Il faro guida della produttività e della competitività per vanificare il salario minimo e ridurre il potere di contrattazione

 La prossima Manovra di Bilancio sarà il vero banco di prova per il Governo Meloni, dovranno far tornare i conti, trovare il modo di rifinanziare quei provvedimenti pensati solo a tempo, per l'anno corrente, ma senza i quali i salari perderanno ulteriore potere di acquisto. Si dimentica poi che l'Italia è uno dei paesi dove infortuni e morti sul lavoro si attestano a cifre tra le più alte dei paesi Ue per non parlare poi delle malattie professionali in aumento. Eppure non troviamo una parola sulle soluzioni necessarie per ridurre le morti bianche.

Voci dalla Germania: La trappola dei bassi salari

Non si fa riferimento solo ai contratti nazionali della Pa scaduti e solo parzialmente compensati con una sorta di una tantum, mancano interventi strutturali a sostegno del potere di acquisto da qui ai prossimi anni.

La moderazione salariale di Mussoliniana memoria alberga anche nell'attuale centro destra, gli aumenti contrattuali (e la responsabilità ricade sui sindacati firmatari) rischiano di attestarsi attorno ad aumenti inferiori a quelli accordati in altri paesi Ue, l'Italia poi dovrebbe recuperare quanto perso negli ultimi 30 anni quando i salari sono stati in recessione.

Il Cnel e il Governo stanno studiando le modalità per aiutare il potere di acquisto senza perdere di vista il contenimento della spesa pubblica, un'impresa assai ardua che necessiterebbe di ben altri strumenti come una tassazione progressiva sui redditi e sui capitali mentre invece si va ostinatamente verso soluzioni opposte (ridurre le tasse alle imprese e in parte ai lavoratori per recuperare potere di acquisto)

Prima o poi dovremo fare i conti, a partire dall'Inps e con la previdenza di domani a livelli talmente bassi da imporre un intervento pubblico a sostegno di pensionati alla fame, con il minor gettito fiscale e allora si paleseranno inefficaci i provvedimenti temporanei come la riduzione delle tasse perchè questi interventi restano del tutto insufficienti tamponando la perdita del potere di acquisto con tagli occulti che presto si ripercuoteranno negativamente sul welfare e  sulle pensioni.

Il Governo pochi giorni fa ha rinviato la discussione sulla proposta delle opposizioni di salario minimo a 9 euro, in soccorso alla Meloni sono arrivati i parlamentari di Italia Viva anche se la maggioranza non avrebbe avuto bisogno di aiuti.

La proposta di salario minimo di 10 euro orari è stata svilita dalle opposizioni di centro sinistra che hanno presentato una proposta al ribasso che poi avrebbe effetti contenuti visto che molti ccnl si attestano poco sotto quella cifra.

E' inutile prendersela con le sigle della galassia autonoma perchè dei 957 contratti depositati al Cnel oltre il 95% è stato sottoscritto da Cgil Cisl Uil e milioni di lavoratori e lavoratrici percepiscono paghe orarie  inferiori ai 9 euro. Se il salario minimo fosse portato a 10 euro la platea della forza lavoro interessata sarebbe assai più ampia.

Oltre la metà della forza lavoro attende da almeno due anni i rinnovi contrattuali e la indennità di vacanza contrattuale è una miseria per altro da includere nei futuri aumenti ma non esiste alcuna volontà di rivedere questo strumento  da parte del Governo, dei sindacati e  dei datori.

In questo contesto il Cnel sarà decisivo con una proposta atta a mettere d'accordo sindacati rappresentativi e governo, da qui nasce la memoria presentata in Parlamento nel Luglio scorso

cnel.it/Portals/0/CNEL/Consiliatura_XI/Memorie/Memoria_CNEL_2023_07_11_XI_COMMISSIONE_LAVORO_PUBBLICO_PRIVATO.pdf?ver=2023-07-14-093249-637

Le soluzioni alla caduta del potere di acquisto sono sempre le stesse e quindi inaccettabili perchè in questi anni sono state tra le cause della perdita del potere di acquisto e delle crescenti disuguaglianze salariali

La produttività del lavoro in Italia è in calo, il nostro paese ha ben poco investito in formazione ammodernando i cicli produttivi perchè servirebbero investimenti reali che invece vengono indirizzati a ridurre le varie tassazioni.

Sempre in Italia la produttività è cresciuta in misura assai minore rispetto a paesi come Germania e Francia e la soluzione del problema è stata, e sarà, quella di focalizzare l'attenzione sulla contrattazione di secondo livello accordando aumenti salariali legati all'incremento dei ritmi e dei tempi produttivi o puntando sul welfare aziendale anche attraverso vari marchingegni che poi faranno pagare meno tasse alle imprese.

Un eventuale salario minimo sarà legato alla produttività aziendale e cosi' operando il salario diventa una costante variabile in base ai profitti di imprese, aumenteranno le disuguaglianze economiche e in qualche misura tornerà di moda la politica delle gabbie salariali.

Un ruolo dirimente sarà giocato dagli Enti bilaterali a livello di comparto, Enti che ben conosciamo in qualità di strumento atto a togliere potere contrattuale alle Rsu e alla forza lavoro.

E  poi  tanto la produttività  quanto la competitività invocate dalla Ue saranno ancora una volta il faro guida che accompagnerà l'azione del Governo verso accordi a perdere anche sulla rappresentanza sindacale e soprattutto con intese che mirano a rafforzare la contrattazione di secondo livello che conosciamo bene essere fonte di intese perdenti e penalizzanti anche su base geografica oltre a barattare incrementi stipendiali decisamente bassi in cambio di lavoro aggiuntivo.






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