Isopensione o contratti di espansione? Considerazioni critiche



I padroni chiedono e i Governi acconsentono: minori contributi pagati dalle aziende e si scarica sullo Stato buona parte dei costi?
Parliamo della isopensione, ossia della possibilità di andare in pensione prima del tempo con un accordo tra datore e lavoratore oggi superata dai contratti di espansione. L'azienda verserà anche meno contributi rispetto alla legge Fornero che aveva ideato la isospensione
Parliamo delle aziende che vogliono rinnovare la forza lavoro o ridurne il numero, devono avere presentato all'Inps un piano di ristrutturazione sottoscritto con i sindacati.
L’isopensione era uno strumento pensato non per anticipare l'età pensionistica ma per gestire senza conflitti i tagli di personale, l'azienda dal canto suo doveva versare al lavoratore  un assegno pari all’importo del trattamento pensionistico per 13 mensilità senza assegni familiari. 
Era sempre l'Inps ad erogare l’assegno di esodo mentre con l'azienda ad anticipare il pagamento con una fideiussione bancaria

L’importo dell’assegno non prevede la contribuzione figurativa, sarà infatti l'azienda a versarla tra la data dell'accordo con il lavoratore e la data di pensionamento dello stesso.

Si potrebbe anche verificare una situazione spiacevole ossia il mancato versamento da parte dell'azienda dei soldi all'Inps in tal caso, passati 3 mesi, l'Inps sospenderebbe i versamenti senza versare anche i contributi figurativi.

Ora è stato ideato anche il nuovo contratto di espansione che rispetto alla Fornero  risulta molto piu' favorevole per il datore di lavoro, segno che invece di creare occupazione il Governo sta favorendo solo i processi di ristrutturazione delle imprese, insomma se è logico rinnovare la forza lavoro resta sospetto il fatto che le aziende non debbano, superare le criticità, presentare dei piani occupazionali adeguati, una sorta di dovere verso lo Stato che ha aiutato l'impresa a superare i momenti di crisi favorendo l'occupazione dei giovani.
Lo scivolo al massimo arriva a 5 anni ed è rivolto a chi ha meno di 62 anni, una forza lavoro che in molti casi potrebbe essere ancora utile alla azienda e forse viene cacciata via perchè si guarda alla sostituzione con personale meno pagato.
La novità è che il basso contributo previdenziale per gli anni maturati si puo' aggiungere alla Naspi, il problema tuttavia non sta nel dimostrare che i contratti di espansione sono migliori della isopensione pensata dalla Fornero (e probabilmente lo sono sia dal punto di vista aziendale che del lavoratore interessato), ci chiediamo a cosa serva incentivare l'esodo di personale senza prima avere formato i giovani destinati a sostituirli, anzi ci viene il dubbio che molto piu' numerosi saranno i posti perduti di quelli un domani creati con i piani di ristrutturazione aziendali.
Di questo dovrebbero occuparsi anche i sindacati, non trovare accordi per limitare i danni ma rendersi conto che stanno distruggendo posti di lavoro e si servono dell'accordo con le parti sociali per limitare i danni, evitare il conflitto, scaricare sulle nostre spalle parte dei costi  

Ci sono poi aspetti critici, per esempio lo scivolo previsto dal contratto di espansione  e finalizzato al raggiungimento della pensione di vecchiaia determina un risparmio per le aziende di quasi il 40%, sicuramente maggiore è il vantaggio rispetto alla pensione anticipata visto che in tal caso le aziende dovrebbero pur sempre versare 3 anni di contributi.

Ma allo stesso tempo la pensione di vecchiaia raggiunta attraverso  il contratto di espansione prevede un assegno inferiore a quello della isopensione, ossia  200 euro netti in meno al mese.

Siamo allora certi che il contratto di espansione non sia l'ennesimo regalo del Governo, e dei sindacati cosiddetti rappresentativi, alle aziende?

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