La lunga onda ecologista

Un tempo esistevano in molti paesi europei partiti verdi capaci di raccogliere consensi trasversali ai gruppi sociali, molti voti dai giovani e dai delusi della sinistra.  Una fuga per alcuni dalla contraddizione tra capitale e lavoro, per altri la scoperta dell'emergenza ambientale in nome della quale tutte le altre contraddizioni perdono appeal, per altri ancora l'utilizzo delle tematiche ambientali per fini di speculazione politica, un carro su cui salire per rientrare nell'agone politico.

Poi alcuni di questi partiti, una volta entrati al Governo nazionale, hanno inciso ben poco sottoscrivendo accordi e politiche a dir poco deludenti, hanno approvato le missioni di guerra travestite da interventi umanitari, le manovre economiche lacrime e sangue, subalterni tanto all'Ue quanto al capitale.

Oggi i partiti verdi sono tornati e in molti paesi hanno riscosso risultati elettorali importanti, meno in Italia dove è ancora cocente il ricordo dell'utilizzo strumentale degli argomenti ecologisti.

Ma in Germania il successo riportato alle elezioni europee, il 20% scavalcando i social democratici, induce a qualche riflessione sul nuovo fenomeno verde.

I verdi tedeschi attirano una buona parte dei voti degli under 35, è un voto giovanile sicuramente stanco dei partiti conniventi con le politiche di austerità da un lato e con una idea dell'economia basata sullo sfruttamento delle risorse ambientali. La preoccupazione dei giovani per il futuro del Pianeta è un problema sentito e diffuso, sottovalutarlo sarebbe da stupidi.

I verdi sono anche riusciti nell'impresa di attirare consensi dalla destra, quella destra che vede formazioni politiche con vasti consensi tra i disoccupati soprattutto dove l'assenza di lavoro è piu' forte e la crisi economica (che riguarda anche alcuni lander tedeschi) viene vissuta come espropriazione di ricchezza e diritti da parte dei migranti.

Oggi i verdi rappresentano una concreta speranza per il capitalismo europeo perchè possono ricostruire quel legame perduto con le piccole comunità locali (e non a caso i Grunen propongono di rimettere in piedi quelle linee ferroviarie soppresse come rami secchi o vogliono destinare maggiori fondi ai piccoli centri puntando su coltivazioni e produzioni a basso impatto ambientale), invocano politiche di uscita dall'austerità e dal contenimento del debito per investimenti in nuove tecnologie e produzioni, consigliano ai colossi economici di investire in ricerca per garantire nel futuro prodotti migliori e piu' ecologici (non a caso le industrie che non si sono innovate stanno perdendo utili).

Le tematiche legate al cambiamento climatico e alla protezione dell'ambiente sono coniugabili con politiche ecologiste del grande capitale internazionale?

I verdi diventeranno il punto di riferimento di un nuovo modello sociale capace di fare argine alla deriva razzista e xenofoba, al sovranismo di carta oggi imperante?

Alla fine. queste rinnovate sensibilità saranno anche utili a un capitalismo in crisi e bisognoso di guadagnare un nuovo appeal che sicuramente potrebbe derivare anche dalle tematiche ambientaliste.




Commenti