I NODI DA SCIOGLIERE
I NODI DA SCIOGLIERE di Franco Astengo
In vista della campagna elettorale per le elezioni europee
del prossimo 26 maggio si acuiscono i termini di un difficile confronto
politico sia sul piano interno, sia su quello europeo.
Sul piano europeo sta assumendo grande rilievo
l’aggressività di una pericolosa destra nazionalista che troverà il proprio
punto di equilibrio nell’intreccio tra i partiti di governo dei paesi del
gruppo di Visegrad, l’estrema destra francese, la Lega italiana, la destra
greca e la rampante “Vox” spagnola: una destra che punterà a demonizzare
l’attuale assetto europeo mirando alla formazione di una nuova maggioranza nel
Parlamento di Strasburgo.
Sul piano interno, come sempre è accaduto nelle analoghe
occasioni, la scadenza elettorale europea assumerà anche l’aspetto del
determinare la riclassificazione dei rapporti di forza fra i partiti quasi come
si trattasse di un turno elettorale di “mid term”.
E’ sicuro che questo secondo aspetto del passaggio
elettorale appare essere quello di maggiore interesse fra gli attori della
dinamica politica italiana.
A questo proposito all’interno delle macerie nelle quali si
trovano sepolti i residui dell’esperienza di governo targata PD è sorta la
proposta di un fronte unico europeista allo scopo di fronteggiare quello che appare lo
strapotere della Lega (almeno così sembra leggendo i sondaggi) e dei M5S che,
proprio per cercare di recuperare qualche punto perduto stanno accentuando, giorno
per giorno, una vera e propria “virulenza” anti – europea riprendendo anche,
come è stato nell’ultimo intervento del presidente del Consiglio, quella
polemica verso l’euro che pareva da qualche tempo almeno parzialmente
accantonata.
Appare evidente la debolezza della proposta di “fronte” che
arriva dall’interno del PD: prima di tutto a questo proposito emerge una
difficoltà nel reperire adeguati interlocutori e in secondo luogo, come sempre
accade una proposta del genere finisce con il provocare come reazione naturale
l’accorpamento del fronte opposto (nel nostro caso l’allinearsi del movimento 5
stelle al fronte della destra nazionalista).
In questo quadro emerge una difficoltà per chi intende
sollevare il tema della necessità di ridefinizione dei trattati portando in
primo luogo dentro la campagna elettorale le posizioni di classe
rappresentative dei soggetti sociali sottoposti, in questi anni, a un’evidente
pressione derivante dai processi di globalizzazione e di progressivo
allargamento delle disuguaglianze.
Si profila così il rischio di rimanere stretti nella
tenaglia dei due schieramenti, essendo di fatti portatori di una posizione
marginale, alla fine considerata subalterna.
Si pone quindi in campagna elettorale il tema della
riconoscibilità del soggetto.
Questo fatto significa, sul piano politico più generale,
sollevare la questione dell’autonomia della propria proposta politica in
funzione di una necessaria identificazione d’identità.
In questo senso il punto della discussione da svilupparsi
nella sinistra antagonista sul tema della presenza elettorale va meglio
precisato nel senso di individuare una capacità di lanciare una proposta che
presenti la realtà di una visione unitaria e alternativa a entrambi gli
schieramenti che stanno delineandosi evitando inoltre, i pericoli derivanti dall’ambiguità
di una presunta sinistra collocata in una dimensione di allineamento
nazionalista magari addirittura a tinte rosso brune.
Si tratta, infatti, di comprendere se prendendo abbrivio da
questa contingente evenienza, come possa essere possibile pensare a un processo
di riaggregazione stabile dell’area dell’opposizione e dell’alternativa.
Una riaggregazione a sinistra che è necessario avvenga
all’interno di un concreto progetto politico sulla base del quale rappresentare
–almeno in Italia – l’opposizione al regime della sopraffazione capitalistica.
Un regime i cui confini – almeno sul piano politico –
oltrepassano di gran lunga quelli classicamente assegnati alla destra.
E’ evidente come non sia sufficiente l’immediatezza nella
rappresentazione dei bisogni emergenti nella modernità: è certo che
rappresentazione e rappresentanza a questo livello debbano intrecciarsi
esigendo una complessità di pensiero molto difficile da realizzare nella
pratica politica proponendo una visione complessiva per il futuro.
La questione della riconoscibilità della composizione di
classe impone oggi la comprensione dei meccanismi di allargamento nei termini
di sopraffazione e di sfruttamento imposti dalla gestione del ciclo
capitalistico.
Ci collochiamo ben oltre le contraddizioni storicamente
affrontate dal movimento operaio: e non semplicemente in termini di
riconoscibilità di un’alienazione complessiva.
Si tratta di temi già sollevati in diverse occasioni, ma non
ancora affrontati appieno: ambiente, questione di genere, utilizzo dei nuovi
strumenti cognitivi, sfruttamento del lavoro, rapporto centro / periferia
(comprendente anche, ad esempio, il tema della sovranità nazionale e quindi –
nel nostro specifico – la questione europea), pace / guerra. . Emerge una complessità
delle contraddizioni da portare all’interno di una proposta di progetto di
trasformazione complessiva (l’antico “abolire lo stato di cose presenti”)
ponendosi anche la domanda di quale tipo democrazia dell’uguaglianza.
Una domanda, quella sulla democrazia, necessaria da porsi
per affrontare proprio la questione che si cerca qui di porre come decisiva
riguardante la risposta politica da fornire all’evidente allargamento della
platea sociale sottoposta all’intensività dello sfruttamento globale.
Cerchiamo dunque di ritrovare così la via della risposta
collettiva in modo da opporci concretamente al meccanismo ormai egemone di una
società fondata su individualismo, spettacolarizzazione, disintermediazione (fenomeni
ormai pervasivi anche nel rapporto tra personale e politico).
Mettersi al lavoro su di un’onda di riflessione della
dimensione appena indicata potrebbe rappresentare quel momento di salto di
qualità nella proposta politica, tale da far superare l’idea (probabilmente
perdente) di un movimentismo illusoria panacea perché raccolto nell’idea di un’autosufficienza
dell’immediatezza nella rappresentazione dei bisogni.
La rappresentazione dei bisogni oggi come oggi ci è
assolutamente richiesta dall’avanzare dei processi drammatici di vero e proprio
“schiacciamento sociale” in atto ma non può rappresentare il cerchio ristretto
del nostro orizzonte.
Oggi, più che mai, serve la politica: una politica
esercitata a pieno titolo e a tutti i livelli cercando di comprendere appieno
come l’occasione elettorale rappresenti sicuramente un punto di passaggio da
non trascurare.
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