Raccolta differenziata: il sindaco non la racconta tutta....

Il sindaco Filippeschi annuncia l'incremento del 15%, in un anno, della raccolta differenziata con tanto di comunicato stampa.

Ma ancora una volta la riflessione si ferma solo su alcuni dati e non sul sistema dei rifiuti e sulle condizioni di lavoro degli addetti al porta a porta.

La prima domanda da porci è quella senza risposta, ossia per quale ragione oggi a fronte di una grande società pubblica per la gestione del ciclo dei rifiuti dovremmo andare ad una sua parziale privatizzazione. Vendere il 45% delle azioni ad un socio privato presuppone cedere a quest'ultimo anche il management aziendale.

A favore di questo processo non solo gli enti locali (per lo piu' a guida Pd e Filippeschi in primis) ma anche i sindacati cosiddetti rappresentativi per i quali è stato sufficiente un accordo di salvaguardia con clausola sociale che prevede il passaggio del personale alle dipendenze di aziende comunali e degli enti locali alla nuova società. Questo accordo non ha salvaguardato una buona parte dei lavoratori degli appalti, quelli per intenderci che spesso svolgono i lavori piu' gravosi e ai quali si applicano contratti peggiori(piu' ore e meno retribuzione) e carichi di lavoro elevati, diremmo quasi insostenibili come dimostra l'alto numero degli infortuni, delle malattie professionali, delle parziali inabilità al lavoro (parliamo anche di chi preferisce non farsi visitare da un medico temendo che con una invalidità possa essere licenziato perché inabile alle mansioni richieste).

Gli enti locali non hanno mai messo in discussione il processo iniziato ormai sette anni fa, non si sono neppure sognati di pensare ad una società interamente pubblica, nei fatti le varie aziende sono andate avanti per la loro strada senza atti di indirizzo politici per favorire una organizzazione del lavoro diversa.

Con l'aumento della raccolta differenziata aumenta tuttavia anche la produzione indifferenziata, le due cose dovrebbero escludersi a vicenda ma nei fatti cio' accade. La ragione? Manca un controllo a monte della monnezza, la raccolta porta a porta si è poi dimostrata una gestione dei processi lavorativi (svolti dagli appalti) ad elevato tasso di sfruttamento e con poco rispetto della salute e sicurezza della forza lavoro.

I sindacati si sono limitati a rivendicare clausole sociali ma hanno lasciato che i Sindaci decidessero per loro come lavorare, con quali ritmi e con quale asset aziendale.

Abbiamo poche settimane di tempo per aprire una discussione , oggi piu' che mai necessaria. Ma di cosa dovremmo parlare?

Intanto partiamo dalle condizioni retributive e lavorative non solo nelle aziende che passeranno alla nuova società ma nel variegato e complesso mondo degli appalti che in questo processo rischiano di essere le vittime sacrificali. Non a caso si annunciano da piu' parti esuberi, tagli, riduzioni orarie...

Il processo di privatizzazione è veramente ineludibile?

Possiamo provare a rimetterlo in discussione scongiurando che sul ciclo dei rifiuti mettano le mani interessi forti come quelli delle multinazionali che sicuramente proveranno a ridurre organici e tutele per i lavoratori?

Il ciclo dei rifiuti cosi' come è oggi non funziona, si rischia o di dare vita a nuovi termovalorizzatori o comprare a caro prezzo l'incenerimento in impianti fuori regione visto che gli attuali inceneritori non sono sufficienti

Ma è possibile evitare di incenerire una quota importanti di rifiuti rivendendo il ciclo dei rifiuti e l'organizzazione del lavoro e della stessa raccolta?

Sono questioni ineludibili sulle quali tutti dobbiamo pretendere di dire la nostra senza subire processi di privatizzazione e una organizzazione del lavoro e del ciclo dei rifiuti devastante per i netturbini e dannosa per l'ambiente.

Quindi non è tutto oro quello che luccica ma ovviamente Filippeschi di questo non intende parlare.

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