Piao o non Piao: la gestione del personale nella Pa torni ad essere materia di contrattazione sindacale

Il Piao è stato rinviato a fine Giugno e oggi si capisce come il fabbisogno di personale nella Pa dipenda dai nuovi profili professionali dei quali ogni Ente dovrà tenere conto prima di redigere il piano delle assunzioni.

Avevamo ragioni da vendere nel sostenere che la contrattazione collettiva avrebbe taciuto sulla parte economica (gli aumenti non consentiranno reale recupero del potere di acquisto salariale, non sappiamo se saranno finanziati gli aumenti necessari per tutti gli istituti contrattuali) accettando di fatto una revisione dei profili ad oggi assai nebulosa.  

Tutto da capire infatti cosa si intenda per ampliamento di conoscenze, competenze, capacità e attitudini del personale da assumere con i prossimi piani di fabbisogno anche per soddisfare le esigenze della  transizione digitale ed ecologica della Pa. Ma cosa intendiamo per transizione ecologica e quali saranno i compiti della Pubblica amministrazione? 

Il nostro timore è già stato motivato ossia la subalternità della Pa alle imprese e una lenta trasformazione del pubblico in subordine ad esigenze fino ad oggi estranee al settore pubblico. 

Ci sembra che il quadro sia alquanto confuso, le amministrazioni pubbliche devono adottare il piano triennale dei fabbisogni di personale, in linea per altro con il piano pluriennale delle attività e della performance e in base alle linee di indirizzo. Fin qui nulla di nuovo, se parliamo di un Ente locale possiamo pensare al solito piano triennale con revisione annuale, stanziamenti economici per le assunzioni  e da qui le facoltà assunzionali possibili con il parere finale dell'Organo dei revisori.

La novità è rappresentata dall'inserimento del piano dei fabbisogni dentro il ciclo della performance che nel corso degli anni ha palesato innumerevoli criticità e limiti , utile soprattutto a dividere la forza lavoro mettendo le mani nelle loro tasche anche in base alle valutazioni dirigenziali. Il Ministro dovrebbe spiegarci come sia possibile ottimizzare l'impiego delle risorse pubbliche disponibili secondo i soliti principi di efficienza, economicità e qualità dei servizi ai cittadini, principi sovente astratti. Dietro alla formulazione tecnica delle regole si cela un disegno strategico di riordino della Pa sul quale il Ministro non gioca a carte scoperte come sarebbe utile e necessario.

Se pensiamo all'ottimale distribuzione delle risorse umane, dovremmo ricordare che  la materia non è, da anni, oggetto di confronto e di contrattazione, sono i dirigenti a decidere dove collocare il personale senza alcuna effettiva verifica delle dotazioni organiche, dei posti mancanti.  Avere sottratto innumerevoli materie alla contrattazione non ha reso solo debole il potere delle Rsu ma ha costruito una Pa lontana dai fabbisogni dei cittadini e dello stesso personale. Se vengono assegnate tot unità ad una direzione è anche possibile che queste unità saranno assegnate dai dirigenti in maniera discrezionale magari perchè  gli stessi devono rispondere ad esigenze della Giunta piuttosto che guardare alle reali necessità degli uffici e dei servizi. E' proprio la natura dei fabbisogni di personale, al posto delle dotazioni organiche, ad avere dato una discrezionalità eccessiva in materia di distribuzione di personale, se poi pensiamo all'assenza di potere contrattuale si capisce bene quanto il problema sia irrisolvibile.

Sulla programmazione del fabbisogno di personale  si dovrà tenere conto delle novità in materia di Piao. e cosi' il piano dei fabbisogni di personale confluirà nel nuovo strumento di programmazione, insomma cambiamenti che non prenderanno in esame la necessità di una verifica dell'effettiva collocazione del personale neo assunto, verifica possibile solo con un confronto e con la contrattazione sindacale. Nel frattempo il Piao è prorogato al 30 giugno e i contratti siglati nella Pa fino ad oggi non restituiscono potere contrattuale. E' questo il vero problema

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