DOVE CI STA PORTANDO IL PNRR?
DOVE CI STA PORTANDO IL PNRR?
di Federico Giusti ed Emiliano
Gentili
I cambiamenti del Pnrr e le nuove strategie del capitale
Il Pnrr è stato cambiato perché i
contraccolpi legati al rincaro del gas e del petrolio derivanti dall’embargo
alla Russia e dalle speculazioni finanziarie sui prezzi hanno imposto
l’aggiunta di un capitolo specifico dedicato all’approvigionamento energetico e
ai processi di transizione, denominato “REPowerEU”.
Ma a scanso di equivoci siamo di fronte a fenomeni noti e con
effetti a cascata che investono:
·
la
filiera agro-alimentare;
·
il
turismo e in particolare l’insieme dei servizi ricettivi;
·
i
comparti della raffinazione e della chimica;
·
i
trasporti e la metallurgia;
·
il
comparto energetico e la manifattura fino alle costruzioni.
Le conseguenze? Aumento delle tariffe
per famiglie e imprese, aumento rilevante dei costi delle opere, in primis
di quelli delle costruzioni, con il conseguente affidamento ad appalti e
subappalti per ridurre i costi complessivi abbassando la soglia di attenzione
in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il rischio è che una buona parte dei fondi stanziati per
l’attuazione del PNRR finisca a copertura delle crescenti spese derivanti dal
rincaro delle materie prime: da qui la solita risposta delle imprese (come
quelle edili) di abbattere i costi del lavoro, anche tramite il ricorso ad appalti
e subappalti dove, non per caso, si verificano più frequentemente infortuni e
morti sul lavoro. Le ulteriori revisioni normative in materia di PA e di
appalti saranno sviluppate nell’ottica di favorire il raggiungimento degli
obiettivi Pnrr, anche se questo determinerà ripercussioni negative sulla
sicurezza della forza lavoro (anche dovute alla riorganizzazione della macchina
amministrativa pubblica)
La dinamica dei rincari generalizzati
delle materie prime energetiche ha determinato la crescita esponenziale dei
costi delle forniture e continui ritardi nell’avanzamento delle gare d’appalto
e nell’aggiudicazione delle opere del Piano, dando vita ad una canea mediatica
contro le presunte inefficienze della PA (che si trova peraltro con organici e
strumenti carenti, dopo 9 anni di blocco delle assunzioni).
I dati del Governo attestano l’aumento del costo di
costruzione delle infrastrutture sanitarie di almeno il 30%, nonostante quelle
preesistenti si trovino già da tempo in condizioni assai critiche e bisognose
di interventi statali pianificati e organici, anziché “a pioggia” tramite gli
incentivi e gli sgravi fiscali istituiti coi fondi del Pnrr.
Infine, il REPowerEU è stato lo
strumento per rimodulare gli obiettivi del vecchio Pnrr, spostando parte dei
fondi a coprire spese aggiuntive ma anche per coprire la partecipazione attiva
della Ue agli embarghi e alla guerra in corso in Ucraina e in Palestina visto
che l’aumento esponenziale dei prezzi dei carburanti, con tutte le
ripercussioni sull’economia europea, sono da considerarsi conseguenze dirette
del sostengo attivo alle politiche Usa e Nato. Una sufficiente quota di
indipendenza energetica diventa essenziale se si partecipa alla competizione
“geopolitica” e, d’altro canto, le tecnologie green favoriscono gli
investimenti, sia a livello di innovazione tecnologica che di riconversione
industriale. A nostro parere è da qui che nasce l’obiettivo climatico, c.d. ‘green
tagging’, che acquista sempre maggiore peso in termini economici.
La revisione del RePowerEU ha anche
il significato di una revisione e razionalizzazione degli incentivi nazionali
alle imprese. Come per la vecchia versione del Piano, si tratta di comprendere
chi beneficerà di questi incentivi e quali settori e progetti resteranno invece
esclusi, perché ritenuti “non strategici” (ad esempio gli interventi preventivi
contro l’erosione dei territori e il contenimento di frane e alluvioni o la
valorizzazione dei beni confiscati alle Mafie).
I prestiti e i finanziamenti richiesti dai paesi Ue sono nel
frattempo cresciuti e molti paesi hanno raggiunto i livelli massimi previsti
rispetto a quanto avevano pattuito meno di due anni prima
Citiamo testualmente dalla Relazione semestrale sul Pnrr,
diffusa recentemente dal Governo italiano:
La Commissione europea,
qualora ritenga che vi sia stato un reversal, ossia che non sia più possibile
ritenere conseguito in modo soddisfacente una milestone o un target
precedentemente oggetto di valutazione positiva, è tenuta a informarne in modo
motivato lo Stato membro. Entro un mese dal ricevimento delle valutazioni della
Commissione europea, lo Stato membro può presentare le proprie osservazioni. Se
le osservazioni dello Stato membro interessato non sono ritenute sufficienti a
modificare la valutazione preliminare negativa, la Commissione adotterà una
decisione di sospensione e, in conformità con l’articolo 24(6), secondo
paragrafo, del regolamento (UE) 2021/241, nel caso in cui lo Stato membro non
risolva il reversal entro un termine di sei mesi dalla sospensione, procederà a
una decurtazione finanziaria, in conformità con l’articolo 24(8) dello stesso
regolamento (UE) 2021/241, pari all’importo attribuibile alla milestone o
target interessato.
La parte del leone la fanno
il rafforzamento delle
reti di trasmissione e distribuzione di energia, comprese quelle relative al
gas; l’accelerazione della produzione di energia rinnovabile; la riduzione
della domanda di energia, incluso attraverso l’aumento dell’efficienza
energetica; la creazione di competenze per la transizione verde nel mercato del
lavoro e nella pubblica amministrazione; la promozione delle catene del valore
delle energie rinnovabili e dell’idrogeno attraverso misure che facilitino
l’accesso al credito e crediti d’imposta [dalla Relazione governativa
sopra menzionata].
Tra i nuovi progetti da sviluppare troviamo i nuovi fondi
destinati a “Tecnologia satellitare ed economia spaziale”, che investiranno
anche le evidenti connessioni tra industria civile e militare. E non è casuale
che la ridefinizione del Pnrr avvenga mentre gli aiuti militari a Kiev saranno
ulteriormente rafforzati con l’uso di fondi europei esclusi dai tetti previsti
per la valutazione del deficit pubblico nazionale[1].
Il NextGenerationEU prevede prestiti e sovvenzioni e l’Italia
è il paese che più ha beneficiato del programma. Per questa ragione il Governo
Meloni è in prima fila nel sostegno alla guerra ed è favorevole a un crescente
utilizzo delle risorse economiche a tale fine.
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