Convocata una assemblea aperta sulle occupazioni nelle scuole

 Siamo due insegnanti di due istituti superiori della nostra provincia che, nei giorni scorsi, sono stati teatro di devastazione e distruzione. Con un senso profondo di fallimento educativo, sociale e politico, abbiamo deciso di rivolgerci alla comunità tutta per riflettere insieme su quanto accaduto.



 Ciò a cui abbiamo assistito non può essere liquidato come una serie di episodi isolati di vandalismo, ma ci interroga come educatori, cittadini e come comunità.

Le occupazioni scolastiche sono senz’altro nate come l'espressione consapevole e lucida di un disagio profondo verso le derive neoliberiste di una società che appare sempre meno inclusiva, meno attenta ai bisogni dei giovani, meno capace di offrire risposte culturali e politiche a chi non si riconosce nel presente. D'altro canto è vero che, ad eccezione di una minoranza di scuole, queste occupazioni si sono ben presto trasformate, prendendo a prestito le parole del preside del Da Vinci Fascetti, prof. Federico Betti, in una sua lettera pubblica, “già dopo poche ore, in un’occasione persa”. 

Sono state infatti strumentalizzate e sono sfociate in atti di vandalismo privi di qualsiasi connotazione politica o ideologica, ma caratterizzati da una furia cieca che ha portato distruzione e violenza. Raid notturni, scritte fasciste, scritte sessiste e abiliste, distruzione del bene pubblico: tutto questo è accaduto. Richiamarsi ad un nemico esterno, magari macedone, rom, zingaro, come si vocifera, oppure a qualche infiltrato con intenti provocatori, non fa altro che contribuire a fuorviare il dibattito.

Da un lato la destra sembra quasi compiacersi di quanto avvenuto, sfruttando l'occasione per additare la sinistra come responsabile unica di tutto ciò per avere supportato le motivazioni delle occupazioni. Dall’altro la sinistra si sofferma unicamente sulle ragioni iniziali delle occupazioni senza addentrarsi in un’analisi più profonda. Questa narrazione, a nostro avviso, è fuorviante e non ci convince. 

Crediamo, invece, che la noia e l'ansia di distruzione diventino una risposta quasi ovvia, seppur inaccettabile, in una società che appare priva di stimoli culturali adeguati e in città sempre più attente al decoro urbano e alle fioriere piuttosto che ad organizzare eventi che possano rappresentare un punto di riferimento per i giovani. Nessuno, a livello politico, sembra essersi posto il problema del perché si sia manifestato tanto disprezzo verso la cosa pubblica e tanta rabbia.

 Il dibattito cittadino si è polarizzato: da un lato chi cerca colpevoli da sanzionare e punire, dall'altro chi giustifica questi comportamenti, senza distinguere tra chi protesta realmente per un cambiamento (seppur pochi) e chi invece è mosso esclusivamente da una voglia distruttiva.

A questo si aggiunge un altro elemento preoccupante: la tendenza a deresponsabilizzarsi di cittadini/e e famiglie. È troppo facile dire che i propri figli non erano direttamente coinvolti nei fatti, perché, restando a casa, hanno scelto il silenzio e l’inerzia invece di confrontarsi con i loro coetanei o di cercare di fermare questa deriva. In una comunità nessuno può chiamarsi fuori: tutti dobbiamo assumerci la responsabilità di rimediare e ricostruire. I vandali sono i nostri studenti e le nostre studentesse, i nostri figli e le nostre figlie, i nostri concittadini e le nostre concittadine.

Come insegnanti, ci sentiamo interpellati/e non solo nel condannare ciò che è accaduto, ma nel comprendere le cause profonde di questo disagio. Il nostro compito non è solo quello di insegnare, ma di ascoltare, di creare spazi di dialogo e confronto, di offrire strumenti per costruire un senso di appartenenza e di responsabilità verso il bene comune.

 Se non si costruisce una rete solida di sostegno ai nostri giovani, una rete che parta dalle famiglie, dalle scuole, dalle istituzioni e arrivi a coinvolgere ogni singolo cittadino, non ne usciamo. Non possiamo permettere che il disagio si trasformi in rabbia distruttiva. Questa lettera non vuole essere un atto di accusa, ma un invito alla riflessione e all'azione comune. I giovani sono il nostro futuro, e il futuro si costruisce con dialogo, responsabilità e partecipazione.


Vorremmo parlare di tutto questo, in un’assemblea pubblica, tutti e tutte insieme, da cittadini e cittadine. Per questo invitiamo docenti, personale ATA, genitori, studenti e studentesse a un’assemblea pubblica, che è convocata nei locali dell’Auditorium dell’istituto Santoni, in largo Marchesi 12, per martedì 21 gennaio 2025 alle ore 18:00.

 

Per informazioni e condivisione di idee è possibile inviare una mail all’indirizzo: flaviana.orsetta@gmail.com

 

Orsetta Innocenti (I.I.S. “Santoni”, Pisa) Flaviana Sortino (I.I.S.S. “Pesenti”, Cascina, Pi)

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