Partecipate tra interessi forti e spinte degli enti locali


Come si dice, per la riforma delle partecipate siamo in dirittura di arrivo sempre che si trovino concordi in alcune modifiche al testo presentato dal Governo . In attivo le proposte degli enti locali a seguito della sentenza 251 del 2016 con cui la Corte costituzionale aveva imposto al Governo «intesa» con Regioni ed enti locali.

le questioni salienti sono come sempre due, ossia il fatturato minimo che le partecipate sotto il quale si va alla dismissione, e i limiti territoriali che si vorrebbero imporre alle attività delle società.


Se dovesse rimanere la soglia di fatturato di un milione di euro, oltre 2.500 aziende partecipate andrebbero verso la chiusura ma i dati sono solo provvisori perchè ancora piu' numerose sono le aziende che non hanno fornito al Ministero i dati relativi ai loro bilanci.

Una patata bollente che gli enti locali non saprebbero come gestire, per questo vogliono ridurre a 500 mila euro la soglia di fatturato salvando dalla dismissione oltre 1000 aziende.

Ma un compromesso potrebbe essere quello di accettare il fatturato dimezzato per poi riportare da qui a pochi anni la soglia al milione di euro, giusto il tempo per accorpare le aziende piu' piccole, giusto per non andare oltre la data del 30 giugno

Ma quali sono gli interessi reali in gioco?

Da una parte i sindaci che vorrebbero mantenere alcune aziende perchè non sanno come gestirne la dismissione e il personale in esubero, sarebbe pericoloso anche per la rielezione dei primi cittadini, dall'altra parte il Governo il cui fine è dare vita a grandi aziende capaci di competere sui mercati in una ottica che tuttavia non è quella del rilancio dell'intervento pubblico.

Ma sono anche in gioco ruoli e funzioni, poteri locali rispetto alle regole di carattere nazionale per non parlare poi delle innumerevoli società fatte in casa, per dira in inglese le società in house visto che gli enti proprietari delle stesse (quindi gli enti locali) sono tenute ad accantonare in bilancio una quota proporzionale alle perdite delle società, il che oggi determinerebbe non solo la crisi delle società ma anche di tanti comuni

Gli enti sarebbero tenuti a ripianare i debiti, come richiesto dalla Troika, ma visto che ormai sono la stampella del Governo Gentiloni stanno cercando una via di uscita, desiderosi di non vedersi soffocati da quelle regole di stabilità che hanno assecondato e applicato alla lettera in molti enti locali

Commenti