L'insostenibile pesantezza della disuguaglianza
L'insostenibile
pesantezza della disuguaglianza: uscito il rapporto 2018 di Oxfam
"Bene comune o ricchezza privata?". Aumentano i miliardari
e le disparità patrimoniali e di genere. Come invertire la rotta?
Il consueto rapporto
emesso ogni anno in gennaio dall'organizzazione internazionale Oxfam
alla vigilia del Forum Economico Internazionale di Davos in Svizzera,
ove si riuniscono i potenti della Terra per discutere degli sviluppi
dell'economia mondiale, quest'anno riporta in apertura i profili di 4
persone che, nel complesso, rappresentano l'essenza del rapporto
stesso: l'aumento delle disuguaglianze sia socio-economiche che di
genere. In un alternarsi inquietante di situazioni personali
diversissime si passa dal miliardario indiano che possiede
l'abitazione più sfarzosa della Terra ad una povera connazionale che
ha perso i due figli per mancanza di assistenza medica, dal fondatore
di Amazon, principale capitalista mondiale, allo sfruttato operario
tailandese costretto a lavorare sino allo sfinimento per 12-13 ore al
giorno per sopravvivere a malapena. Contrasti eloquenti che
colpiscono allo stomaco il lettore introducendolo ai temi centrali
nell'ampio e ben documentato rapporto che sin dal titolo pone una
chiara alternativa fra i due scenari possibili per il futuro del
l'intera umanità: "Bene pubblico o ricchezza privata?"
L'autorevole dossier,
oltre a fotografare la situazione del 2018 e a darne pubblica
denuncia, indica infatti anche le possibili strade da percorrere per
ribaltare la pericolosa involuzione sociale intrapresa a livello
globale negli ultimi decenni invitando alla mobilitazione popolare in
modo da condizionare le scelte di politica economica dei propri
governi e delle organizzazioni internazionali, oramai totalmente
inebriati dagli effluvi del neoliberismo. L'intento è quello di
rimettere al centro dell'attenzione le questioni umane e le vicende
personali, le quali rischiano sempre più, nel distaccato linguaggio
di politici ed economisti, di venire oscurati da dati, grafici e
tabelle relegando nella marginalità le concrete condizioni di vita
di poveri e diseredati col loro gravoso carico di sofferenze
quotidiane.
I
quattro profili personali: lo specchio delle disparità crescenti
Mukesh Ambani si colloca
al 19° posto nella lista Forbes 2018 dei miliardari ed è l’indiano
più ricco. La sua residenza di Mumbai, un imponente edificio alto
174 metri, vale un miliardo di dollari ed è l’abitazione privata
più costosa al mondo
Pratima vive in uno slum
di Patna, nell’India orientale. Ha perso i suoi due gemelli a causa
dei ritardi e della scarsità di risorse dell’ospedale locale. Le
donne povere come Pratima sono obbligate a partorire senza adeguata
assistenza ostetrica e sono quindi esposte al rischio di
trascuratezza, complicazioni e morte dei nascituri.
Jeff Bezos, fondatore di
Amazon, è l’uomo più ricco del mondo e in base alla lista Forbes
2018 il suo patrimonio ammonta a 112 miliardi di dollari. Bezos ha
recentemente dichiarato che ha deciso di investire nei viaggi
spaziali perché non gli viene in mente un altro modo per spendere il
proprio denaro.
Zay è operaio in una
fabbrica di lavorazione dei gamberetti in Tailandia. I gamberetti che
sguscia vengono forniti a grandi aziende di vendita al dettaglio come
i supermercati Whole Foods, attualmente di proprietà di Amazon. Dopo
aver sgusciato gamberetti per 12 o 13 ore, a fine turno, Zay è
talmente esausto che non riesce quasi a muoversi. “Sfruttano i
lavoratori”, dice. Zay è fortunato se riesce a guadagnare più di
$ 15 al giorno.
La
sintesi dell'involuzione socio-economica globale
Qualcosa non funziona
nella nostra economia: chi si trova all’apice della piramide
distributiva continua a godere in maniera sproporzionata dei benefici
della crescita economica, mentre centinaia di milioni di persone
vivono in condizioni di estrema povertà. Negli anni successivi alla
crisi finanziaria il numero dei miliardari è raddoppiato e i loro
patrimoni aumentano di 2,5 miliardi di dollari al giorno; nonostante
ciò i superricchi e le grandi imprese sono soggetti ad aliquote
fiscali più basse registrate da decenni. I costi umani di tale
fenomeno sono enormi: scuole senza insegnanti, ospedali senza
medicine. I servizi privati penalizzano i poveri e privilegiano le
élite. I soggetti che risentono maggiormente di tale situazione sono
le donne, su cui grava l’onere di colmare le lacune dei servizi
pubblici con molte ore di lavoro di cura non retribuito. Dobbiamo
trasformare le nostre economie in modo da offrire assistenza
sanitaria, istruzione e altri servizi pubblici a livello universale,
e per giungere a questo traguardo è necessario che i ricchi e le
imprese paghino la loro giusta quota di imposte, contribuendo a
ridurre drasticamente il divario tra ricchi e poveri e tra uomini e
donne.
I
progressi nella lotta alla povertà rallentano spaventosamente
Una delle grandi
conquiste degli ultimi decenni è stata l’enorme riduzione del
numero di persone che vivono in estrema povertà, quantificata dalla
Banca Mondiale in $1,90 pro-capite al giorno (903 milioni nel 2016
secondo la Banca Mondiale). Tuttavia, i nuovi dati della Banca
Mondiale rivelano che dal 2013 il tasso di riduzione della povertà
si è dimezzato e che la povertà estrema sta aumentando nell’Africa
sub-sahariana. Nuove evidenze mostrano anche che gran parte
dell’umanità non si è definitivamente affrancata dalla povertà:
3,4 miliardi di persone, pari a poco meno di metà della
popolazione mondiale, sopravvivono con meno di $5,50 al giorno.
Per la Banca Mondiale tale cifra costituisce la nuova soglia di
povertà estrema nei Paesi a reddito medio-alto, e secondo le sue
stime sono le donne a trovarsi più frequentemente tra le persone più
povere, soprattutto negli anni di fertilità riproduttiva, a causa
del livello di lavoro di cura non retribuito che devono svolgere
Tutto ciò è risultato
diretto della disuguaglianza e del fatto che da decenni la
prosperità affluisce in misura sproporzionata verso il vertice della
piramide sociale. In base al World Inequality Report del 2018,
tra il 1980 e il 2016 il 50% più povero dell’umanità ha ricevuto
soltanto 12 centesimi per ogni dollaro di incremento del reddito
globale, mentre l’1% più ricco si è aggiudicato 27 centesimi. La
conclusione è chiara: per sconfiggere la povertà bisogna combattere
la disuguaglianza.
I costi umani della
disuguaglianza sono devastanti. Oggi stesso infatti:
• 262 milioni di
bambini non potranno andare a scuola;
• quasi 10.000 persone
moriranno perché non hanno accesso a cure mediche;
• 16,4 miliardi di ore
di lavoro di cura non retribuito saranno svolti prevalentemente da
donne .
Oggi i governi si trovano
di fronte ad una scelta ardua: consentire una vita dignitosa a tutti
i cittadini o continuare a favorire la ricchezza estrema di pochi.
Il
boom dei miliardari nel mondo
Sono passati 10 anni da
quando la crisi finanziaria ha scosso il mondo intero causando enormi
sofferenze. In quest’arco di tempo la ricchezza dei più abbienti è
cresciuta in misura esponenziale:
• nei 10 anni
successivi alla crisi finanziaria il numero di miliardari è quasi
raddoppiato;
• solo nell’ultimo
anno la ricchezza dei miliardari del mondo è aumentata di 900
miliardi di dollari (pari a 2,5 miliardi di dollari al giorno)
mentre quella della metà più povera dell’umanità, composta da
3,8 miliardi di persone, si è ridotta dell’11%;
• oggi i miliardari
sono più ricchi che mai e tra il 2017 e il 2018 sono aumentati al
ritmo di uno ogni 2 giorni;
• la ricchezza è
sempre più concentrata in poche mani: l’anno scorso
soltanto 26 individui (contro i 43 dell’anno precedente) ne
possedevano tanta quanto la metà più povera dell’umanità, ossia
3,8 miliardi di persone;
• il patrimonio
dell’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos (proprietario di Amazon)
è salito a 112 miliardi di dollari. Appena l’1% di questa cifra
equivale quasi all’intero budget sanitario dell’Etiopia, un Paese
con 105 milioni di abitanti;
• se tutto il lavoro di
cura non retribuito svolto dalle donne di tutto il mondo fosse
fornito da un’azienda, questa avrebbe un volume d’affari annuo di
10.000 miliardi di dollari, pari a 43 volte quello di Apple.
Mentre le loro fortune
continuano ad aumentare, gli individui più ricchi e le società di
cui sono proprietari godono anche di livelli di imposizione fiscale
tra i più bassi degli ultimi decenni:
• la ricchezza è
particolarmente sotto tassata. Solo 4 centesimi per ogni dollaro di
gettito fiscale provengono da imposte patrimoniali;
• nei Paesi ricchi,
in media, la più alta aliquota di imposta sul reddito delle persone
fisiche si è, in media, passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013,
mentre nei Paesi in via di sviluppo è pari al 28%;
• tenendo conto delle
imposte dirette e indirette, in alcuni Paesi, come il Brasile e il
Regno Unito, il 10% più povero della popolazione paga più imposte
in proporzione al proprio reddito del 10% più ricco;
• i Governi dovrebbero
sforzarsi a raccogliere maggior gettito dai più ricchi, contribuendo
in tal modo alla riduzione della disuguaglianza: ad esempio, se
facessero pagare all’1% più ricco soltanto lo 0,5% in più di
imposte sul proprio patrimonio, otterrebbero un gettito superiore
alla somma necessaria per mandare a scuola tutti i 262 milioni di
bambini che ancora non vi hanno accesso e fornire assistenza
sanitaria in grado di salvare la vita a 3,3 milioni di persone;
• i super-ricchi
occultano al fisco 7.600 miliardi di dollari e anche le grandi
corporation trasferiscono enormi profitti verso paradisi fiscali
societari: nell’insieme, ciò sottrae ai Paesi in via di sviluppo
170 miliardi di dollari all’anno.
Scegliamo
il bene pubblico e non la ricchezza privata
Gli odierni livelli di
disuguaglianza e povertà sono il risultato di precise scelte
politiche. Possiamo continuare a favorire coloro che sono già ricchi
oppure possiamo scegliere di combattere la disuguaglianza e porre
fine alla povertà. Per procedere sul percorso di un mondo meno
povero e disuguale, dobbiamo costruire un’Economia Umana in cui gli
individui e le imprese più ricchi pagano la giusta quota di imposte
e le preziose risorse che ne derivano sono usate per finanziare
servizi pubblici e protezione sociale per tutti. Potremmo così
sottrarre alla povertà milioni di persone, liberarle dalla paura di
ammalarsi e non permettersi le cure, consentire a tutti i bambini di
esprimere il proprio potenziale e i propri talenti. Sarebbe un enorme
passo avanti verso l’uguaglianza tra uomini e donne e potremmo
creare società più sicure, più eque e più felici per i nostri
figli e i figli dei nostri figli. La scelta sta a noi e alla nostra
capacità di mobilitazione. I governi devono prestare ascolto ai
cittadini e adottare misure incisive per ridurre la disuguaglianza.
Tutti i governi devono stabilire obiettivi e piani d’azione
concreti per ridurre i divari economici, soggetti a precise scadenze
e in coerenza con quanto stabilito dall’Obiettivo di Sviluppo
Sostenibile (SDG) n° 10 dell’Agenda2030 delle Nazioni Unite sulla
riduzione della disuguaglianza all’interno e tra i Paesi. Tali
piani devono comprendere azioni in tre aree:
1. Erogare servizi
sanitari ed educativi universali e gratuiti, mettendo fine
alla privatizzazione dei servizi pubblici. Promuovere adeguate
misure di protezione sociale per tutti e assicurare che l’erogazione
dei servizi non acuisca il divario di genere, ma anzi possa fungere
da livellatore a beneficio di donne e ragazze. .
2. Riconoscere
l’enorme lavoro di cura svolto dalle donne supportandole con la
messa a disposizione di servizi pubblici che possano ridurre
l’ammontare di ore di lavoro non retribuito a loro carico
permettendo così un’emancipazione effettiva della propria vita
professionale e politica in controtendenza con la politica della
presunta parificazione fra i generi che in Italia ha avuto
paradossalmente come unico risultato, a seguito della riforma
Monti-Fornero, quello di equiparare l'età della pensione fra maschi
e femmine. Nel Sud del mondo invece investire in servizi pubblici
quali acqua, elettricità e cura dell’infanzia per ridurre il tempo
speso dalle donne per il lavoro non retribuito.
3. Porre fine a
sistemi fiscali che avvantaggiano ricchi individui e grandi
corporation, tassando in maniera equa la ricchezza e il capitale,
e arrestando la corsa al ribasso sulla tassazione dei redditi
individuali e di impresa. Contrastare inoltre pratiche di evasione ed
elusione fiscale da parte di grandi corporation e individui
facoltosi, e concordare a livello globale un nuovo set di regole
fiscali più efficaci, dando pari voce ai Paesi in via di sviluppo.
Conclusioni
E' l'intero impianto
della globalizzazione neoliberista ad esser messo sul banco degli
imputati in qualità di causa principale dell'aumento degli squilibri
socio-economici e di genere e del rallentamento della riduzione della
povertà. La formazione di un unico spazio globale nel quale i
capitali si muovono liberamente alla ricerca di profitti e di
tassazioni agevolate ha determinato un attacco ai diritti e ai salari
dei lavoratori del Nord e un aumento dello sfruttamento delle risorse
ne Sud del mondo costringendo milioni di giovani ad abbandonare le
loro terre per cercare una speranza di sopravvivenza nelle opulente,
ma sempre più squilibrate, società occidentali.
"Quando il saggio
indica la luna, lo stolto guarda il dito" recita un antico
adagio che ancora oggi riscopre tutta la sua attualità: agli
italiani impoveriti dalle politiche neoliberiste e dalla crisi del
2008 Oxfam indica come causa principale l'iniquità dell'attuale
sistema economico mondiale mentre il cittadino medio, ormai assorbite
le campagne di odio diffuse da alcune forze politiche, limita il
proprio orizzonte cognitivo ad i soli effetti, rigurgitando razzismo
e intolleranza verso chi ne è vittima al pari suo e che, cercando di
fuggire da situazioni disperate, si trova costretto ad affidarsi ai
trafficanti di morte e a rischiare la vita su un barcone. Fino a che
i penultimi faranno guerra agli ultimi, i miliardari continueranno a
crescere di numero e, indisturbati, ad accumulare ricchezze.
Andrea Vento - 22 gennaio 2018 Gruppo
Insegnanti di Geografia Autorganizzati
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