Cultura e sociale: il lavoro gratuito non è lavoro. Il caso pisano
Il lavoro non è gratuito e va pagato, se viene meno questo principio ci sarà lo schiavitu'.
Forse sembreranno eccessivi questi giudizi ma
quanto sta accadendo in numerose città italiane, tra le quali Pisa, è
l'esempio calzante della delegittimazione salariale e lavorativa in
molti ambiti, dal sociale alla cultura.
Negando ogni corretta retribuzione avviene la stessa delegittimazione del lavoro sostituendolo con il volontariato.
Si fa strada l'idea che per organizzare
eventi culturali e per le attività sociali non ci sia bisogno di una
forza lavoro formata e contrattualizzata sostituendola invece con la
figura del volontario e con il ricorso all'associazionismo.
Nei mesi pandemici i primi luoghi a chiudere
sono stati cinema, musei e teatri, non sempre ci sono stati gli
ammortizzatori sociali per garantire reddito a tutta la forza lavoro
impiegata.
Si è affermata cosi' l'idea che sociale e
cultura rappresentino un costo e la ripartenza delle attività possa
avvenire solo contraendo i costi e puntando sul volontariato.
Una idea vecchia e perdente che ha visto
sostituire attori e tecnici professionisti con volontari in innumerevoli attività
culturali programmi o riprese Tv, personale formato nel corso degli anni viene escluso solo
perchè contrattualizzarlo costituirebbe un costo economico.
Innumrevoli attività si pensano realizzabili
con personale volontario o ricorrendo ad associazioni che sottopagano i
loro dipendenti perchè tali sono anche se non riconosciuti come tali.
Alcune delle ultime attività teatrali a Pisa,
parliamo del Teatro dell'opera, nascono solo dall'idea del risparmio,
dalla contrazione dei costi della forza lavoro, dall'utilizzo di
volontari, dalla negazione dei ruoli contrattuali confusi ad arte.
Ci sembra evidente che la intera operazione, avallata dalle amministrazioni locali, si basi sul disconoscimento delle professionalità acquisite e, con la scusa di abbattere i costi, si nega ogni riconoscimento alle professionalità pensando un domani di rimpiazzarle con manodopera volontaria.
Accade nella cultura ma anche
nel sociale, la negazione del lavoro il suo stesso disconoscimento
contrattuale partono dall'idea che la cultura e il sociale possano basarsi
sul volontariato e sui rimborsi spese. una autentica follia che spiana
la strada alla delegittimazione delle professionalità e al ricatto dei lavoratori e delle lavoratrici.
Cub Pisa
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