L'aumento del costo del denaro è contro i nostri salari

 Gli effetti della guerra sull'economia europea sono ancora da comprendere ma alcune decisione della Bce sono sotto gli occhi di tutti:  l’aumento dei tassi di interesse e la fine degli acquisti diretti di titoli pubblici da parte della banca centrale.

I tassi di interesse sono in aumento anche negli Usa, dopo due anni e mezzo di pandemia è evidente che la crisi energetica sia stata studiata a tavolino per favorire l'acquisto di gas liquefatto dagli Usa al posto di quello Russo e  a costi superiori del 500 per cento con effetti negativi sulle economie europee. C'è chi parla di costituire una agenzia europea per il debito, ci si accorge che la crescita del Pil non è tale da supportare l'aumento del debito e i sempre verdi parametri di Maastricht tornano a pesare come autentici macigni soprattutto per i salari e la classe lavoratrice.

L'aumento del costo del denaro, leggi tasso di interesse, acuirà l'indebitamento delle famiglie italiane che devono affrontare la perdita del potere di acquisto salariale e previdenziale con i salari italiani che in 20 anni sono rimasti pressochè invariati.

Invece di accrescere il tasso di interesse sarebbe stato logico pensare a rivedere il sistema di tassazione che risulta ancora fin troppo vantaggioso per i redditi elevati ma questa scelta avrebbe creato non pochi problemi al Governo Draghi e ai partiti che lo sostengono.

L’aumento del tasso di interesse  salvaguarda i profitti del settore privato e la Finanza,  schiaccia i salari che ormai subiscono da lustri un attacco sconsiderato mirante ad accrescere la precarietà contenendo il potere di acquisto e di contrattazione.

Aumenta la ricattabilità della forza lavoro tra delocalizzazioni, licenziamenti e contratti a tempo determinato divenuti ormai la tipologia contrattuale di riferimento anche per le statistiche occupazionali.

La dismissione dei titoli pubblici è la classica risposta neoliberista che spinge verso politiche di ulteriori sacrifici e tagli al potere di acquisto.

E nel frattempo si torna a parlare di contenimento del debito per giustificare i rinnovi contrattuali al ribasso.


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