L'Italia chiude....con giorni di ritardo

Il Presidente del Consiglio, nella tarda serata del 21 Marzo,  ha assunto la decisione da giorni attesa: chiudere tutte le attività non essenziali, ridurre ai minimi termini gli spostamenti.

Nella giornata conclusasi con 793 morti l'annuncio di Conte non poteva che essere quello di chiudere le attività , pur asserendo che l'Italia non si fermerà, non solo come misura di contenimento del contagio ma come risposta di pacificazione sociale di fronte a scioperi spontanei ed organizzati che stavano attraversando il paese. 

Perfino la Fiom, dopo giorni di sciopero delle Rsu, è stata costretta ad assumere una posizione piu' dura rispetto alle aziende e alla loro immotivata pretesa di mantenere non solo aperta la produzione ma rifiutare, come alla Piaggio, lo smart working a impiegati e quadri, quel lavoro agile che in alcuni paesi asitici è già una realtà diffusa per i colletti bianchi.

Una città industriale come Bergamo presenta oggi oltre 50 mila contagiati , del diffondersi del contagio ne hanno già parlato (si rinvia ad esempio a http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2020/3/22/53404-esistono-tanti-strumenti-per-mettere-in-sicurezza/) dimostrando come sia stata la forsennata apertura di fabbriche e magazzini (e perchè no i supermercati ..) tra i fattori scatenanti della diffusione del virus.

Qualcuno invoca intanto la caccia all'untore (dopo anni di securitarismo i cambiamenti antropologici erano del resto scontati), di sicuro la chiusura dei centri commerciali , o comunque la effettiva riduzione delle attività \ore di apertura), avrà l'effetto shock per una cittadinanza che nei surluoghi metropolitani transita alla ricerca di una identità consumistica.

Il contagio va fermato con tutti i mezzi possibili, chi invoca i militari per strada forse dimentica che i militari potrebbero restarci anche a contagio finito, il nostro paese è del resto quello nel quale le leggi di emergenza diventano da eccezionali ad ordinarie. Siamo il paese nel quale in sette mesi non sono riusciti a cancellare i decreti Sicurezza, parliamo di partiti che per mesi avevano annunciato, in caso di cambio della maggioranza, quel provvedimento come incipit del nuovo corso.

Si invoca l'unità nazionale e il senso di responsabilità, peccato che quel senso di responsabilità non l'abbiano avuto i padroni fino a due giorni fa imponendo perfino agli impiegati di recarsi in ufficio, o costringendo a ritornare in produzione nonostante le legittime paure e preoccupazioni di tanti operai atterriti dopo le notizie dei contagi.

Le casse dei Comuni presenteranno presto problemi di liquidità non avendo piu' molte delle entrate a bilancio, dopo anni di privatizzazioni ed ammortizzatori sociali adottati impropriamente ad uso e consumo dei padroni, è arrivato il momento della solidarietà sociale, della rottura dei patti con la Ue che oggi risultano del tutto insostenibili.

Coraggio politico, senso civico e responsabilità sociale si rendono necessari ma i primi a muoversi non dovranno essere ancora una volta i lavoratori e le lavoratrici grazie ai quali, con gli scioperi, oggi le attività non essenziali vengono chiuse.

A partire dovranno essere Governo, Enti locali e imprenditori, servono maggiori ammortizzatori sociali (ad esemio gli autonomi non iscritti all'Inps per quale motivo non dovrebbero prendere i congedi parentali? Le casse separate sono forse un ostacolo ? Allora eliminiamole assicurando a chi ne fa parte le attuali condizioni. Prendono in ogni caso il bonus bebè da 600 euro? Iniziamo a discutere nel merito della utilità della politica dei bonus che ricordiamo sono stati parte integrante di quella insennata privatizzazione che ha portato la sanità al collasso. Previdenza e sanità integrativa sono un ostacolo al welfare? Torniamo al vecchio stato sociale, in tempi di emergenza le scelte coraggiose per ripubblicizzare tutto il possibile sono del resto necessarie)

Ci aspetta una sfida coraggiosa, saranno all'altezza della situazione Governo e sindacati? Le prossime settimane ci diranno di piu', nel frattempo stiamo a casa e assicuriamo a tutti gli ammortizzatori sociali.


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