Tra privato in sanità e affidamenti diretti delle gare negli Enti pubblici: è questo il Governo del cambiamento?

 Gli scenari sono ormai noti: deviare l'attenzione mediatica verso sterili antagonismi urlati sui social e addormentare al contempo coscienze e visioni critiche della realtà.

Se cosi' non fosse avremmo tutti gli strumenti, e le informazioni, per scomporre, pezzo dopo pezzo, i puzzle di menzogne costruiti su innumerevoli questioni.

Prendiamo ad esempio alcuni argomenti come sanità, privato e affidamenti diretti delle gare pubbliche, guardiamo alle reali condizioni in cui opereranno negli appalti tanti lavoratori e lavoratrici, rileggiamoci i mea culpa di quanti, nei primi mesi pandemici, promettevano investimenti nella sanità e istruzione pubblica o la rapida assunzione di personale nella Pa o la intensificazione delle pulizie ed igienizzazioni , tutti argomenti dei quali si è persa traccia.

Per anni è stato detto che gli affidamenti diretti delle gare, per quanto piu' celeri, nascondevano insidie legate alla illegalità e corruzione, erano gli anni nei quali si rivendicava la supremazia della libera concorrenza anche quando, ironia della sorte, un affidamento diretto con rotazione avrebbe , in presenza di bassi importi alla base delle gare, rappresentato rapide soluzioni.

Oggi scopriamo che il 93 per cento delle gare avvengono senza gara ma attenzione a non diventare i pasdran della concorrenza a senso unico. La polemica odierna scaturisce dal fatto che numerosi servizi, legati ai settori strategici come trasporti, igiene urbana, energia o acqua, vengono  affidati a società in house o parzialmente pubbliche . L'obiettivo odierno è quello di spianare la strada all'intervento di multinazionali o assecondare processi di fusione tra aziende per avere un peso concorrenziale rispetto alle aziende di altri paesi europei. Per anni alcuni dei fautori del referendum sull'acqua pubblica hanno evitato di affrontare il nodo delle aziende con capitale pubblico ma gestite alla stregua del privato, gli insufficienti investimenti per ammodernare le reti idriche. Al contempo, in nome della lotta al cosiddetto degrado urbano, tante città italiane hanno eliminato le fontanelle pubbliche per cui il bene da comune è diventato una rarità sempre meno accessibile.

La Corte dei Conti ha studiato recentemente gli affidamenti diretti e l'affidamento a società in house  dimenticando che in quelle società affidatarie hanno fatto transitare tanti capitali e dipendenti un tempo pubblici salvo poi esternalizzare a terzi una buona parte dei servizi.

Una babele di appalti e subappalti con difformi e sperequative condizioni lavorative, contrattuali e salariali, il Governo non si occupa del lavoro ma solo della libera concorrenza perchè la eventuale vendita di queste società determinerebbe la circolazione di enormi capitali.

Il sistema delle società pubbliche, spesso in house, che affidano a loro volta appalti al ribasso, è stato costruito negli anni liberisti in nome della priorità del mercato, oggi si guarda invece alla libera concorrenza per distruggere quel poco di pubblico rimasto.

E lo si fa inveendo contro gli affidamenti diretti salvo poi scoprire che questi affidamenti diretti sono stati favoriti proprio negli ultimissimi anni innalzando la soglia economica entro la quale non è necessario bandire una gara. E in futuro potremmo altresi' scoprire che proprio in epoca pandemica sono stati proprio  gli affidamenti  diretti senza gara ad avere avuto ampi spazi in nome della ripartenza economica.

Atteggiamenti contraddittori, quelli padronali, che da una parte chiedono affidamenti diretti e gare con procedure ultra semplificate e dall'altra invece invocano processi di smantellamento delle società in house oggi esistenti costringendo magari gli Enti locali a stravolgerne gli assetti, le finalità per le quali sono state costruite abbattendo tutele e clausole sociali e lo stesso, per quanto inadeguato sia, controllo pubblico (o quanto oggi ne resta)

E siamo certi che nei prossimi mesi torneranno ad invocare le regole europee come accaduto con le liberalizzazioni nel trasporto aereo che proprio in queste settimane stanno falcidiando i posti di lavoro.

Una società in house affidataria di servizi deve certificare l'economicità della gestione, è questo il dogma liberista che ha spinto verso il basso le retribuzioni ampliando appalti e subappalti.

L'ottimale impiego delle risorse pubbliche , invocato anche dalla Corte dei Conti, dopo un anno e mezzo di pandemia puo' essere rivendicato come tale? E forse l'ottimale impiego delle risorse pubbliche significa avere aziende quotate in borsa o servizi efficienti e a basso costo con una forza lavoro retribuita con dignità? 

In fondo sono le stesse domande di 20 anni fa, le risposte di allora oggi dovrebbero essere invece bandite alla luce di 130 mila morti per Covid , al contrario si continua a ragionare nell'ottica di mercato e del neo liberismo.

L'obiettivo di oggi è piegare non solo le società in house ma l'intera Pubblica amministrazione alle logiche di mercato, di questo sono forse consapevoli lavoratori e sindacati?

Veniamo al secondo argomento ossia alla presenza del privato in sanità. Ci pare evidente che quando i sindacati sono parte interessata nello sviluppo di sanità e previdenza integrative non siano nelle condizioni di rivendicare il potenziamento dei servizi pubblici. 

Lo abbiamo detto in tante occasioni, se vuoi difendere sanità e istruzioni pubbliche non puoi al contempo sottoscrivere accordi sul welfare aziendale, se vuoi difendere la previdenza pubblica occorre rivedere il sistema contributivo che condanna gli assegni pensionistici a perdite vistose del potere di acquisto.

Se passa la logica che siano le compagnie assicuratrici, e in tal senso si sta muovendo il Governo, a dovere rimborsare le prestazioni sanitarie, passerà la logica della equivalenza tra pubblico e privato, ragione per cui non sarà economico potenziare la medicina di base, preventiva e in generale la sanità pubblica. Si sta facendo strada un modello tipicamente anglosassone che proprio nella lotta alla pandemia ha palesato innumerevoli limiti e lacune, chi pensava allora che il Covid avrebbe aperto gli occhi ai Governanti si sbagliava.

La competizione in ambito sanitario non ha portato alcun beneficio alla salute pubblica, depotenziandola anche le misure di contrasto alla pandemia si sono presto rilevate insufficienti.

Da qui scaturiscono alcuni progetti Governativi che vanno dalla revisione del sistema di accreditamento alle norme sui farmaci per favorire la concorrenza, tutti progetti lungamente cullati dai neoliberisti nostrani e puntualmente ripresi dal Governo dei Migliori.


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