IL SECOLO DI ROSA
IL SECOLO DI ROSA di Franco Astengo
Nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 1919, esattamente un
secolo fa, i FreiKorps di Noske soffocarono nel sangue i moti spartachisti di
Berlino.
Rosa Luxemburg fu arrestata assieme a Karl Liebknecht,
entrambi assassinati e i loro corpi gettati in un canale.
Il lascito teorico, politico, morale di Rosa Luxemburg ha
vissuto però nel corso di questi 100 anni e vale proprio la pena,
nell’occasione, riprendere alcuni passaggi.
Rosa Luxemburg non si sforzò mai –come scrive Nettl – di
dare forma a un sistema completo o addirittura logicamente compiuto.
Non solo, infatti, esprimeva le sue idee quasi
invariabilmente sotto forma di critiche e polemiche di ciò che essa considerava
erroneo, ma, soprattutto, non avrebbe mai organizzato la sua visione del mondo
sotto forma di sistema, giacché in tal modo avrebbe contravvenuto alla sua
concezione dialettica della realtà, insofferente a ogni cristallizzazione.
Tuttavia, dai suoi scritti, da quelli teorici come da quelli
militanti, da quei testi, cioè legati alla necessità di intervenire sulla
situazione presente, traspare la profondità del suo pensiero, pari a quella, ad
esempio, di Lenin o di Luckas.
Rosa Luxemburg s’impone come una “pensatrice politica
autonoma” che ha influenzato il marxismo rivoluzionario e che, nello stesso
tempo, ha innervato con le sue intuizioni e le sue riflessioni il pensiero
critico del ‘900.
Senza la riflessione e l’azione della Luxemburg (come di
Gramsci) forse non si potrebbe parlare propriamente di un’altra visione del
comunismo diversa da quella che nella storia si è affermata.
Colpiscono, in particolare, per la lucidità e la perspicuità
dello sguardo, l’analisi del capitalismo e della sua ineliminabile,
ininterrotta e feroce vocazione espansionistica: un elemento di grande
attualità proprio adesso in una fase nella quale l’innovazione tecnologica
estende il quadro delle contraddizioni ben oltre a quelle individuate
classicamente come “materialiste” modificando l’intreccio determinato tra
struttura e sovrastruttura.
D’altro canto Luxemburg fornisce un contributo essenziale
alla riformulazione del rapporto tra masse e organizzazione e ridefinisce, in
termini inediti rispetto alle concezioni prevalenti all’interno del movimento
operaio, del nesso rivoluzione e democrazia.
In Luxemburg prende corpo un nuovo modo di intendere e
costruire l’organizzazione che, del partito, non fa il presidio di un gruppo di
militanti di professione, detentori e indiscussi della linea: il partito
secondo Luxemburg diventa lo strumento per costruire sempre nuove forme di
lotta.
Della rivoluzione proletaria, infatti, si sottolinea la
tensione ad auto criticarsi costantemente ritornando sull’apparentemente già
compiuto per ricominciarlo di nuovo.
Non esiste alcuna ricetta pronta da applicare con energia
affinché il socialismo finalmente si realizzi.
Il socialismo allora non coincide semplicemente con la
costruzione di un sistema economico, sociale e giuridico ma comporta, e in
questo risiede la sua “qualità morale” la liberazione dell’intera umanità dal
Capitale e dallo Stato.
Compito dei rivoluzionari, allora, è riannodare il legame
inscindibile tra democrazia “necessaria” e “imprescindibile” e la rivoluzione
socialista.
Scrive Luxemburg in “Riforme sociali o rivoluzione”La democrazia è una necessità
imprescindibile non perché renda superflua la conquista del potere politico da
parte del proletariato, ma al contrario perché la fa necessaria e a un tempo ne
rappresenta l’unica possibilità”.
Se come scrive Benjamin “ per la storia nulla di ciò che è
avvenuto deve essere mai dato per perso” allora Rosa Luxemburg e gli spartachisti
debbono continuare a rappresentare nella memoria uno di quei passaggi che è
indispensabile non considerare perduti.
Luxemburg va considerata parte di “quel tesoro perduto” che
ogni generazione dovrebbe avere il compito di riportare alla luce, sottraendolo
alla dimenticanza cui il nemico lo ha consegnato.
In particolare colpiscono le sue analisi del capitalismo e
la sua intuizione dell’atto rivoluzionario come di un evento chiamato a
investire l’umano intero brutalizzato dal dominio.
Rimangono fondamentali le sue valutazioni sulla pervasività
del capitale, spinto, per salvaguardare la propria sopravvivenza, a espandersi
senza requie a danno, ormai dello stesso vivente, o, ancora, l’interpretazione
della guerra quale struttura costituiva dello Stato e suo elemento fondante.
Di grande attualità la critica luxemburghiana ai
nazionalismi e ai rischi legati alle rivendicazioni identitarie.
Rimangono, dal pensiero di Rosa Luxemburg problemi per noi
ancora aperti efficacemente riassunti da Gian Andrea Franchi nel suo saggio “Il
secondo pensiero di Rosa Luxemburg” (L’altro novecento: comunismo eretico e
pensiero critico. “L’età del comunismo sovietico, Europa 1900- 1945, a cura di
Pier Paolo Poggio, Jaca Book 2010.)
Riassunto che qui si riprende per sommi capi:
1) Il
rapporto tra pensiero ed emozioni, che rimandano dunque in maniera complessa al
corpo: un pensiero incarnato;
2) Una
particolare attenzione alla singolarità unica di ogni vita non solo umana, alla
sua fragilità;
3) Da
cui discende la questione della “democrazia proletari” intesa come rapporto fra
i molti singoli che compongono l’insieme della “massa proletaria” e l’unità
dell’insieme. Rapporto che, secondo Luxemburg, non può darsi come prevalenza
autoritaria dell’unità sulla molteplicità;
4) La
percezione non elaborata e non elaborabile nello spazio categoriale del
marxismo primovocentesco e anche posteriore del dato che la mancanza di tale
attenzione per il singolo vanifica nel suo fondo ogni pratica rivoluzionaria;
5) Quindi
un diverso rapporto tra mezzi e fini, cioè tra presente e futuro, rispetto al
pensiero rivoluzionario dominante nella sua epoca.
Queste problematiche, a lungo trascurate, si trovano nel
cuore vivo del pensiero e dell’opera di Rosa Luxemburg: quel che ancora oggi ci
indica come ricerca da esplorare.
Bibliografia:
Scritti Politici, a cura di Lelio Basso, Editori Riuniti,
Roma 1967
Scritti Scelti, a cura di Luciano Amodio, Einaudi, Torino,
1976
Lettere 1893- 1919 Editori Riuniti, Roma 1979
L’accumulazione del capitale e anticritica, Einaudi, Torino
1960
Introduzione all’economia politica, Jaca Book, Milano 1970
Commenti
Posta un commento