Stop al genocidio a Gaza
Stop al genocidio a Gaza. La
militanza pacifista dal dopoguerra ad oggi, in una continuità di impegno
antimilitarista
di Laura Tussi
Stop al genocidio a Gaza. L'impegno pacifista dal
dopoguerra all'attualità
Da Pisa a Napoli e in molte città italiane e a
livello mondiale sono ingenti le manifestazioni di giovani, di studenti e della
società civile per chiedere la fine del genocidio a Gaza. Questi eventi di
protesta hanno visto la brutale repressione della polizia in assetto
antisommossa.
La brutale repressione dei comparti della polizia come
ai tempi di Genova 2001
Dal 1945 a livello internazionale varie sono state le fasi della mobilitazione dei movimenti pacifisti di
massa contro l’atomica e i rischi della guerra nucleare; contro la guerra
in Vietnam; contro i nuovi missili nucleari dell’est e dell’ovest; contro la
prima guerra del Golfo; contro la guerra infinita del dopo 11 settembre 2001.
Questi ultimi eventi già previsti dal movimento No Global.
I movimenti pacifisti
e nonviolenti sempre più attuali
Così i movimenti pacifisti diventano lievito di speranza e si intrecciano
con altre realtà, associazioni e con altri movimenti: per i diritti civili, per
l’emancipazione della donna, per i diritti umani e per l’autodeterminazione dei
popoli, contro il nucleare civile e militare e per la difesa dell’ambiente.
Le proteste
antimilitariste soprattutto contro l'autoritarismo e l'incremento delle spese
militari
Motivo centrale delle proteste antimilitariste è l'uso repressivo dei
militari durante gli scioperi e le manifestazioni di protesta per la pace. Come
recentemente accaduto durante le manifestazioni pacifiche di studenti in molte
città che chiedono la fine del genocidio a Gaza.
I temi dell'antimilitarismo: le spese militari,
l’autoritarismo nelle caserme, l’impiego delle truppe per reprimere le
manifestazioni popolari. Le spese militari anche nel 1906, come nella nostra
attualità, erano in continuo incremento e la prima deliberazione specifica
contro di esse risale al congresso convocato a Milano a fine ottocento.
Motivo centrale delle proteste antimilitariste è l’uso
repressivo dei militari durante gli scioperi e gli eccidi dei lavoratori
L’antimilitarismo è stato l' idea
forte delle classi subalterne.
Molto diffuso in Francia soprattutto a inizio del Novecento. Un antimilitarismo soprattutto spontaneo che aveva radici
nel ruolo che all’esercito era stato assegnato dopo l’unità d'Italia e nei
segni che seminava tra le masse popolari e contadine.
L'esercito era strumento per garantire la difesa dell’ordine politico e
sociale costituito, con la durezza del manu militari, quando anche
le menti più illuminate del tempo, seppur minoritarie, chiedevano riforme e
ancora riforme soprattutto per la risoluzione della questione sociale.
Un esercito visto e vissuto come il volto repressivo
dello stato che aveva sfidato con violenza inaudita la rivolta del brigantaggio
Un esercito che chiedeva i figli per la leva, che aveva represso senza
pietà i moti del gennaio 1869 soprattutto in Toscana ed Emilia contro la tassa
sul macinato voluta da Quintino Sella, che duramente aveva represso le proteste
popolari, i movimenti siciliani, i moti in Lunigiana, che prendeva a cannonate la folla che
chiedeva il pane.
Bava Beccaris a Milano provocò una ritorsione con
oltre cento morti
Lungo è elenco degli eccidi contro le manifestazioni
popolari, ancora nel Novecento e la denuncia dell’uso antiproletario degli eserciti
in Italia risale a Garibaldi e ai primi anni post unitari.
Giorgio Rochat nella sua breve storia dell’esercito italiano parla di tre
filoni fondamentali dell’antimilitarismo: l’antimilitarismo patriottico della
sinistra democratica con garibaldini, mazziniani, repubblicani, democratici e
anche liberali angosciati dall’aumento delle spese militari; l’antimilitarismo
istintivo delle masse popolari; l’antimilitarismo del movimento operaio.
I temi e le
rivendicazioni dell'antimilitarismo tra i secoli
Tra i suoi temi: le spese militari, l’autoritarismo
nelle caserme, l’impiego delle truppe per reprimere le manifestazioni popolari. Le spese militari nel 1906 erano in
continuo incremento e la prima deliberazione specifica contro di esse risale al congresso
convocato a Milano nel 1891 dove esponenti di tutte le correnti dai socialisti
agli anarchici ai radicali e repubblicani individuano nel militarismo lo
strumento per la difesa e conservazione delle classi e delle istituzioni più
privilegiate e l’ostacolo principale e cinico al libero e logico svolgimento
dell’umano progresso.
Molto più modesto fu l’antimilitarismo non violento di ispirazione
cristiana, che rimase circoscritto.
All’inizio del Novecento si formarono numerosi circoli
giovanili socialisti con composizioni decisamente antimilitariste
Al congresso di Firenze del 1903 il movimento si organizza in federazione
nazionale e sono promossi in tutta
Italia comizi e manifestazioni contro il militarismo fratricida.
Motivo centrale delle proteste e della propaganda antimilitarista è l’uso
repressivo dei militari durante gli scioperi e gli eccidi dei lavoratori.
Per lungo tempo il controllo di scioperi,
manifestazioni e cortei operai e popolari è stato compito dell’esercito, dei
reparti di fanteria e cavalleria
Nel 1906 i socialisti presentano un progetto di legge, mai approvato, per
regolare l’uso delle armi da parte della forza pubblica e nel 1904 si
tiene il congresso
internazionale degli antimilitaristi ad Amsterdam dove si
confrontano in particolare le tendenze antimilitariste, evangeliche,
anarchiche, tolstojane. A inizio novecento, varie manifestazioni
antimilitariste hanno luogo anche a Torino e in altri centri d’Italia.
L'evoluzione del pacifismo. I movimenti pacifisti degli ultimi secoli
I movimenti pacifisti sono diventati lievito di
speranza e la loro attività si è intrecciata con altri movimenti: per i diritti
civili, per l’emancipazione della donna, per i diritti umani, per
l’autodeterminazione dei popoli e per la difesa dell’ambiente.
I movimenti pacifisti: origini e sviluppi
Il pacifismo come corrente di
idee e movimento finalizzato a prevenire e contrastare la guerra è nato nel
corso dell’Ottocento.
La questione della pace e della guerra fino all’Ottocento è stata esclusiva
prerogativa dei capi di Stato, monarchi più o meno assoluti.
È nell’Ottocento che privati cittadini si cominciano ad associare per
provare a dire la loro sulla questione Pace.
Non più tema esclusivo per letterati, filosofi, autori che hanno scritto
contro la guerra e i suoi errori e orrori, invocando la pace, pure
presenti in ogni tempo.
Il grande contributo dei quaccheri e della borghesia
illuminata
Quelle che si possono definire le prime associazioni pacifiste sorsero promosse
dai quaccheri a New York, Filadelfia, Boston, nell'ottocento.
Il pacifismo dei quaccheri si ispirava a George Fox che nel 1651 aveva
rifiutato un incarico militare e il suo diniego passò alla storia.
Le Società per la pace che nascono dagli ambienti
della borghesia illuminata
Nasce quindi negli Stati Uniti la Società della pace di
New York cui seguì nel 1816 in Inghilterra la Società per la promozione
della pace permanente e universale, costituita perlopiù da gruppi
provenienti dalla borghesia liberale e intellettuale.
Negli Stati Uniti il movimento elaborò varie proposte tra cui un collegio
arbitrale sul modello del diritto privato per risolvere le controversie
internazionali cioè con l’arbitrato, una metodologia alternativa e un sistema
di risoluzione delle controversie.
Congressi
internazionali nonviolenti che rivendicano in
primis le istanze e gli ideali della pace
Nell’Europa continentale la prima associazione pacifista è considerata
la Società della pace nel 1830 con alla base non solo
motivazioni religiose, ma anche politiche ed economiche nella sua opposizione alla guerra.
Diversi congressi si tennero negli anni successivi: a Londra, a Bruxelles,
Parigi, Francoforte.
Quello di Parigi, Il Congresso degli amici della Pace, è considerato
il primo congresso internazionale del pacifismo. All’ordine del giorno
l’arbitrato, il disarmo, il congresso delle nazioni, circa 600 i partecipanti,
celebre il discorso di Victor Hugo “verrà un giorno...” per una unione
dell’Europa, appello per l’educazione alla pace.
La nascita delle Leghe per la pace con orientamenti
radicali e importante partecipazione femminile
A Parigi nasce la Lega internazionale permanente della pace da
gruppi liberali e borghesi che sostenevano la pace quale interesse nazionale
per favorire i commerci tra i popoli. A Ginevra invece si tiene il congresso
costitutivo della Lega internazionale della pace e della libertà con
orientamento più radicale e con significativa presenza femminile: i fondatori
sono radicali, democratici, anarchici, liberali, socialisti.
Le molteplici e
sostanziali rivendicazioni pacifiste dal diritto al lavoro all'istruzione
Notevole la risonanza: diecimila i partecipanti, presidenza di Giuseppe
Garibaldi, presenza di Victor Hugo e Bakunin.
Il programma prevedeva la creazione degli Stati Uniti d’Europa,
l’eliminazione degli eserciti permanenti da sostituire con le milizie popolari,
il diritto al lavoro e all’istruzione, l’autodeterminazione dei popoli. È il
filone democratico e radicale del pacifismo di quei tempi e in seguito si farà
strada il pacifismo operaio e socialista.
Il termine delle Leghe che contrastavano la guerra
Le due Leghe per la pace terminano la loro esistenza con la guerra
franco-prussiana del 1870, dopo aver svolto comunque un ruolo non inutile
nell’Europa del tempo: voci dissonanti e di speranza nell’Europa del
colonialismo e dell’imperialismo, che parlava di pace e invece, al contrario,
preparava la guerra.
La sostanziale
partecipazione delle donne e dei movimenti femministi nelle varie associazioni
per la pace
Negli anni successivi ci fu una notevole ripresa del pacifismo sul vecchio
continente: nacquero oltre cento associazioni con migliaia di aderenti. Un
ruolo particolarmente rilevante svolse la partecipazione femminile e ancora
l’arbitrato il disarmo, con l’abolizione della leva obbligatoria, i temi
centrali tra l’ottocento e il novecento.
La prima e la seconda guerra mondiale: tragedia per il
pacifismo
Mentre già comparivano minacciose all’orizzonte le nubi della guerra, il pacifismo si
preparava a una drammatica battuta d'arresto.
La guerra per il predominio in Europa che si scatenerà da lì a pochi anni.
Il pacifismo è travolto assieme al resto. Sarà una dura, tragica sconfitta.
Fascismo e nazismo
contro ogni anelito pacifista
Ma proprio dalla immane carneficina e tragedia della prima guerra mondiale,
la necessità dell’impegno contro la guerra avrà nuovi impulsi e sarà più
urgente che mai.
Fascismo e nazismo faranno strame di qualsiasi pacifismo e saranno tempi
duri per tutti i pacifisti. Infatti in Germania nel 1933 saranno messe proprio
fuorilegge le associazioni pacifiste.
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