Grugliasco e Mirafiori, non senza qualche
forma di incentivo e ricorrendo a tutti gli ammortizzatori sociali
possibili per scaricare sullo Stato l'accompagnamento alla pensione di operai ormai troppo vecchi e logorati da anni di catena.
Come è possibile avviare le
trattative sul contratto di secondo livello senza investire nei posti di
lavoro? Tutto è possibile alla Fca, anche sottoscrivere dei piani
industriali che nell'arco di pochi mesi vengono prima disattesi e poi
smentiti. La trattativa sull'accordo è quindi figlia di una
contrattazione a perdere, non a caso si discute non di rilancio
produttivo ma di orari di lavoro e di welfare aziendale per barattare
aumenti salariali con ticket e servizi. Fca fa quindi da apripista per
spingere sull'acceleratore di una riforma degli stessi accordi di
secondo livello, si vuol presentare lo scambio tra benefit e salario
come una soluzione vantaggiosa perché l'azienda è disposta a qualche
contributo aggiuntivo senza mai dire che la scelta dei benefit
risulta vantaggiosa proprio per il datore di lavoro.
Sul tema dell’orario di lavoro
registriamo l'aumento della flessibilità, dallo smart working alle ferie
solidali, ore di permessi frazionati ad ore e
cercando un accordo su come recuperarli (nei momenti migliori per
l'azienda).
Senza risposta la domanda di
aumento del 10%, , nessuna garanzia occupazionale e silenzio assoluto
sul piano industriale, quello reale , del gruppo.
Se queste sono le
premesse potremo parlare di trattativa o siamo in presenza dell'ennesima
sconfitta annunciata?
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