Adesione degli studenti alla manifestazione del 2 giugno


Adesione alla manifestazione del 2 giugno:”No Base - Né a Coltano né altrove!”

.

Come Studenti Contro il Green Pass - Pisa aderiamo alla manifestazione del 2 giugno lanciata dal Movimento No Base - Né a Coltano né altrove. Questo perché vediamo nei processi coinvolti nella costruzione della nuova base una forma simile e per molti versi una mera continuazione dei metodi di governo sperimentati negli ultimi due anni.

.

Vi troviamo quello stesso modus operandi di un potere che può disporre della terra e dei corpi delle persone a proprio piacimento, dove con la scusa di unʼemergenza permanente si disinnesca ogni residuo di democrazia e si prosegue a suon di svuotamento dei diritti e di repressione del dissenso.  

.

Gli strumenti governativi e mediatici coinvolti nella vicenda di Coltano e nella più ampia “nuova emergenza” della guerra sono non a caso strumenti ben rodati negli ultimi anni, a partire dal DPCM del 14 gennaio scorso  che ha individuato l’area per la base, passando per la martellante propaganda dei media che propongono in coro sempre la stessa versione dei fatti e arrivano a diffondere vere e proprie notizie false come quella del cambio di luogo della base o del ritiro del decreto stesso, fino alla divisione della popolazione per tifoserie e all’individuazione di nemici pubblici e capri espiatori. 

.

A differenza degli ultimi due anni dove però la repressione del dissenso e l’attacco ai diritti era rivolta alla stessa categoria sociale (“gli untori” nelle sue diverse sfumature, “i novax”, “i nomask”, “i giovani”, “i runner” ecc.), questa volta la repressione colpisce chiunque sia contro l’ideologia militarista dominante e la linea governativa, ma l’attacco ai diritti è tornato su base etnica: “i russi”. Si moltiplicano, infatti, nel paese gli episodi di esclusione dalla comunità lavorativa, sportiva e culturale su base etnica. Come si assiste ancora una volta alla ricaduta su una popolazione inerme e senza responsabilità alcuna delle decisioni dei potenti, nell’assurda equazione che ogni cittadino sia complice delle politiche del suo governo e non una sua stessa vittima. 

.

La questione della nuova base a Pisa non ci lascia minimamente stupiti, come non ci lascia stupiti la datazione degli atti che hanno dato l’avvio all’iter al 2021. Mentre infatti la popolazione è stata bombardata costantemente con bollettini di guerra e da un esasperante tono militaristico per creare un consenso sulla gestione Covid-19, e mentre tutto è stato permesso al grido “c’è l’emergenza, non si può far di meglio, il Governo sta concentrando tutti i suoi sforzi su quello, non protestate”, ogni giorno si può osservare l’accumularsi invece di dati oggettivi di come il governo tutt’altro faceva invece di occuparsi dei problemi della sanità e della popolazione in difficoltà, investendo tempo, energie e ingenti risorse per militarizzare ulteriormente i territori e utilizzando decreti legge di stampo emergenziale per portare avanti gli atti amministrativi ad esso collegati.  

.

Non possiamo nemmeno meravigliarci della reazione tiepida di parte dell’opinione pubblica, che non riesce a dire un no corale e senza trattativa ad un’ulteriore militarizzazione del territorio, dopo anni in cui l’esercito e le forze dell’ordine hanno controllato quotidianamente gli spostamenti individuali, la popolazione è stata sottoposta a coprifuoco e addestrata a una guerra continua a un nemico invisibile, gli è stato imposto l’esercizio continuo di eseguire ordini incoerenti e spesso inutili come l’esecuzione di test o l’assunzione di farmaci per andare a lavoro, all’università o su un mezzo di trasporto pubblico. 

.

Tuttavia pensiamo che nulla è ancora perduto. Se i servizi essenziali individuati da chi detiene il potere in periodo di lockdown erano le industrie belliche che non hanno chiuso un giorno e hanno solo ampliato i propri fatturati, i nostri servizi essenziali sono individuabili nella costruzione di reti umane in grado di riempire quel vuoto politico e di analisi che si è creato e ripartire dalla lotta concreta sul territorio e sulle vicende a esso legate, proprio come nel caso di Coltano

Commenti