Il saluto della Cub al Congresso Provinciale del Prc di Pisa
Il saluto al
congresso provinciale di Rifondazione Comunista dalla Cub di Pisa
Nel corso degli anni non sono mancati momenti di condivisione e di scontro con il Prc, dagli anni di sostegno al Governo di centro sinistra che ci ha visto, come sindacati di base, critici e oppositori della precarizzazione del lavoro fino alla tutela dei beni comuni e alla militarizzazione della società.
Per noi il sindacato non deve mai essere cinghia di trasmissione di organismi politici, non solo nel passato ma in tempi recenti questo legame equivoco si manifesta ovunque, anche nel sindacalismo di base
Oggi tutte le realtà comuniste sono alle prese con una crisi forse irreversibile sommersa dal vento del sovranismo di carta e dal progressivo allontanamento dalla classe di riferimento.
Ma più in generale potremmo parlare anche di estraneità di tante realtà comuniste dal mondo del lavoro.
La concertazione è morta e sepolta e oggi viene riproposta in Germania, con l’accordo tra Associazioni datoriali, Governo semaforo ormai dimessosi con nuove elezioni a febbraio, una intesa che ha limitato i danni ma non scongiurato decurtazioni salariali, tagli occupazionali e ridimensionamenti produttivi.
La concertazione nasce dalla crisi del sindacato e dal venir meno dei rapporti di forza a favore delle classi meno abbienti, dall’abbandono del conflitto tra capitale e lavoro, dal tentativo, in tempi di crisi, di trovare soluzioni pensano di limitare quei processi di ristrutturazione che storicamente comportano l’arretramento delle condizioni di vita, la perdita di potere di acquisto e un sostanziale rafforzamento del capitale.
La storia italiana degli ultimi 40 anni dimostra che
il nostro paese ha subito i contraccolpi di politiche atte a favorire le
imprese e le associazioni datoriali che hanno scaricato sulla forza lavoro
l’onere di accrescere la produttività. Ma gli studi Istat dimostrano che il
deterioramento delle condizioni di vita, l’aumento dell’età lavorativa e
l’accrescimento dei ritmi e dei tempi di lavoro non accrescono la produttività
ma solo lo sfruttamento perché si diventa produttivi se il capitale investe in
processi innovativi e formativi senza dedicarsi spasmodicamente alla divisione
degli utili tra gli azionisti e a spericolate operazioni finanziarie.
Eppure, per anni abbiamo assistito a un teatrino sindacale nella quale gli accordi di secondo livello erano pensati per accrescere la produttività in cambio di bonus e irrisorie porzioni di salario, in deroga ai contratti nazionali e con rischi oggettivi per la salute e sicurezza della forza lavoro, favorendo la sanità e la previdenza integrativa a mero discapito del Servizio Sanitario nazionale e di un assegno previdenziale tale da assicurare una vita dignitosa dopo l’uscita dal lavoro.
Davanti a noi incombe il pericolo di una nuova stagione di tagli al welfare, di privatizzazioni con lo smantellamento di quanto resta di sanità e istruzione pubblica.
L’ultima manovra di Bilancio regala soldi alle imprese sottraendoli alla lotta contro la povertà trasformatasi in crociata contro i poveri come dimostra la mancata adozione di un salario minimo e la cancellazione del Reddito di cittadinanza che spinge decine di migliaia di famiglie verso la miseria relativa o assoluta.
Vogliamo quindi focalizzare il nostro intervento su tre obiettivi che riteniamo prioritari e attorno ai quali costruire dei percorsi comuni
- La difesa del welfare e dei diritti sociali
- Un fronte ampio contro i processi di privatizzazione che vanno di pari passo alla militarizzazione dei territori
- La tutela del potere di acquisto e di contrattazione.
Crediamo possibile, anzi necessario, ragionare su
questi temi aggiornando la nostra cassetta degli attrezzi e portando nelle
realtà lavorative e sociali istanze di cambiamento radicale della società non
solo con parole d’ordine chiare e senza ammiccamenti con ipotetiche alleanze di
centro sinistra ma soprattutto attraverso pratiche conflittuali coerenti.
Cub Pisa
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