Rinnovo contrattuale nel pubblico: la piattaforma delle chiacchere di Cgil Cisl Uil

La piattaforma di cgil cisl uil per il rinnovo dei contratti pubblici,in scadenza a fine anno, anche se sono stati siglati dopo 9 anni di blocco solo nel Maggio scorso,  è figlia del compromesso politico e sociale che ha condannato il sindacato alla subalternità rispetto ai poteri forti dell'economia e della finanza. 
Sia ben chiaro che sposare la tesi della cosiddetta "quadratura dei conti pubblici" è il leit motive con cui da 40 anni si sono costruite manovre economiche lacrime e sangue, le politiche dei sacrifici con aumenti contrattuali irrisori e il potere di contrattazione piegato a colpi di decreti legislativi. O si rompe con queste logiche, oppure si va alle trattative per chiedere aumenti irrisori cedendo praticamente su tutto: meno diritti e salario, fine della democrazia nei luoghi di lavoro, privatizzazioni dei servizi e appalti al ribasso. 
Non basta dire che l'Italia deve spingere l'Unione Europea a rivedere i patti di stabilità rinunciando come sindacato a condurre una battaglia culturale e politica, a mobilitare la forza lavoro contro quei patti che hanno ridotto ai minimi termini la spesa pubblica alimentando le politiche di austerità.  E non basta neppure chiedere di rimuovere il tetto di spesa per il personale relativo all'anno 2016 se non  comprendiamo che quel tetto, al pari di tanti altri, è stato alimentato dalle innumerevoli contraddizioni dell'ultimo contratto (per dirne una se far rientrare o no gli aumenti contrattuali nel tetto di spesa, un enigma rimasto senza risposta per mesi).
L'Europa di cui parlano, con enfasi, i sindacati complici è l'Europa della Troika, del pareggio di bilancio in Costituzione e nei bilanci degli enti locali, il continente che ha aumentato l'età pensionabile e dettato linee guida in materia di lavoro per favorire la libertà di licenziamento . Le politiche della Troika non sono mai state avversate dai sindacati complici che avrebbero dovuto e potuto bloccare il paese contro il jobs act e la Riforma delle Pensioni,  mobilitare lavoratori e lavoratrici contro il blocco dei contratti per 3,2 milioni di dipendenti pubblici e contro la mancata stabilizzazione dei tanti precari senza i quali le cliniche ospedaliere o i laboratori di ricerca del Cnr e dell'università avrebbero già chiuso. 
Aria fritta, non possiamo definire in altri termini il documento di Cgil Cisl Uil, incapaci perfino di rivedere criticamente le politiche di privatizzazione degli ultimi 30 anni, le regalie di importanti industrie pubbliche svendute a soci privati, i managers pubblici o i politici fautori di queste scellerate scelte passati armi e bagagli nei consigli di amministrazione dellle società privatizzate.Proprio in questi giorni leggiamo continui e accorati appelli di sindacalisti al Governo per non procedere verso la statalizzazione o la reinternalizzazione dei servizi, eppure basterebbe legare il pubblico a politiche occupazionali (ma andrebbe ricordato soprattutto al Governo). Il sindacato si fa promotore perfino delle grandi opere , hanno perso nel tempo ogni legame con una visione della realtà conflittuale rispetto a quella padronale, immaginiamoci allora quanto grandi siano le distanze rispetto a pratiche di lotta.
Cogliamo l'astrattezza di queste tesi se pensiamo che non riescono neppure ad analizzare la ragione della riduzione da 11 a 4 dei comparti nei quali è suddivisa la pubblica amministrazione, una scelta dettata dalla volontà di abbattere i costi della forza lavoro, uniformare al ribasso i salari e procedere con mobilità coatte. Non una parola sulla necessità di investire in politiche di rlancio del servizio pubblico, non una parola contro le grandi e inutili opere che hanno devastato i territori, silenzio sugli appalti e sulla forza lavoro sottopagata che opera negli stessi, nel dimenticatoio anche la critica a quelle Leggi che nel corso degli anni hanno indebolito il lavoro pubblico riducendo il nostro potere di acquisto e di contrattazione. 
Totale subalternità alla Legge Brunetta (ma non volevano cancellarla?), alla Madia (come si puo' difendere le Province e le loro funzioni senza cancellare la Legge Del Rio o la soppressione del corpo forestale dello stato i cui risultati si sono visti nei mesi estivi con incendi che hanno distrutto migliaia di ettari di boschi). 
La messa in sicurezza dei territori è una astratta enunciazione di principio se non si è capaci di correggere le scelte errate degli ultimi anni, senza le Province e la Forestale, senza il potenziamento dei VVFF, senza fondi destinati alle bonifiche, alla sicurezza delle strade e delle montagne, senza combattere l'inquinamento dei fiumi, non ci sarà alcuna inversione di tendenza. E per raggiungere questo obiettivo bisogna da subito rimuovere i tetti di spesa imposti agli enti locali e alle Regioni, è questa la sola  e concreta opzione per cui varrebbe la pena di mobilitarci, al pari di iniziative a tutela della sanità e della istruzione pubblica (proprio in questi giorni apprendiamo di nuovi tagli alla scuola e ai fondi di istituto, all'edilizia scolastica).
Con queste premesse, la proposta sui contratti non poteva che essere debole e inadeguata, si continua a parlare del codice Ipca per stabilire la percentuale di aumento quando lo stesso ha determinato negli anni solo pochi euro al mese, costruito ad arte per contenere la spesa pubblica mortificando le legittime aspettative dei lavoratori della PA.

L'elemosina dell'elemento perequativo viene trasformata in grande conquista quando dovrebbe entrare, anche ai fini dei calcoli previdenziali, tra gli aumenti stabili della retribuzione.

 Non una parola sulla necessità di introdurre la quattordicesima mensilità al posto della performance, giusto per distribuire equamente i soldi della contrattazione decentrata non mettendo in competizione tra di loro lavoratori e lavoratrici, pronti a scannarsi per i soldi che spetterebbero loro per diritto.

 Non una parola sulla riduzione dell'orario di lavoro per favorire nuove assunzioni e il ricambio generazionale, solo parole in merito alla formazione da cui dipende anche il rilancio dei servizi pubblici, formazione alla quale andrebbero destinati molti piu' soldi di quanto accada da anni.

E infine silenzio assoluto sul decreto legge Bongiorno , si continua a perorare la causa della contrattazione di secondo livell oper ottenere facili deroghe ai contratti nazionali favorendo il business della previdenza e sanità integrativa. 

Una piattaforma deludente e figlia delle politiche complici degli ultimi anni costruita non per mobilitare i lavoratori attorno ad obiettivi concreti (aumenti dignitosi, istituti contrattuali che restituiscano diritti, pubblicizzazione di servizi, stop agli appalti al ribasso, assunzioni in numero adeguato alle reali necessità).

Se non credete a noi, potete sempre attingere direttamente dalla fonte
https://www.contrattiamodiritti.it/static/frontend/docunitario_24-10-18_definitivo.pdf

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