Lo spettacolo deve andare andare avanti. La politica dell'evento e i suoi nefasti influssi

Quando anni fa parlammo di un modello expo destinato a riprodursi in piccole scale non sbagliavamo.

Sul concetto di evento e la politica costruita attorno ad esso molto si è scritto proviamo a circoscrivere la questione a Pisa.
Esiste una programmazione culturale effettiva che includa teatro, musica, cinema, mostre, libri, biblioteche, tradizioni e tutela del paesaggio?

No e lo dimostra il fatto che si accalori sulla ruota panoramica come argomento principale della discussione.

Lo stato della cultura è misurabile dalle sue biblioteche , molte delle quali chiuse o solo parzialmente utilizzabili.

Della Sapienza si sa già tutto, poco di quella comunale con una manutenzione inesistente, carenze di organici, il parco limitrofo mai realizzato, niente delle biblioteche chiuse nel corso degli anni, da quella presso il Concetto Marchesi alle piccole emeroteche di quartiere.

A Pisa sono senza dubbio cresciute le manifestazioni storiche ma senza il coinvolgimento di scuole e quartieri, unendo magari la attività sportiva nelle scuole alle regate marinare.

Quello che manca è un progetto che sappia unire molteplici aspetti legandoli ad una progettazione piu' ampia e che non si riduca a una passeggiata ad uso e consumo dei politici.

Di sicuro le mura storiche rappresentano un investimento riuscito, piaccia o non piaccia, il loro restauro con i fondi europei è stata una scelta lungimirante.

Ora si tratta di capire come saranno gestite le aperture delle mura, in occasione del capodanno Pisano abbiamo visto numerosi migranti coordinati dalla Croce Rossa.

Qualcuno dirà che si tratta di un modo socialmente utile per impiegare questa forza lavoro (perché tale è), a noi preme solo ricordare che il lavoro gratuito è il volontariato post moderno, oggi le mura sono aperte gratuitamente ma ben presto ci sarà un biglietto da pagare e il fine di lucro sarà palese.

Il lavoro gratuito è una nuova forma di schiavitu', di spontanea solidarietà del lavoro al capitale che non ne avrebbe bisogno visto che in 30 anni i redditi sono andati soprattutto a favore della rendita e non del lavoro.

Il lavoro gratuito prende le sembianze dello stages (nessuno controlla cosa facciano effettivamente gli stagisti e per lo piu' sostituiscono a costo zero la forza lavoro un tempo con regolare contratto), della flessibilità oraria, dello smart working perché è passato un messaggio sbagliato secondo cui lavorare gratuitamente rappresenta un guadagno in prospettiva futura, una sorta di politica della promessa (di un impiego) alimentata da paura, rassegnazione, mancanza di reddito, isolamento sociale.

Nel 2015 a Expo le organizzazioni sindacali cgil cisl uil regolarizzarono con un accordo locale il lavoro gratuito, quella che Marco Bascetta ha definito economia politica della promessa.

E' accaduto a Expo con un colossale giro di affari (e anche di corruzioni come i fatti di cronaca hanno documentato)con un evento reso possibile da quasi 20 mila volontari a titolo gratuito e meno di 800 assunzioni a tempo determinato tra contratti di apprendistato e tempo determinato. E' stata questa la fine del lavoro salariato e l'inizio, con tanto di accordo sindacale, di quello gratuito (non che gratuitamente non si lavorasse prima, basti ricordare i tanti precari della ricerca negli atenei), quel lavoro che oggi ci ritroviamo anche a Pisa con l'apertura delle mura storiche, lavoro gratuito legato all'evento specifico e in attesa dell'affidamento di una gestione complessa che potrebbe rappresentare l'ennesimo business per soggetti privati a discapito di un utilizzo comune a fini esclusivamente culturali.

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