La nuova flessibilità parte dal ccnl degli studi professionali? Svelato l'arcano del contratto multiperiodale

I lavoratori  si chiederanno cosa possono avere in comune con i dipendenti degli studi professionali, ebbene se un contratto nazionale introduce elementi di novità presto o tardi anche altri comparti seguiranno a ruota. E sia ben chiaro che le novità sono quasi sempre negative specie quando si parla di flessibilità.
Se da una parte si abbassa il limite massimo delle ore di straordinario su base annua, dall'altra si stabilisce un pericoloso sistema di calcolo perchè si offre ai datori di lavoro la possibilità, nei momenti di minor lavoro, di ridurre l'orario settimanale con il ricorso al multiperiodale.

Si va facendo strada ormai un orario settimanale sempre piu' flessibile con prestazioni inferiori alla media contrattuale compensate da settimane con ampio ricorso allo straordinario che poi straordinario rischia di non essere dovendo recuperare il deficit orario.

In questo modo l'impiego della forza lavoro diventa sempre più flessibile e discrezionale per il datore, l'orario multiperiodale è uno strumento pensato proprio per abbattere i costi aziendali e lo stesso ricorso alle ore straordinarie che per legge, e per contratto, vanno pagate con la maggiorazione diurna, notturna o festiva che sia.

Si va cosi' facendo strada la settimana con 48 ore lavorative con una programmazione settimanale che potrà variare a seconda degli interessi aziendali, la sola condizione da rispettare (in teoria ovviamente) è lo stacco di 11 ore tra un turno e l'altro.

Ma questo contratto lascia fin troppi spazi ai datori per imporre la flessibilità oraria in base alle esigenze aziendali e facendo rientrare le varie eccedenze all'interno di un periodo decisamente lungo pari a sei mesi.  In questo modo sarà piu' semplice calcolare una media ma allo stesso tempo esigere periodi piuttosto lunghi con prestazioni aggiuntive compensate da altri a orario ridotto. Il tutto in cambio di una sorta di maggiorazione dei permessi, a costo quasi zero per l'azienda che non sborsa un euro in piu' certa di far recuperare le eccedenze orarie quando ci sarà meno lavoro.

In estrema sintesi cosa accadrà?

Nel caso in cui l’orario di lavoro dalle 40 del contratto arrivi a 44 ore settimanali, il lavoratore avrà diritto a un incremento di 30 minuti per ciascuna settimana di sforamento dell’orario normale; se invece supererà le 44 ore settimanali (fino a 48) ogni settimana di eccedenza oraria darà diritto a 1 ora di permesso orario.

E ovviamente il datore sarà libero di comunicare i nuovi orari senza passare dalla contrattazione sindacale, nel caso in cui il lavoratore non dovesse (sempre e solo per esigenze aziendali) non usufruire dei permessi avrà diritto al pagamento con le maggiorazioni, una amara e magra consolazione a fronte di uno sfrontato e massiccio ricorso all'utilizzo flessibile e indiscriminato della forza lavoro stessa.

Questo ccnl riguarda un numero ridotto di lavoratori e lavoratrici ma afferma un precedente, e un principio, assai pericoloso: fino a 48 ore di lavoro, 8 in piu' dell'orario normale previsto, tutto è possibile e nell'arco di sei mesi sarà possibile intensificare ritmi e sfruttamento, risparmiare sulla forza lavoro a tempo determinato  (stagionale) e sullo straordinario.

In un colpo solo l'orario multiperiodale si svela per quello che è sempre stato: un favore ai padroni consentendo l'utilizzo flessibile della forza lavoro. E questa tipologia oraria si va facendo sempre piu' strada con l'assenso dei sindacati complici

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