Pensioni: tanto strillarono per poi trovar l'accordo?

 Nei prossimi giorni si terrà l'incontro tra Governo Draghi e Cgil  Cisl Uil, staremo a vedere gli esiti di un confronto che già in partenza esclude argomenti dirimenti come il sistema di calcolo delle pensione e l'ammontare effettivo dell'assegno previdenziale.

Età della pensione, sistema di calcolo e ammontare dell'assegno dovrebbero andare di pari passo in una riforma del sistema previdenziale capace di ridurre la vita lavorativa salvaguardando, una volta in pensione, il potere di acquisto delle pensioni.

Da alcuni anni sosteniamo che i pensionati di domani, grazie al contributivo, avranno assegni talmente bassi da costringere lo Stato ad intervenire con misure di sostegno al reddito. Con una pensione pari al 60% dell'ultimo stipendio quale sarà la vecchiaia?

Andando in pensione a quasi 70 anni  per altro si rinvia il tragico momento dei conti, dopo decenni di sacrifici e lavori faticosi la nostra vecchiaia sarà ben diversa da quella dei nostri padri che ancora oggi aiutano i figli, saremo noi ad essere aiutati visto l'importo dell'assegno previdenziale.

Per quale motivo questi argomenti non vengono trattati ai tavoli sindacali?

La risposta è semplice e si chiama previdenza integrativa, fondi integrativi all'interno dei contratti nazionali cogestiti da aziende e sindacati firmatari di contratto, un colossale business che poi è funzionale all'affossamento progressivo della previdenza pubblica.

Si continua a vivere nella illusione che i soldi mancanti ai pensionati di domani arriveranno dalla seconda gamba previdenziale dimenticando che quei soldi sono frutto dei contributi versati da noi stessi magari rinunciando al Tfr.

Ma veniamo agli scenari attuali  sulle pensioni...

Il Governo parla della disponibilità di  650 milioni  di euro nel 2022 introduicendo la Quota 102,  l'Ape e Opzione donna. Fatti due conti le pensioni anticipate sono meno di 17 mila e con la decurtazione dell'assegno previdenziale, per uscire dal lavoro poi serviranno 64 anni di età e 38 di contributi, un anticipo non certo eclatante per chi avrebbe 3 anni per raggiungere il massimo dei contributi.

Secondo il Governo con Ape e opzione donna uscirebbero prima dal lavoro circa 50 mila lavoratori\trici nell'anno 2022 e su questa proposta avverrà il confronto sindacale. E il sistema di calcolo? Non pervenuto? E la Riforma Fornero? Sempre in vigore, anzi autentico faro per contenere la spesa previdenziale come richiesto dall'UE.

Poi calcolando tutta la vita lavorativa con il sistema contributivo ci saranno decurtazioni per quanti anticiperanno le pensioni, si va dal 6/7 per cento per la forza lavoro pubblica a circa il 13% per gli autonomi, fatti due conti chi andrà in pensione nel 2022 dovrebbe avere, stando a Il Sole 24 ore, 1100 euro se proveniente dal settore privato, poco piu' di 1200 euro se dal pubblico e circa 800 euro (al di sotto della soglia di povertà relativa) per gli autonomi.

Ci pare evidente che se queste saranno le condizioni per un accordo, l'anticipo previdenziale non sarà una opportunità ma un autentico salasso per i lavoratori e le lavoratrici.

E un eventuale accordo su queste basi sancirebbe pensioni da fame per lavoratori e lavoratrici già in età avanzata e con quasi 40 anni di contributi, quindi un danno evidente e una beffa ancor maggiore.

E dopo la quota 102 valida per un anno o al massimo due, cosa succederà? Ritorno alla Fornero e contributivo per tutti con assegni previdenziali da fame.

Se queste sono le basi della discussione è evidente che le questioni dirimenti siano escluse in partenza e con grave danno per la forza lavoro. Allo stesso tempo ci pare altrettanto evidente che molte uscite anticipate potrebbero interessare alle imprese decotte, o presunte tali, e a quante vogliono disfarsi di forza lavoro giudicata vecchia e costosa, una sorta di rottamazione forzata per far entrare nuova forza lavoro a costi irrisori.



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