Dopo il discorso di Trump: qualche considerazione sui prossimi scenari economici
Nella notte tra il 2 e il 3 aprile, Donald Trump dinanzi al mondo ha mostrato e giustificato i nuovi dazi stimolando discussioni a livello mondiale.
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Yesterday's Papers: Dazi Usa, calcoli errati?
L'argomento principale adoperato per sostenere il livello di dazi imposto è stato quello di rappresentare tale provvedimento come una reazione a un livello di protezionismo che gli altri paesi costantemente ergono contro le merci made in Usa.
Per essere più chiaro dal punto di vista comunicativo ha così presentato una tabella "Reciprocal Tariffs" in cui ha mostrato il livello di protezionismo di ogni paese contro gli Usa, e i dazi imposti.
Incuriositi dalla precisione del numero proposto - frutto di una pluralità di provvedimenti normativi in atto su migliaia di categorie merceologiche - abbiamo cercato di capirne di più studiando il documento di più di 300 pagine messo a disposizione proprio dalla presidenza Usa, denominato "2025 National Trade Estimate Report On"
FOREIGN TRADE BARRIERS of the President of the United States on the Trade Agreements Program".
Ebbene dopo una lunga analisi, paese per paese, dei provvedimenti adottati da ogni singolo paese contro le merci Usa, abbiamo scoperto che la percentuale di dazi per ogni paese è stata calcolata erroneamente, non già come somma ponderata dei singoli dazi, bensì come semplice rapporto tra il saldo di bilancio e le importazioni (dati presenti nell'Appendice II dello stesso documento).
E tale dato, non ha proprio nulla a che fare con il livello di protezionismo di un singolo paese, a meno che tratti del calcolo del cosiddetto dazio implicito a cui vengono sostanzialmente tolti due degli elementi più di rilievo della formalizzazione (elasticità dell'import e passthrough del dazio), vanificandone il significato.
Speriamo di aver capito qualcosa male, ma la sensazione è che ci sia molta approssimazione in questa amministrazione Usa
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