Lettera aperta ai lavoratori della pubblica amministrazione
Dipendenti pubblici, dobbiamo stare a casa e continuare a lottare perché nessuno sia obbligato a rischiare la vita per la sete di profitto di pochi!
Ormai da diverse settimane si è manifestata nel nostro paese una emergenza sanitaria, trasformatasi in brevissimo tempo in emergenza sociale, a cui nessuno di noi fino a poco tempo fa avrebbe creduto di dovere fare fronte.
L’emergenza corona-virus che ha colpito per prime le regioni del nord e che si sta estendendo velocemente in tutto il Paese è stata affrontata per diverse settimane in modo disarticolato e differenziato fra regione e regione, fra comune e comune. Il Governo, in un primo momento quasi totalmente latitante, si è mosso in modo spesso contraddittorio e con grande ritardo rispetto a ciò che richiedeva la situazione. La cosa però veramente inaccettabile è il condizionamento che le associazioni padronali, a partire da Confindustria, hanno esercitato, ottenendo così la subordinazione dei nostri interessi a quelli speculativi di pochi.
I luoghi di lavoro, della produzione, dei servizi e del terziario che in questa situazione rimangono aperti trasformandosi in focolai del virus ed impedendo il distanziamento sociale negli orari di percorrenza casa-lavoro, sono decine di migliaia ed il prezzo lo stiamo pagando tutti.
Non è un caso che anche il sindaco di Bergamo e con lui ormai molti altri amministratori, sia arrivato a chiedere, inascoltato, la chiusura dei siti produttivi e degli uffici per fare fronte alla situazione tragica che sta attanagliando quel territorio.
Come sindacato, fin da quando la scienza ha indicato i rischi che stavamo correndo, con lo slogan CHIUDERE TUTTO - PAGARE TUTTI, ci siamo mossi per la chiusura di tutti i siti lavorativi non indispensabili ed il rafforzamento dei servizi essenziali. Abbiamo sostenuto e continuiamo a sostenere il fermo dei lavoratori in tutti i siti dove la sicurezza è messa a rischio, organizziamo e sosteniamo blocchi delle attività e scioperi dove necessario, sosteniamo l’utilizzo massiccio del lavoro cosiddetto agile.
Per difendere la salute, il reddito, i diritti conquistati con decenni di lotte è necessario contrastare gli interessi speculativi del padronato e il burocratismo folle di qualche dirigente pubblico che evidentemente crede di giocare a Risiko.
Le segnalazioni che ci pervengono e per le quali interveniamo sono molte infatti anche nella pubblica amministrazione e lo facciamo con l’obbiettivo di svuotare tutto ciò che non è strettamente necessario tenere aperto, senza perdere diritti e salario. Ciò che fa la differenza è però il comportamento e la determinazione di ognuno di noi.
In un contesto come questo andare a lavorare negli uffici pubblici anche quando (non sempre) si potrebbe usufruire del lavoro agile è sbagliato non solo per sé ma soprattutto nei confronti di quei lavoratori a cui il lavoro agile è negato e a quelli a cui è reso obbligatorio recarsi al lavoro nonostante non sia necessario.
E’ sbagliato nei confronti di chi sta tenendo aperto con grandi sacrifici personali i servizi essenziali ed in particolare quelli sanitari.
Dobbiamo schierarci senza nessun tentennamento contro il lavoro non indispensabile e per la garanzia del reddito a tutti i lavoratori, pensionati, precari e disoccupati!
Come dipendenti pubblici abbiamo un compito in più; abbiamo l’obbligo di svolgere una funzione pubblica che oggi si manifesta con l’avversione totale agli interessi speculativi del padronato che mai come ora è evidente a tutti quanto siano antitetici agli interessi dell’intera comunità.
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