Alla censura si risponde con la protesta: il caso torinese
Seconda censura ad Angelo d’Orsi, questa volta in compagnia con Alessandro Barbero, rifiutata la sala dai Salesiani a pochi giorni dalla iniziativa su pressioni di gruppi politici e di potere. Al posto del teatro una iniziativa in piazza con centinaia di persone.
Se l'effetto è quello di suscitare attenzione decuplicando gli attenti spettatori ben venga la censura ma il problema esiste e va preso sul serio.
Le azioni di censura e repressione si vanno moltiplicando nel paese, a soffiare sul fuoco parlamentari bellicisti come Calenda e Picierno che non perdono occasione per additare intellettuali pacifisti come filo russi. E' sufficiente raccontare una diversa narrazione sulla guerra, sulle cause della stessa per apparire Putiniani. E ben venga la risposta del matematico Piergiorgio Odifreddi: “Se non vogliono studiare la storia e capire perché la Russia si sente minacciata, almeno leggano i romanzi. Basta Guerra e pace”.
Una questione di priorità, per qualcuno il riarmo e la guerra, per noi invece gli investimenti in sanità, istruzione e ricerca come ricordato dallo storico Barbero, per noi una corretta informazione che non sia ridotta a bollettino di guerra a favore della politica estera di Trump, della Ue o del Governo Meloni.
Le vere minacce non arrivano dalla Russia, sarebbe sufficiente leggere il documento strategico del Pentagono di pochi giorni fa per capire un immediato futuro caratterizzato dalle guerre, dalla difesa a spada tratta degli interessi, dei privilegi Usa nel mondo. E nel loro mirino anche la Europa che spenderebbe poco in armi e va convinta a seguire le linee strategiche decise da Trump. Se la prendono perfino con la Germania che esternalizza in Cina e ivi costruisce grandi fabbriche chimiche, eppure è proprio la Germania a spendere più di ogni altro paese del vecchio continente per armi.
Ancora più vergognosa la doppia faccia del Pd che a Torino governa la città, eppure non prende parola su questa orribile censura che presto potrebbe propagarsi in ogni altra regione del paese, in ogni ambito civile stringendo il bavaglio sulle bocche di tanti che in questi mesi sono scesi in piazza contro il Genocidio, contro l'economia di guerra, la militarizzazione delle scuole e dell'università perchè, a scanso di equivoci l'Europa si sta armando non per difendere i cittadini ma per difendersi da una cittadinanza cosciente ed attiva, non asservita alle logiche della guerra
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