Il crollo della Pubblica amministrazione

 Uno dei motivi della crisi che imperversa nel nostro paese è dato dallo smantellamento progressivo della Pubblica amministrazione e dei servizi pubblici come sanità e istruzione.



Siamo la nazione in Ue che ha la forza lavoro, nei comparti pubblici, più vecchia d'Europa, la meno formata e forse la più demotivata anche a causa di quel meccanismo deleterio rappresentato dalla performance. 

L'ideologia del merito da anni si unisce ai bassi salari e alla contrazione del potere di acquisto e di contrattazione, questa ideologia non è servita ad accrescere e migliorare i servizi pubblici. Fin qui nulla di nuovo, non staremo a ripetere che la performance non ha niente di oggettivo essendo uno strumento discrezionale utile alla occorrenza per costruire clientele, passività e impotenza nella forza lavoro, per dividere lavoratori e lavoratrici mettendoli in una assurda competizione finalizzata a percepire istituti contrattuali irrisori o semplicemente la compiacenza dirigenziale.

A conferma della crisi della Pa  l'ultimo censimento della forza lavoro, siamo ai minimi storici negli ultimi 25 anni con meno di 3 milioni di dipendenti con contratti a tempo indet. ( 2.932.529 )  ma con una percentuale crescente della forza lavoro precaria (contratti di collaborazione e soprattutto a tempo determinato che aumentano di 22 mila unità solo nell'ultimo anno) 

Quanti pensavano che il PNRR fosse strumento di crescita della Pa dovranno ricredersi perchè molti enti locali sono incapaci di rispettare i tempi e le modalità previste per la presentazione dei piani non avendo risorse umane  e strumenti adeguati e sufficienti a tale scopo.

La precarietà domina soprattutto nella scuola e nella sanità (63mila), dove terminata 'emergenza ufficiale del Covid sono ripresi i tagli alle spese correnti e a quella del personale con croniche carenze degli  organici. Il tanto decantato viene confutato dai dati del rapporto annuale FPA sul lavoro pubblico.

Molti giornali, soprattutto di centro destra parlano impropriamente di crescita degli occupati nella Pa ma non dicono che questo aumento non riguarda i contratti stabili ed è frutto di decine di migliaia di rapporti a tempo determinato tanto che se guardiamo solo agli indeterminati siamo fermi a quasi 25 anni or sono . E paradossalmente crollano i dipendenti di ruolo proprio nei Comuni che dovrebbero essere la spina dorsale del PNRR ( solo tra il 2007 e 2021  hanno perso il 28,4% dei dipendenti) ed essere in condizione di erogare servizi al cittadino dignitosi.

Urge poi ricordare che i contratti  sono scaduti a fine 2021 e il nostro paese ha una delle percentuali più basse nella Ue di dipendenti i pubblici in rapporto alla popolazione (5,5 ogni 100 abitanti, 6,1 in Germania, 7,3 in Spagna, 8,1 in Uk e 8,3 in Francia) o al totale degli occupati (il 14% italiano si confronta con il 16,9% del Regno Unito, il 17,2% della Spagna e il 19,2% della Francia). Il 36,7% dei dipendenti supera  55 anni di età e un milione andrà in pensione da qui a 10 anni e con le regole attuali che determinano la spesa di personale ci saranno presto numeri assolutamente inadeguati a gestire i servizi e le attività spianando la strada a feroci processi di privatizzazione per i quali si sta alacremente spendendo il Governo Meloni

 

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