Speciale Nicaragua: cosa accade nella patria dei sandinisti?
La situazione in Nicaragua necessita di essere approfondita e compresa.
http://www.pisorno.it/il-presidente-del-nicaragua-annuncia-ritiro-riforma-
sicurezza-sociale-dopo-cinque-giorni-di-proteste-la-cui-repressione-ha-provocato-25-morti/
da il manifesto
Nicaragua, così esplode un «vulcano»
Intervista. Dopo
le recenti proteste contro la riforma delle pensioni soffocate nel
sangue, la scrittrice caporedattrice di «Envío» María López Vigil
racconta la metamorfosi dittatoriale di Daniel Ortega, ex icona della
sinistra
Per
la sinistra di tutto il mondo è stato a lungo un’icona, ma oggi Daniel
Ortega conserva ben poco del leader rivoluzionario di un tempo. Ci sono
ancora molti che lo difendono a spada tratta, riconducendo le proteste
che hanno travolto il Paese in seguito alla riforma del sistema
previdenziale alla controffensiva della destra in atto nell’intero
continente. Ma il numero dei suoi – agguerritissimi – critici di
sinistra, tra cui la maggior parte dei leader storici del sandinismo, è
senz’altro degno di nota. E non è certo un caso che già nel 2009, al
Forum Sociale Mondiale di Belém, i movimenti popolari non avevano voluto
invitarlo al loro storico incontro con i presidenti progressisti
latinoamericani.
A pronunciare parole durissime nei suoi confronti è anche la scrittrice María López Vigil, caporedattrice di Envío (rivista
pubblicata dall’Università Centroamericana di Managua fondata dai
gesuiti), a cui abbiamo chiesto un’opinione sulle ultime violenze in
Nicaragua.
Come
si è arrivati alle massicce proteste di questi giorni contro il
governo? È possibile che a scatenarle sia stata solo la riforma delle
pensioni?
È
da così tanto tempo che il Nicaragua non fa notizia sulla stampa
internazionale che da fuori è difficile avere un’idea di quello che
abbiamo vissuto. La riforma delle pensioni è stata solo la goccia che ha
fatto traboccare un vaso che si è andato riempiendo da molti anni.
Quello che c’è stato è una rivolta delle coscienze motivata da un
malessere che si è accumulato nel tempo. Daniel Ortega ha installato una
dittatura in Nicaragua: controlla tutte le istituzioni e ha posto
esercito e polizia al suo servizio. E ora Managua si è risvegliata.
Daniel Ortega e Rosario Murillo si sono tolti la maschera: 37 vittime
accertate, centinaia di feriti, persone che erano scomparse ritrovate
negli obitori… Ora sappiamo che ci troviamo dinanzi a una dittatura
criminale, senza alcuno scrupolo.
Sono
solo gli studenti a essere scesi in piazza o anche altri settori
popolari? Non esiste il pericolo di una manipolazione delle proteste da
parte di gruppi di destra come avvenuto in altre regioni dell’America
Latina?
Ci
sono state proteste in tutto il Paese e in ogni classe sociale. Tutto è
stato tanto inatteso quanto travolgente. I vulcani non avvisano. Non
c’è stata alcuna manipolazione. È la realtà oppressiva di questo Paese
che ha provocato l’esasperazione dei giovani in relazione a questo
modello di governo. Un mese fa Murillo ha minacciato di introdurre un
controllo sulle reti sociali, invocando l’avvio di un grande dibattito
nazionale per definire «quei temi che dobbiamo rivedere alla luce delle
situazioni attuali in cui tutti, quasi tutti siamo connessi a Internet»,
motivandolo con il fatto che «possiamo essere influenzati negativamente
dalle reti sociali». Poi, dal 3 al 13 aprile è andata a fuoco
l’importantissima Riserva della Biosfera Indio-Maíz e per tre giorni il
governo non ha fatto nulla: c’è voluta una denuncia internazionale per
indurlo a intervenire in difesa di questo tesoro dell’umanità. Infine,
il 16 aprile è stata la volta della riforma del sistema previdenziale.
Questi sono stati solo gli eventi più recenti, ma la lista degli abusi
sopportati in silenzio è assai più lunga.
Cosa può succedere adesso?
Non
lo sappiamo. La sorpresa è pari all’incertezza e il timore è forte
quanto la speranza. Nessuno si attendeva tutto questo, neppure il
governo. In ogni caso, la superbia della famiglia presidenziale è stata
colpita a morte.
Come definiresti il modello economico applicato dal governo?
Ortega
ha puntato sulla grande impresa privata. Sono gli imprenditori i suoi
alleati più solidi, nonché i suoi soci in affari in diversi campi.
Mentre ai poveri sono destinati i «programmi sociali», dalla fornitura
mensile di generi alimentari fino alla concessione di crediti senza
interesse per le micro-attività urbane. Tali programmi, è ovvio,
alleviano la povertà e risultano assai graditi ai più poveri. Ma non
risolvono la situazione. L’unica via per sradicare la povertà è un
impiego fisso con un salario dignitoso. Al contrario, in Nicaragua i
salari sono i più bassi di tutto il Centroamerica. È questa la ragione
per cui le multinazionali investono tanto nel Paese: perché la
manodopera è così a buon mercato da reggere la concorrenza dei Paesi
asiatici. È così che si spiega la presenza di zone franche coreane,
taiwanesi, statunitensi.
È rimasto qualcosa di sinistra nel governo Ortega?
Non
si può essere di sinistra se si uccide e si ruba. Sapevamo già quanto
Ortega e sua moglie fossero capaci di rubare: sono diventati milionari
grazie ai soldi del Venezuela. Ora sappiamo che sono anche in grado di
uccidere. Chi pensa che questo sia un governo di sinistra deve aprire
gli occhi.
Il progetto del grande canale interoceanico è stato aspramente contestato da ambientalisti e contadini, ma vedrà mai la luce?
Sappiamo
da tempo che non si farà mai. Ma la legge che rilascia una concessione
cinquantennale all’impresa cinese Hknd esiste e deve essere revocata
quanto prima, perché svende il Nicaragua consentendo l’espropriazione
delle terre necessarie per la costruzione dell’opera. Dal 2013 sono
stati i contadini del Movimento anti-canale a sfidare il governo in
tutto il Paese, offrendo un esempio di dignità. Oggi sono soprattutto
gli studenti.
«63 morti negli scontri» in Nicaragua. La procura indaga
Le
più grandi proteste mai registrate in Nicaragua da quando, nel 2007,
Ortega ha preso il potere non si sono fermate con la revoca della
riforma della previdenza sociale. Al centro delle contestazioni, ora,
c’è l’uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine, la
libertà di espressione negata e le accuse di corruzione rivolte al
governo. E ovviamente il lutto per il pesantissimo bilancio degli
scontri, giunto, secondo la Commissione permanente dei diritti umani, a
63 morti, 15 dispersi e almeno 160 feriti d’arma da fuoco.
E
mentre l’Associazione Nicaraguense per i diritti umani ha denunciato
Ortega, Rosario Murillo e il capo della polizia Aminta Granera per i
«crimini commessi» contro i manifestanti, la procuratrice Inés Miranda
ha annunciato l’avvio delle indagini «sulle morti di studenti, agenti di
polizia e civili», assicurando l’impegno affinché «i reati commessi non
restino nell’impunità
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