Le responsabilità sindacali davanti alle stragi sul lavoro
Per quanto voi vi crediate
assolti siete lo stesso coinvolti
Le responsabilità sindacali
davanti alle stragi sul lavoro
Serve un profondo cambio di
prospettiva, l’approccio alle tematiche della salute e sicurezza sono dettate
da generico pressapochismo e incoerenza tra le enunciazioni di principio e le
azioni concrete
Sono anni che salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro vengono relegati in spazi angusti, esclusi dalle
dinamiche contrattuali, del resto perfino rivendicare esistenze dignitose e
attenzione al welfare risultano rivendicazioni massimaliste da
"armonizzare" sempre e comunque con le capacità di spesa e le
compatibilità di bilancio.
Il diritto alla salute è sul
banco degli imputati da almeno 40 anni perché inconciliabile con la centralità
della impresa e il pareggio di Bilancio in Costituzione, in aperto contrasto
con quel coacervo di affari che ruota attorno alla privatizzazione della
sanità.
Urgono interventi, il primo tra tutti la profonda
revisione di come il sindacato affronti le tematiche della salute e della
sicurezza perché in questi anni poco è stato fatto per arrestare la mattanza
nei luoghi di lavoro, l'aumento delle malattie professionali.
Noi siamo convinti che i codici etici e di
comportamento a livello aziendale siano stati strumenti anche per seminare
paura e rassegnazione, per trasformare denunce pubbliche, come nei mesi
pandemici, in violazione di obblighi ai quali ogni lavoratore deve attenersi
pena sanzioni e il licenziamento.
Strano a dirsi ma se esistono mille deroghe al
contratto nazionale su materie rilevanti come gli orari, perché non dovrebbero
esserci norme a tutela dei rappresentanti sindacali?
La risposta è scontata: veniamo da decenni nei quali
il principio guida delle relazioni industriali era quello ridurre il potere
contrattuale, per questo senza invertire la tendenza alla contrazione degli
spazi di agibilità democratica, alla riduzione stessa del potere di acquisto e
di contrattazione avrà poco senso parlare di salute e sicurezza. Vorremmo
essere ancora più espliciti. è fuorviante rivendicare la democrazia nei luoghi
di lavoro quando la stessa è costantemente minacciata, o perfino ambita, in
ogni ambito della vita sociale.
Serve operare in maniera opposta rispetto agli ultimi
20 anni, eliminare ogni legame tra codici etici e comportamentali con le
attività di denuncia in ambito sindacale assegnando agli Rls un effettivo
potere contrattuale.
Rafforzare l’impianto normativo che in questi anni
invece è stato invece indebolito per favorire datori pubblici e privati,
potenziare la medicina preventiva del lavoro.
Per noi sarebbe di vitale importanza inserire la
sicurezza sul lavoro nei programmi scolastici creando una vera e propria
cultura della sicurezza, poi bandire concorsi per aumentare gli addetti al
controllo dei cantieri, i contingenti del personale ispettivo assegnando
loro maggior potere e al contempo inasprendo le sanzioni esistenti.
Siamo tra quanti sostengono la necessita di introdurre
nel Codice penale una nuova fattispecie di reato come l’omicidio sul lavoro
fino ad Istituire un organismo nazionale per coordinare le indagini giudiziarie
sugli infortuni sul lavoro.
Ma siamo ancora più convinti che non si combattono
infortuni e morti sul lavoro con la precarietà, i bassi salari sono alimentati
da appalti e subappalti che hanno reso precario e insicuro il lavoro e la
retribuzione, hanno indebolito il potere contrattuale del sindacato e
soprattutto creato le condizioni favorevoli a lavorazioni insicure, a rischio,
con orari e carichi di lavoro insostenibili.
Il sindacato concertativo ha reso l'Rls subalterno
alla filiera aziendale, alle figure sulla sicurezza della parte datoriale,
disposto a sottoscrivere qualsiasi documento di valutazione del rischio senza
per altro avere gli strumenti indispensabili a individuarne eventuali punti
deboli Un rappresentante dei lavoratori, per svolgere il proprio ruolo,
deve avere potere contrattuale e poter confliggere con i padroni senza subire
ritorsioni, interessarsi di tutto il sito produttivo a prescindere dalla
molteplicità dei datori, diventare il punto di riferimento per la forza lavoro
a gestione diretta e per quella esternalizzata.
Serve allora un approccio radicalmente diverso dal
passato e la rottura radicale con la cultura della subalternità sancita dalla
concertazione, quella concertazione che non è servita a fermare infortuni e
morti sul lavoro.
Molti lavoratori oggi non saprebbero descrivere cosa
sia la concertazione, si sono assuefatti a idee e pratiche sindacali
arrendevoli finendo con l'assumere, sullo strumento sindacale, posizioni affini
a quelle dei padroni.
E analogo discorso vale per la sicurezza nei luoghi di
lavoro, a forza di sottoscrivere accordi sindacali per accrescere la
produttività, a forza di deroghe peggiorative ai contratti nazionali, perfino
la rivendicazione di pause e di macchinari con protezioni maggiori sembrano dei
privilegi.
È arrivato il momento di un radicale cambio di
paradigma e il sindacato non potrà sottrarsi a una profonda autocritica del suo
stesso operato, del resto se critichi appalti e subappalti con quale coraggio
vai a sottoscrivere per questi ambiti accordi e contratti nazionali
peggiorativi?
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