Crollano le strade e i ponti: la colpa è di chi non controlla e privatizza

In questi ultimi mesi alcuni dipendenti pubblici sono stati iscritti nel registro degli indagati e rischiano di passare brutti guai giudiziari. Parliamo di tecnici ed operai ritenuti responsabili della mancata manutenzione di strade e parti del territorio in costante abbandono e per la tutela del quale servirebbero finanziamenti pubblici.

Non parliamo di chi intasca mazzette o di quanti non fanno il loro lavoro con serietà e cura del bene pubblico, parliamo di lavoratori e lavoratrici che non avevano i soldi nei capitoli di bilancio per il rifacimento di un manto stradale o la messa in sicurezza di una strada\collina, del resto mancano i fondi alle Province e agli enti locali e sovente i controlli diventano ipertrofici.

Molto abbiamo già scritto sulla scellerata distruzione delle Province, qualcosa dovremmo iniziare a dire sul codice dei contratti e sulla normativa che disciplina gli appalti a partire dal fatto che le tutele sociali sono sempre piu' insufficienti e inadeguate.

Ma per una volta tanto proviamo a non focalizzare l'attenzione sulle dinamiche lavorative per capire come non funziona, per quale motivo possa cedere una porzione di monte, il mando di una strada o un viadotto in manutenzione

Tutta colpa di lavori mal eseguiti, di soldi pubblici spesi male e dei dipendenti pubblici che non hanno controllato?

Che i fenomeni corruttivi siano numerosi e diffusi è cosa risaputa ma il sistema sta vacillando non solo per le mazzette ma per ragioni piu' profonde.

Intanto i sistemi di controllo non funzionano perché sono spesso formali e inefficaci, costruiti in maniera contorta proprio per non andare alla sostanza del problema

Ha ragione Luigi Oliveri ( http://luigioliveri.blogspot.it/2017/03/appalti-ponti-che-crollano-tra.html#more) a dire che mancano denari, capacità di spesa per investimenti.

Se allo stato e alle autonomie locali fai mancare i soldi necessari è inutile costruire un sistema di leggi e di interventi che poi non si traducono in azioni concrete.

Il Pubblico non funziona perché da anni conviene che non funzioni, il Partito democratico tra decontribuzioni, favori alle imprese e sussidiarietà ha fatto solo danni, le semplificazioni si sono dimostrate norme astratte, le commesse pubbliche latitano, si regalano soldi alle imprese che potremmo invece investire in una grande opera di manutenzione del territorio ricorrendo anche alla cassa depositi e prestiti che invece è destinata alla privatizzazione

Anche il sistema pubblico ritenuto immune da fenomeni corruttivi si è dimostrato fallace e basterebbe ricordare le vicende legate al mega appalto Consip o alla lenta e inadeguata ricostruzione post terremoto, alle continue deroghe emergenziali a leggi che si sono subito dimostrate sbagliate, alla facilità con la quale si aggirano le normative, ai controlli formali e inutili che non vanno mai alla sostanza del problema. Mai si va ad individuare le priorità per verificare puntualmente come sono realizzati i lavori con committenza pubblica, a semplificare dove necessario perché anche l'acquisto di un martello e di un paio di scarpe antinfortunistiche non sia oggetto di inutili e lunghi adempimenti burocratici.

E' sempre piu' chiaro che le norme anticorruzione sono applicate in maniera burocratica ma non laddove servirebbero, per evitare gli spezzatini delle gare di appalto che sono prevedibili con largo anticipo, a non cadere vittime degli eventi che stanno trasformando la cosa pubblica in un circo.

Grande e ipertrofici i controlli sulle spese basse e sull'acquisto di beni irrisori ma zero controlli invece sulle opere che contano, sulla gestione del territorio che è soggetta ormai alla politica dello scaricabarile di competenze . Nel frattempo nella Pubblica amministrazione le competenze vengono abbandonate al loro destino, timbrino con regolarità il cartellino ma senza domandarsi a cosa serva il loro lavoro, le professionalità per formale le quali sono stati spesi soldi pubblici siano relegate in un angolo e ci si affidi per tutto alla Consip. Ma chi vigilerà sull'operato della Consip e sulla realizzazione delle opere? Si attendono risposte e nel frattempo le opere pubbliche vanno in malora





Commenti