Lavoro pubblico e privato:per i Giudici tutti gli ordini vanno eseguiti

Quante volte abbiamo ricevuto ordini da un superiore cosi' illogici e insensati da doversi trattenere ? Sicuramente , tanto nel privato quanto nel pubblico, di esempi ne potremmo menzionare a decine, soprattutto in tempi nei quali il clima da caserma e la gerarchia producono spesso aberrazioni. E' bene sapere che un dipendente pubblico, come quello privato, non puo' rifiutarsi, di regola, di eseguire anche un ordine di servizio illegittimo. E' dei giorni scorsi una sentenza della Cassazione, la numero 9736/2018, con la quale privato e pubblico vengono equiparati negando la possibilità del dipendente di disobbedire anche di fronte a un ordine di servizio illegittimo.
Fino ad oggi di fronte a un ordine di servizio teso a morificare la nostra professionalità potevamo avanzare alcune obiezioni, oggi sappiamo che il nostro diniego potrebbe dare adito a un provvedimento disciplinare che se impugnato in Tribunale vedrebbe il lavoratore soccombere e costretto perfino al pagamento delle spese Processuali.
Credere , obbedire ed eseguire, è questo il clima, la Cassazione lancia un messaggio molto pericoloso perchè nei servizi pubblici, soprattutto da quando il mandato dei Sindaci ha la facoltà di stravolgere il nostro lavoro, è sempre più frequente ricevere ordini arbitrari, per la Corte non ci sono possibilità di dissentire, bisogna eseguire e basta anche quando si rischia un ricorso alla Corte dei Conti o un procedimento giudiziario. Forse esageriamo ma siamo certi di non essere poi' cosi' lontani dalla realtà, del resto i profili professionali hanno 20 anni fa sostituito le mansioni e ora , con il consenso dei sindacati complici, vogliono riscriverli giusto appunto per accrescere quantità e qualità della mansioni esigibili.
Una giurisprudenza  ancora controversa, anche se, con questa sentenza, la Cassazione di fatto nega la possibilità dei dipendenti pubblici di non eseguire ordini palesemente illegittimi. Ci chiediamo tuttavia se la Corte sarebbe disposta a tutelare i dipendenti da eventuali accuse derivanti proprio dall'esecuzione di quell'ordine di servizio. Una domanda dirimente che condanna i dipendenti pubblici alla cieca obbedienza e alla rassegnazione, rassegnazione alla quale noi non vogliamo cedere continuando a denunciare con forza ingiustizie e decisioni arbitrarie.

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