I dati relativi alla spesa pensioni vanno letti bene!
L’Ennesimo grido di allarme per la spesa
previdenziale lanciato sulle pagine de Il Sole 24 ore non deve trarre in
inganno perché solo una parte dei dati viene diffusa ad arte per dimostrare che
le pensioni sono troppo alte e assorbono quote crescenti della spesa pubblica.
Se i posti di lavoro creati sono assai inferiori a quelli perduti, se solo una
piccola parte dei pensionati viene sostituita da nuova forza lavoro, il sistema
previdenziale pubblico vedrà aumentare le spese perché la popolazione diventa
sempre piu’ vecchia e i contributi pagati da quanti restano in produzione
calano. Sta qui la vera contraddizione: se non si creano posti di lavoro i
contributi all’Inps non saranno versati.
Intanto è bene confutare alcuni luoghi
comuni, per esempio la quota 100 presenta adesioni inferiori alle aspettative, analogo
discorso per Opzione donna.
Poi i nuovi lavori sono per lo piu’ part
time con minor gettito contributivo all’Inps, quindi è forse colpa dei
lavoratori e delle lavoratrici se gli impieghi offerti sono all’insegna della
precarietà?
Il sistema contributivo condanna i
pensionati dei prossimi anni ad una vecchiaia da fame, basta guardare il cosiddetto tasso di sostituzione (ossia il
rapporto tra pensione e ultimo stipendio), che mediamente si attesta attorno al
60%, ragione per cui uno salario netto
di 1400 euro comporta un assegno previdenziale poco sopra 800 euro. Di questo,
e non di altro, dovremmo preoccuparci perché i pensionati in miseria avranno
bisogno di un sistema sociale sempre piu’ oneroso.
Le riforme (ahimè definite tali) adottate
tra il 1992 e il 2011 hanno abbattuto la spesa previdenziale, nei prossimi anni
andranno in pensione i nati nel periodo del boom economico e quindi sarà
inevitabile che la spesa previdenziali aumenti assobendo un 3\4% in più del Pil.
Ma il problema reale è sempre lo stesso: troppi anziani e poche nascite, lavori
precari e part time con bassi contributi all’Inps. Tra 20 anni avremo infatti
18,8 milioni di cittadini con età da 65 anni in su, praticamente 5 milioni in
più di oggi e con la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) ridotta di 5
milioni.
Già nei mesi scorsi era partita la solita
campagna per ridurre la spesa previdenziale salvo poi scoprire che le
previsioni di spesa per la quota 100 andranno riviste e decisamente al ribasso.
La spesa previdenziale allora subisce le
conseguenze del mercato del lavoro, dell’occupazione che non c’è e dei tassi di
minore produttività nonostante che i carichi di lavoro aumentino sempre piu’.
Alla luce di questi dati emerge poi un altro dato eloquente: la presenza di
nuovi italiani figli di migranti e la forza lavoro migrante sono una risorsa
indispensabile per il futuro, per la tenuta dei conti Inps e per accrescere le
nascite e in prospettiva la stessa forza lavoro attiva che versa contributi all’Inps.
L’immigrazione sarebbe allora una risorsa e non la madre di tutte le sventure,
conveniente allo stesso sistema capitalistico
Commenti
Posta un commento