Orari di lavoro e di apertura al pubblico più
flessibili. In nome della sicurezza, il Governo porta a casa i risultati sperati imponendo condizioni di vita e di lavoro peggiori senza avere fatto alcun investimento reale per potenziare gli appalti di pulizia ed igienizzazione, senza avere ammodernato uffici e servizi dotandoli di strumenti moderni e collegamenti con la rete efficienti. Quando leggiamo di programmare con la utenza le modalità di interlocuzione pensiamo a quanto accaduto con uffici presi di assalto senza avere facilitatori, numeri verdi efficienti con tanti dipendenti costretti a utilizzare i personali pc perchè quelli dell'Ente di appartenenza sono rimasti in ufficio. Con la ministra
Fabiana Dadone sono concorde le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, Cgs, Cida, Cisal,
Confsal, Cse, Codirp, Confedir, Cosmed, Usb (un altro passo indietro verso il consociativismo?) , Unadis, Ugl e Usae.
Ad oggi mancano i plexigas negli uffici, sono assenti i termoscanner agli ingressi, sono carenti molti dispositivi di protezione
individuale, invece di fare tesoro dell'esperienza delle ultime settimane si sceglie di ratificare un accordo al ribasso senza per altro verificare la realtà degli stanziamenti economici, la dotazione degli organici necessari.
Si dice di volere contenere la presenza negli uffici ma allo stesso tempo si impongono 4 rientri su 5 alla settimana e i servizi che, per carenza di personale, erano aperti parzialmente in agosto avranno l'orario pieno a prescindere dal numero dei dipendenti in organico e disponibile.
Anche di questo i sindacati avrebbero dovuto occuparsi cosa che hanno evitato di fare.
La realtà è ben diversa, in molti luoghi di lavoro aumentano i contagi stando anche ai dati Inail, l'adozione dei protocolli si è dimostrata del tutto insufficiente, i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza sono stati sovente svacalcati da decisioni unilaterali dei dirigenti.E le modalità di confronto auspicate nell'accordo si sono dimostrate del tutto inadeguate a far valere il punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici.
Ci sembra evidente che questo ennesimo protocollo non voglia affrontare i problemi reali ma scaricare sui lavoratori pubblici le soluzioni. E con loro a rimetterci saranno i cittadini.
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