Decreti legislativi sulla pelle dei lavoratori degli appalti e dei subappalti
Decreti
legislativi sulla pelle dei lavoratori degli appalti e dei subappalti
Un pacchetto di norme che acuiranno la disuguaglianza salariale e il sistema delle deroghe a favore di contratti territoriali a solo vantaggio delle associazioni datoriali
Abbiamo letto
in rete la bozza del “decreto Pnrr”, i primi commenti a caldo di alcuni
giuslavoristi [1]
e ci sembra di ravvisare fondati motivi di preoccupazione.
Dalla proroga
di contratti a tempo determinato senza mai risolvere la precarizzazione dei
rapporti di lavoro alla patente a punti
per le imprese che nei fatti trasformerà la morte di un lavoratore o infortuni
con danni permanenti in una sorta di penalizzazione fittizia delle aziende.
Fino ad oggi negli appalti e nei subappalti esisteva una giungla contrattuale
applicando Ccnl con paghe orarie inferiori e innumerevoli tutele collettive
perse per strada, in futuro potremmo avere un contratto collettivo nazionale o
territoriale maggiormente applicato nel settore e\o per l’area
geografica di riferimento.
Ora sappiamo
bene che non discernere tra contratto nazionale e territoriale rappresenti già
un problema perché a livello territoriale esistono contratti decisamente
sfavorevoli applicati con la compiacenza di alcuni sindacati.
Non pensiamo
che applicando contratti siglati dai sindacati rappresentativi troveremo la
soluzione del problema consapevoli che una buona parte degli stessi prevedono
paghe oraria di 6\7 euro. Anche sigle rappresentative si sono rese complici nello
stipulare contratti con poche tutele e paghe orarie irrisorie.
Ma non
distinguere tra contratti nazionali e territoriali lascia ai datori un
eccessivo margine di discrezionalità senza applicare una soglia minima
salariale sotto la quale non scendere.
Dopo il
dibattito acceso nei mesi scorsi al Cnel c’era da aspettarsi una iniziativa del
Governo atta a disinnescare definitivamente la minaccia del salario mimino
accordando agli accordi di secondo livello e territoriali un potere decisamente
maggiore del passato.
In Italia non
esiste una norma legislativa sul salario minimo e regole che impediscano ai
datori di scegliersi
il contratto per loro vantaggioso, nel caso dei riders si
applica il Ccnl sottoscritto da Ugl e dai datori del del food delivery
contro il quale si vanno mobilitando da mesi i lavoratori del settore. Non ci
interessa parteggiare per i contratti nazionali dei rappresentativi in antitesi
a quelli prodotti dalla “contrattazione pirata”, il problema è a monte
ossia che entrambi le tipologie contrattuali determinano salari da fame e ben
poche tutele collettive. Siamo in presenza dell’ennesimo regalo alle
associazioni datoriali mentre si presenta alla opinione pubblica un cambio di
passo in materia di salute e sicurezza, quel cambio che nei fatti non ci sarà.
Così facendo
si raggiungeranno tre obiettivi:
·
presentare il governo Meloni come l’Esecutivo che combatte la
insicurezza nei luoghi di lavoro
·
favorire l’applicazione di contratti sfavorevoli e a mera
discrezione delle associazioni datoriali
·
equiparare contratti nazionali e territoriali andando a rafforzare
la contrattazione di secondo livello e il variegato sistema delle deroghe
rispetto ai ccnl in materia di orari e produttività
Numerose e recenti sentenze dei Tribunali del Lavoro hanno sancito deroghe peggiorative e sarà sufficiente che qualche sindacato compiacente sottoscriva dei contratti territoriali per vederli applicati erga omnes, da qui è ipotizzabile il ripristino delle gabbie e salari differibili da regione a regione nell’interesse dei datori che vogliono solo contenere il costo del lavoro e di conseguenza abbassare la attenzione verso le normative in materia di salute e sicurezza
[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/26/lavoro-un-comma-del-decreto-pnrr-incentiva-i-contratti-pirata-il-giuslavorista-martino-dopo-il-salario-minimo-una-precisa-strategia/7460003/
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