Se non ora quando?

 


Per non assuefarsi all'idea che siano una mera fatalità morti sul lavoro,  malattie professionali,  infortuni più o meno gravi bisogna rimettere al centro del nostro operato la tutela e la sicurezza, farlo senza compromessi, senza voltarsi dall'altra parte quando i datori, pubblici o privati che siano, ci dicono di non avere fondi e strumenti a disposizione o di dovere lavorare in condizioni precarie e insicure.

Da troppi anni pensiamo che la sicurezza sia un insieme di regole inutili, di protocolli astratti, un coacervo di parole e di buone pratiche lontane dalla realtà vissuta.

Anche gli rls che subiscono passivamente la filiera della sicurezza aziendale hanno finito con l'assumere atteggiamenti inadeguati a fronteggiare questa strage silenziosa di lavoratori e lavoratrici.

Uno sciopero generale, anche in barba alle norme che ne limitano l'esercizio nei servizi minimi essenziali, se vogliamo un invito alla disobbedienza civile per usare altri linguaggi, sono risposte necessarie e non più procrastinabili.

Commenti