Nessun politico ha paura di Greta
Nessun politico ha paura di Greta
Tiziano Tussi
17/03/2019
C'è già pronto il libro, anche in italiano, per la Mondadori. C'è anche la proposta, da parte di alcuni deputati svedesi di darle il Nobel per la Pace. Insomma, basta poco per la canonizzazione, con qualche passaggio intermedio nel gruppo dei Beati, per Greta Thunberg, sedicenne svedese, dal gennaio di quest'anno, che nello scorso anno, all'età di 15 anni, si era fatta conoscere per uno sciopero individuale settimanale, anche se sciopero per una quindicenne è un po' forte come concetto. Manifestare di fronte al Parlamento del suo Paese, al venerdì, reclamando un cambiamento nella gestione del clima a livello mondiale.
Da lì si è arrivati alle manifestazioni di venerdì 15 marzo, in migliaia di città in centinaia di nazioni nel mondo. Tutti per Greta, con replicanti, di giovane età, più o meno una Greta in ogni Paese. Cosa dice di così nuovo questa ragazzina, che dimostra meno dei suoi anni? Niente di significativo che già non era stato detto da persone di entrambe i sessi e di tutte le età prima di lei. Traduco in senso economico: il capitalismo attuale, ma non solo da oggi, forse potremmo dire il capitalismo (?), ma questo pare troppo difficile, quindi il capitalismo attuale sta distruggendo il nostro pianeta, che poi è anche il suo.
I giovani, che hanno più da vivere rispetto alle persone mature o vecchie, si stanno mobilitando per dirlo e non vogliono più attendere, non si fidano di nessuno, ma protestano con convinzione. In Italia, dichiarazioni di supporto da parte di tutti i politici, e guai a dire male di Greta e delle sfilate in piazza. Nel mondo, nelle sedi in cui Greta è apparsa, in Polonia in una riunione per il clima, COP24, a Katovice, e al Parlamento dell'EU, a Bruxelles, lei diceva cose semplici e pesanti e tutti i marpioni europei ascoltavano, ridevano ed hanno applaudito alla fine del discorsetto, più o meno convintamente.
E poi…poi tutti a casa, a dimostrare la prossima volta, quando sarà e i burocrati europei a continuare la loro inutile condotta, letale per le sorti climatiche del pianeta. Era stata poco prima a Davos, culla del capitalismo vampiro mondiale ed il risultato è stata lo stesso. Breve discorso, semplice e non nuovo. Accuse esistenziali al capitalismo, senza mai nominarlo, una qualche brillantezza lessicale e periodale, e poi appalusi dai più grandi magnati, ricchi capitalisti, burocrati, banchieri a livello mondiale, e poi…. E poi nulla di significativo. Ogni cosa rimane così com'è, gli equilibri sociali non cambiano, certo, per un bel corto discorsetto. Rimangono lì come sono e come sono intendenza: ricchi sempre più ricchi e poveri di conseguenza sempre più poveri. Divari sociali che si allargano sempre più.
Un mio amico mi dice, a proposito delle dimostrazioni nelle piazze: "Vanno bene, ma non va bene. Prova un po' tu a spiegarlo." Va bene che le giovani menti si impegnino in una qualunque questione che abbia a che fare con loro e con l'umanità; non va bene se si pensa che il potere che è da sempre e che sta anche attorno a loro, li ha già ben gestiti. Tanto è che nessun politico ha paura di queste manifestazioni grandi e compatte, in tutto il mondo.
Se si dovesse sfilare per la Bontà, la Bellezza, l'Onestà, chi non sarebbe anche per queste entità astratte d'accordo? Anche le proteste di strada fatte per reclamare la pace, del febbraio 2003, furono grandiose. Si parlò allora, sulla stampa internazionale, di centodieci milioni persone in movimento. Risultato: le guerre sono continuate e ci sono tutt'ora. E basti scorrere l'elenco dei Nobel per la pace, cui Greta è stata indicata, per leggere di alcune presenze imbarazzanti. Qualche nome: Theodore Roosevelt 1906, Henry Kissinger 1973, Aung San Suu Kyi 1991, Barack Obama 2009.
Fa impressione vedere migliaia di giovani manifestare senza potere intervenire con qualche possibilità di riuscita in un movimento che sbollirà come è nato, aspettandone un altro che agiti una bandiera inoffensiva per gli equilibri economici internazionali, ma che scaldano comunque il cuore. Sembra assurdo non si riesca neppure a tenere in mente alcune lezioni che la storia e la storia del pensiero hanno già visto mettere in campo: "Lenin fu il primo [] tra i principali capi teorici del proletariato che abbia preso in esame questo problema dal punto di vista centrale praticamente decisivo, quello dell'organizzazione." (György Lukács, Lenin, Einaudi, Torino, 19790, p. 30)
Sembra di dire un'ovvietà parlando di organizzazione, ma basti osservare il fenomeno dei gilet jaunes per capire che non si possono intravvedere finali di alcun segno da comportamenti come i loro, a modello di odierne jacqueries. Lo stesso dicasi per il "movimento per il clima" che inneggia al futuro, come se il futuro realmente esistesse. Ma non è il caso, lo sarebbe (!), di aprire una piccola disputa sul concetto di tempo. Ricordiamo solo Orwell ed il suo 1984: Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato".
L'eterno presente ha bisogno di organizzazione costante, ora e qui, per potere costruire qualcosa, qualunque cosa. Altrimenti si agisce solo sull'immediato, sulla sabbia, sulla "pappa del cuore" e ben poco resta, al di là delle lodevoli intenzioni, in questo caso di una sedicenne svedese.
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