C'E' UNA RAGIONE DI PIU'
C’E’ UNA RAGIONE DI PIU’ di Franco Astengo
C’è una ragione di più per avviare seriamente un
confronto nella sinistra d’opposizione e d’alternativa.
Un confronto da rivolgersi non tanto e non solo alla
costruzione di una presenza nelle elezioni europee ma soprattutto mirato in
direzione di costruire quella soggettività di cui tanto si è parlato nel
passato più o meno recente.
La “ragione di più” per muoversi in questa direzione
deriva dall’analisi dell’operazione mediatica che è stata messa in piedi con le
primarie del PD.
Le primarie del PD sono state impostate in modo da
ottenere l’immagine del “recupero del popolo perduto” in funzione della
costruzione del fronte europeista e di cancellazione dalla memoria collettiva
di quanto ha portato al collasso dei democratici negli anni appena trascorsi,
all’impoverimento del Paese, all’attacco (sventato) alla Costituzione, all’apertura
di autostrade per l’invasione di pericolose forze di destra e di ambigui
soggetti declinanti l’assolutismo della nuova verità di un potere esercitato
soltanto attraverso il virtuale.
L’obiettivo del
PD è quello di cancellare questa memoria e formare il fronte europeista
contrapposto a quello che è definito come sovranista.
L’intento è quello di tornare al bipolarismo (i cui
teorici tornano ad affacciarsi sulla scena) scavalcando almeno sul piano
elettorale l’onda dell’antipolitica rappresentata dal Movimento 5 stelle: un’onda
di piena dimostratasi però, nel concreto, capace di lasciare soltanto detriti
di buone intenzioni.
Se questo è il quadro che cerca di disegnare il partito
di “Repubblica”, ed è un quadro plausibile almeno sul piano delle intenzioni,
rimane uno spazio politico aperto, come fu già all’epoca del confronto PDL –
PD, a patto di saper lavorare per costruire identità e autonomia in questi
tempi cupi di “rivoluzione passiva” e di conseguente riarticolazione sociale.
Per coloro in grado di pensare che la scelta dell’opposizione
per l’alternativa rappresenti un’opzione praticabile e conseguente da portare
avanti togliendosi di dosso le pesanti scorie del politicismo e della
personalizzazione accumulate nel corso di questi anni, si tratta di aprire il
confronto su di un punto essenziale collocato fuori dagli schemi
pre-costituiti.
Il discorso riguardante l’UE, che pure è indispensabile
presentare, deve essere inserito, infatti, in un quadro dal respiro molto più
ampio rispetto a quello abitualmente affrontato.
Un discorso tale da consentire, a una soggettività
autonoma in grado di rappresentare interessi materiali e visione ideale, la
capacità di espressione dell’allargamento
della “contraddizione principale” nel senso della modificazione profonda nel
rapporto tra struttura e sovrastruttura, con quel che ne consegue sul piano di
una elaborazione progettuale a livello di sistema.
Sarà attraverso l’espressione delle molteplicità delle
contraddizioni e la loro rappresentazione di lotta che si potrà combattere
dialetticamente lo sfrangiamento sociale che nessun fronte europeista e anti sovranista
potrà mai affrontare ritornando alla debolezza della logica bipolare dell’alternanza.
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