Memoria e non solo: verso il 25 aprile 2025
Il coraggio della memoria
di Laura Tussi
I cultori della storia, gli insegnanti, gli
educatori, i testimoni degli eventi devono mantenere il rapporto con il
concreto relazionarsi delle comunità, con la testimonianza dei singoli, ma
anche, in una prospettiva di trasformazione delle memorie, in un tessuto
storico e sociale robusto, che confluisca in progetti e consista in una fonte
di energia e di riflessione per le nuove generazioni.
Questo passaggio dal ricordo, dalla narrazione alla memoria, alla storia,
alla riflessione è un processo che deve avvenire tramite il contributo della
scuola, non concepita meramente come domicilio, insieme di persone, ma come una
comunità di studio, contesto di comunità educante intesa nel senso e
significato culturale di progettazione di idee e di confronto; perché
l’attenzione e dimensione specifica dell’istituto scolastico consiste nella
trasmissione culturale, lavorando, interagendo con le nuove generazioni,
attraverso il metodo, lo strumento, la modalità ultima, pedagogica dell’impegno
culturale, educativo del confronto, dell’interscambio di progetti e di idee e
costruzione, elaborazione collettiva di basi valoriali. Il rapporto “memoria e
testimonianza” è l’importante filo rosso educativo
come il riferimento all’aspetto di documentazioni di studio e ricerche,
elaborate, a diversi livelli, sia come eco di studi e indagini qualitative a
livello nazionale ( CEDEC - ANED - ANPI), sia di progetti di ricerca, attività
di studio e documentazione, intrapresi dalla scuola, da insegnanti e da esperti
e tecnici di settore.
Dunque veramente la scuola diventa comunità di ricerca, dove gli studiosi
sono operatori sociali, insegnanti, impegnati a livello storico non avulso e
disancorato dal territorio circostante, dal sistema formativo: per cui i
progetti di recupero storico si intraprendono in interazione con i vari enti ed
agenzie educative operanti nell’ambito territoriale stesso, dove la comunità
scolastica si apre al sistema formativo nella sua complessità ed auspicabile
integrazione.
Pertanto i ricercatori si trovano ad operare utilizzando ed animando
pedagogicamente le agenzie educative, dalle biblioteche, agli oratori, al
volontariato associazionistico culturale, pubblico e privato, in prospettive
auspicabili e realizzabili positivamente, di senso compiuto, perché prodotto di
interazione tra parti, per un passaggio di idee ed un’intermediazione
effettiva, efficiente ed efficace.
La voce culturale e la memoria che scaturisce e si
raccoglie nella scuola, attraverso di essa deve poi avere un suo deposito, un
simbolo, una rappresentazione, senza essere lasciata solo al ricordo delle
persone intervistate, dei testimoni o dei ricercatori, per cui si approntano i
documenti in opuscoli, ingenti annuari, manuali di storia locale, per seminare
e diffondere valori, ottenere un seguito di idee, retaggi di memorie
significative nel tessuto sociale.
I punti cardinali sono il ruolo educativo dei testimoni nella formazione e
tradizione di una memoria collettiva di esperienze e documenti recuperati,
considerando le figure pedagogiche dei testimoni e le questioni salienti dei
processi di partecipazione: come partecipare, rendere partecipi a tali
esperienze, tradotte in testimonianze, le giovani generazioni.
Come passare e tramandare la memoria è il nodo del
rapporto di formazione nella interazione tra memoria e storia, tra
testimonianze e fonti di diverso tipo, per chiudere un cerchio ideale per
giungere ad una trama di storia da proporre ai nostri giovani.
Il rapporto memoria e storia.
I partigiani italiani ammettono che è importante la memoria, perché aiuta a
superare situazioni anche estremamente difficili collegate alle vicende, agli
avvenimenti ed eventi inerenti la conquista della democrazia, vissuti in prima persona dagli ormai anziani testimoni.
La memoria della Resistenza costituisce un ingente
patrimonio morale, culturale, etico, da difendere e valorizzare perché,
purtroppo, molte volte viene dimenticato, ignorato, in quanto rischia,
sottovalutato di importanza, di cadere in oblio, nella società italiana,
insieme alla complessa memoria storica di quel periodo caratterizzato dalla
lotta, dalla guerriglia, nella resistenza con le leggi, le regole, i dettami
dell’antifascismo, che ha portato il nostro Paese ai principi cardine della
Costituzione ed all’identità di Repubblica: questo non dobbiamo dimenticare.
Sono valori sacri che devono essere portati a conoscenza e trasmessi
soprattutto alle giovani generazioni per far comprendere il senso del
sacrificio, l’impegno, le lotte per rivendicare la libertà, condotte per la
democrazia, con la conseguente deportazione di parte del popolo italiano,
militante nel movimento antifascista, nei campi di concentramento e sottocampi
di sterminio e centinaia di migliaia di morti conoscenti, amici, compagni,
partigiani, donne, bambini senza nome, senza età, senza sesso, senza più
identità e dignità, ridotti a larve umane senza volto. Oggi dobbiamo ricordare
questo passato di terribile vergogna per impedire che il danno possa rivivere,
ripresentificarsi, reiterarsi nella vita morale e politica del nostro Paese.
Anche nell’ultima campagna elettorale ANPI ed ANED hanno apportato
l’esempio, con la loro fattiva presenza, dell’impegno, nell’importanza del
ricordare e tramandare la memoria storica e il significato che rappresenta la
militanza del popolo nella società italiana per la conquista della democrazia e
della libertà.
L’impegno fondamentale contemporaneo di tutte le forze
politiche, morali, sindacali, culturali deve consistere nella difesa dei valori
della Costituzione, il che significa mantenere fede al sacrificio di più di
60.000 uomini e donne, giovani e anziani, che hanno lottato
per difendere la libertà, la democrazia a favore delle giovani e future
generazioni.
Lo spirito dell’Antifascismo e l’anelito della Resistenza è ancora in gran
parte presente nella coscienza della società italiana, del popolo.
Occorre tenere presente e far rivivere la memoria
storica, ma soprattutto nell’impegno della difesa della Costituzione
Repubblicana, che per il popolo italiano assume importante significato di
libertà, democrazia, giustizia sociale: la nostra Costituzione è una delle più
avanzate in tutta Europa.
Per questo motivo le nuove generazioni devono conoscerla e rispettarla in
un continuo rapporto dialogico con la memoria storica.
La generazione della Resistenza, che è sopravvissuta alla guerra, ha voluto
testimoniare, tramandare le vicende, gli avvenimenti, mostrando così una grande
attenzione nei confronti dei giovani. Ma le generazioni intermedie dell’Italia
Repubblicana hanno sicuramente subito un’interruzione di memoria. Quando l’ex
Ministro della Pubblica Istruzione Berlinguer, nel novembre del ’96 ha inserito
d’autorità la storia contemporanea nell’ultimo anno delle scuole superiori,
improvvisamente ci si è resi conto di quanto fosse difficile coniugare la
memoria individuale e collettiva con l’interpretazione e la narrazione storica
che ha aperto nuovi problemi agli insegnanti, sfide innovative alla
scuola.
Secondo Norberto Bobbio, il mestiere dell’insegnante è
contemporaneamente terribile ed affascinante: terribile per le responsabilità
che comporta; affascinante perché stabilisce il dialogo con le giovani
generazioni, con il nuovo, il futuro, tra differenti contesti epocali e diverse
identità sociali formatesi nell’evoluzione dei tempi: per questo risulta un
mestiere estremamente difficile. Gli insegnanti, tra gli intellettuali, sono
coloro che più di tutti esercitano direttamente la funzione dell’autodidatta,
perché molto spesso devono adattarsi a cambiamenti decisi altrove e studiare,
intervenire ed aggiornarsi o meglio autoaggiornarsi.
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