LA SOCIETA' SFIBRATA E IL LORD PROTETTORE
LA SOCIETA’ SFIBRATA E IL LORD PROTETTORE di Franco Astengo
La scena politica italiana appare percorsa, ormai da molti
anni, da fenomeni ricorrenti: all’interno di un quadro generale di
“sfrangiamento” sociale e di cessione di sovranità da parte dello Stato verso
poteri lobbistici e corporativi come si preciserà meglio nel testo, nazionali e
sovranazionali.
Nella società l’egemonia del “consumismo individualistico”
ha generato una sorta di “individualismo competitivo” che adesso si sta
trasformando per certi versi in un pericoloso “individualismo della paura” e di
conseguenza in forme massicce di agire collettivo all’interno del quale
agiscono fenomeni di vera e propria “cattiveria” di massa che arrivano a
determinare pulsioni di tipo razzista e comunque di estremo conservatorismo.
Emerge una “questione morale” che ormai attraversa anche i
settori che tradizionalmente hanno interpretato un ruolo di “supplenza” nella
difficoltà del sistema democratico com’è stato nel caso della Magistratura.
Nasce da questi elementi quello che abbiamo definito
“spostamento a destra” che nel suo assieme assume vesti di vero e proprio
qualunquismo.
Si è trasformato
radicalmente il ruolo dei partiti e accentuata la reciprocità tra il corporativismo
sociale e l’autoreferenzialità di quello che era stato definito come “ceto
politico”.
Si è cercato di andare incontro a questo profondo
cambiamento attraverso la ricerca di forme di governo che stabilissero
l’autonomia del “comando politico” anche e soprattutto rispetto al Parlamento,
esaltando la “governabilità” e riducendo lo spazio per la rappresentanza
attraverso leggi elettorali poi clamorosamente giudicate fuori dal perimetro costituzionale
da parte dell’Alta Corte.
All’interno di questo quadro si è consolidata quella che è
stata definita come “Costituzione materiale” di stampo presidenzialista.
“Costituzione materiale” che si è cercato varie volte di
suffragare attraverso proposte di modifica della Costituzione formale: tutte
proposte respinte; in due occasioni anche dal voto popolare seguito
all’approvazione da parte del Parlamento.
All’esito di quei voti (2006 e 2016) non ha però corrisposto
un’adeguata capacità di riproposizione da parte delle forze politiche della
centralità parlamentare così come espressa negli articoli della Costituzione
del ’48.
I fattori di vera e propria disgregazione che sono stati
ricordati all’inizio di questo intervento non sono stati arrestati e stanno
provocando l’emergenza di una costante disaffezione dal voto; di una
assolutamente eccessiva volatilità elettorale ormai portata al limite dello
sbandamento collettivo; di una crescita del fenomeno della personalizzazione
della politica fino al punto da rendere quasi come “vox populi” l’idea del
cosiddetto “uomo solo al comando”.
In sostanza: una società sfibrata e disorientata in cerca di
un “Lord Protettore”; così si giustificano anche i repentini mutamenti di scena
verificatisi nel corso degli anni con il passaggio del testimone da Berlusconi
a Renzi, da Grillo a Salvini (il tutto condito da mirabolanti promesse
elettorali elargite al limite del “voto di scambio)”.
Alla disgregazione subentra sempre la reazione.
La crisi del governo giallo verde (al di là dei suoi esiti
contingenti) deriva proprio dal non essere riuscito a proporre una diarchia
efficiente, un nuovo bipolarismo, al posto appunto del “rettore pro – tempore”.
Si è molto discusso in questi mesi di similitudine tra lo
stato attuale e il fascismo: da questo punto di vista si può tentare un
parallelo con l’analisi gramsciana.
Nella sua analisi del fascismo Gramsci era partito
dall’esempio del bonapartismo, pur sottolineando le differenze tra tale forma
di Stato d’eccezione e il fascismo.
La comparazione con l’oggi, stando dentro al quadro della
riflessione proposta da Gramsci, può partire dalla constatazione delle
difficoltà che, per varie ragioni di carattere interno e internazionale, stanno
attraversando le classi economiche tradizionalmente dominanti e ormai incapaci
di esercitare egemonia.
A questo punto, pur di conservare il potere socio – economico,
è avvenuta un’operazione trasformista.
L’idea è quella di
una cessione provvisoria e parziale di potere verso – appunto – l’ipotesi (non
ancora concretizzata) di un “Lord Protettore” che, nel caso di Renzi, Grillo,
Salvini (fatta salva ovviamente la diversità dettata dai modi di
interpretazione della politica spettacolo e della “democrazia recitativa”)
proviene dalla piccola borghesia.
In sostanza un
tentativo di saldatura nell’intento di salvaguardare una continuità di comando
per interessi storicamente prevalenti tra grande capitale e piccola borghesia
corporativa e/o assistenzialista.
Insomma: un nuovo blocco sociale reazionario.
Si realizzerà questo disegno che potremmo definire di
“corporativismo populista”?
Si determineranno in questo modo nuovi equilibri di potere
sufficientemente stabili?
Sono questi i due interrogativi più importanti che ci si
pongono di fronte in questa fase, riferendoci alle vicende del sistema politico
italiano.
Il quadro è molto incerto, sicuramente lo scivolamento
progressivo in una sorta di regime autoritario è in atto: ed è questo il punto
di riflessione fondamentale per chi ritiene necessaria un’opposizione radicale
e intende pur nelle difficoltà del momento pensare ad un’alternativa altrettanto
netta sul piano delle opzioni politiche, della concezione della società, della
stessa prospettiva di sistema e di conformazione dell’impianto politico
complessivo.
A sinistra si può stare soltanto in questa dimensione di
alternativa, e non per meno.
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