Franco Serantini

 


Sono trascorsi decenni dalla uccisione di Franco Serantini, è mutato il contesto politico e storico ma ancora oggi siamo davanti a fenomeni repressivi che anno dopo anno diventano sempre più cruenti, invisibili e non.

La società della sorveglianza, il carcere per reati di lieve entità, il sovraffollamento, le proteste negli istituti di pena e nei centri per migranti considerati atti di insubordinazione da punire con anni di detenzione , le inchieste contro attivisti sociali e ambientalisti, l'aumento esponenziale dei denunciati e condannati per reati di piazza ma anche episodi repressivi con cariche ai manifestanti, utilizzo di idranti e lacrimogeni.

Da anni nella città di Pisa l'anniversario della Morte di Serantini non è occasione di confronto e di proteste, un tempo si teneva in città un corteo con ampia partecipazione popolare, i decenni trascorsi hanno affievolito il ricordo e pacificato le coscienze. Costruire memoria storica significa collegare i fatti di oltre 50 anni anni or sono ai nostri giorni, attualizzare la critica al panpenalismo (secondo cui qualsiasi tipologia di reato assume sempre importanza e risalto dal punto vista penale), ai fenomeni repressivi e di criminalizzazione delle istanze sociali per sostenere invece con forza le nostre rivendicazioni

 Scrive l'Osservatorio Repressione.

 L’esaltazione delle qualità salvifiche del potere giudiziario ha fatto tabula rasa di ogni critica dei poteri. Il rilancio dell’azione politica alternativa e della critica sociale non può che passare per il rifiuto totale di ogni subalternità verso concezioni penali della politica, unico modo per liberare la società dagli effetti stupefacenti dell’oppio giudiziario

Ci sembra un buon incipit per aprire sane discussioni, senza banalizzare le problematiche o relegare Serantini alla memorialistica.


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