Di ritorno dalla Spagna - Tiziano Tussi
Di ritorno dalla Spagna
Certo non si può dire che Pedro Sánchez Perez-Castejón, segretario del Partito Socialista Operaio Spagnolo sia stato un politico approssimativo. La decisione di andare alle elezioni politiche nazionali, dopo avere perso alcune regionali, in un periodo di vacanze, per dipiù con un ponte lungo vacanziero, quello di San Giacomo, che ha desertificato parti del paese, le città del Nord, ha avuto esito favorevole. Anche se il PP, Partito Popolare, ha vinto in termini di seggi e voti, ma non così tanti, il PSOE è riuscito a mantenere i suoi, aumentandoli di poco e costringendo alla resa la parte destra dello schieramento politico, che non riesce ad arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi parlamentari per la sconfitta di Vox, partito di destra estrema, simile a Fratelli d’Italia.
Ma andiamo con ordine, le cose da mettere infila
sono molte.
Innanzi tutto, l’importanza ora, in Europa, del paese iberico, presidente di turno europeo, con un indirizzo governativo, che, se non si formerà un governo di destra, grazie ad un miracolo, rimarrà a guida socialista. Una battuta di arresto per tutti gli schieramenti sovranisti e destrorsi presenti in Europa. Meloni è rimasta praticamente silente dopo l’esito del voto. Quindi un passo falso alle voglie della destra europee. Ma per il Paese che ha votato anche un segnale che la destra estrema non riesce a sfondare.
Addirittura, nelle prime proiezioni si faceva presente un dimezzamento dei seggi che ora si è fermato ad un terzo in meno. Anche con l’aumento dei popolari, la destra non riesce, ad arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi, pure con l’apporto del seggio delle Canarie, dato in accredito al blocco di destra. Un altro seggio è quello dell’UPN, della Navarra, di destra. Siamo a 171. Sono necessari 176 seggi per avere una maggioranza della metà più uno dei seggi parlamentari. Sanchez ne ha ottenuti 122 più i 31seggi di Sumar, nuova /vecchia compagine che ha messo assieme, questo significa appunto Sumar, Podemos, la sinistra parlamentare ed altre briciole organizzate, solo due seggi in meno di Vox. Si arriva a 153. Vi sono circa 23 seggi mancanti che potrebbero arrivare dagli altri piccoli partiti regionali, catalani e baschi e dal seggio galiziano. La sinistra, diciamo così, poterebbe riprendersi il governo. Potrebbe. E qui entrano in gioco i contrasti interni del Paese.
Sia i catalani, che i baschi alzano richieste importanti al governo centrale per appoggiare Sanchez. Richieste che erano già naufragate, in particolar modo per i catalani, nei recenti anni passati. Quindi la cosa più probabile è un ritorno alle urne tra sei mesi. Questo potrebbe favorire ancora di più i socialisti e farli arrivare ancora più vicino alla maggioranza assoluta. Ma che le elezioni non sarebbero andate bene per la destra lo si poteva leggere anche nell’intervista al segretario del PP, che anche il Corriere della sera ha pubblicato, traducendo da due giornalisti di El Mundo, importante quotidiano di centro destra.
Alcuni passaggi facevano capire come il rapportoin seno alla destra, era un problema per il partito di destra istituzionale, diciamo così, alla Forza Italia, nel caso spagnolo trainante, che si deve appoggiare sul partito estremo di Vox, simile a Fratelli D’Italia. Il presidente popolare, Alberto Nunez Feijóo, cincischia con questa relazione e perciò lascia il suo elettorato nel dubbio: insomma, il rapporto con Vox è totale o no? Questo non gli ha giovato e perciò il risultato non è stato eccezionale, ed ha fatto perdere voti anche a Vox, che in effetti si sono lamentati con il PP per queste indecisioni, subito dopo l’esito del voto. (Corriere della Sera, 21 luglio 2023)Molti canali della televisione spagnola hanno seguito passo passo l’esito del voto con i soliti molteplici commenti. Politologi e giornalisti in testa.
L’intervista
apparsa sul Corriere della sera è del 21 luglio, solo due giorni prima del
voto. Si capisce, leggendola, l’indeterminatezza del PP. E la soglia di 150
eletti auspicata, appare, dopo il voto, lontana. Anche se è innegabile l’aumento
dei seggi, da 88 della passata legislatura a 136 di questa. Manon bastano.
Stando nel paese in questo periodo si capiva bene come i raggruppamenti particolari non avessero alcuna aspettativa verso i grandi partiti nazionali. Per i baschi il PSOE è un partito di centro e il PP un partito di destra. Per i catalani conta solo la loro autodeterminazione ed autonomia. E si capiscono bene anche gli spostamenti all’interno dei loro raggruppamenti, legati a questioni interne, in special modo per i catalani. Soprattutto il raggruppamento che fa capo a Carles Puigdemont, leader della Catalogna in esilio, ha le chiavi in mano per fare nascere un governo Sanchez.
Ma le richieste, come
detto, sono alte: autodeterminazione innanzitutto. La Catalogna è una regione importante
per lo sviluppo economico del Paese ed un suo sganciamento dello stato centrale,
in qualsiasi modo, sarebbe pesante da sopportare per Madrid.
Torna utile allora
leggere un libro, uscito qualche anno fa, per Sellerio, di Sergio del Molino, La
Spagna vuota, per mettere in giusta luce tutte queste problematiche.
Un’analisi della Spagna come Paese che ha un’estensione che si avvicina a quella
della Francia con quasi venti milioni di abitanti in meno. Rispetto alla Germania
siamo ad un 50% di territorio in più e un quaranta per cento in meno
di popolazione, sempre a spanne. La Spagna perde nel confronto anche con l’Italia,
con 15 milioni in meno dii popolazione e un 70% di territorio in più e con l’Inghilterra,
simo al doppio del territorio e a un terzo inmeno di popolazione. La Spagna
vuota, vacia, è proprio questo. Ed i borghi piccoli mandano in Parlamento
rappresentanti in modo più che proporzionale alla loro consistenza. E chi abita
lì è arrabbiato con tutti: la modernità, gli stranieri, i ricchi, soffre perla mancanza
di servizi essenziali. Insomma, luoghi dove la destra cresce e da dove le
arrivano molti voti. Abbiamo la Spagna vuota che con il 16 % circa di popolazione
copre più della metà del territorio. Questi dati, che riprendo dal libro che
sto seguendo, ci fanno capire come un riallineamento politico istituzionale
sarebbe necessario, ma… E l’Autore ci illustra le difficoltà per questa direzione.
Ma lasciamo del Molinoalle sue analisi precise e puntuali e riprendiamo il corso elettorale.
L’affluenza alle urne è
stata poco più del 68%, alzatasi molto nelle ultime ore valide per il voto. Alle
18 di domenica 23 luglio era al 53%. Così come sono aumentati i voti per
corrispondenza, ben oltre i due milioni.
Insomma, un bel rebus, al quale cercheranno di rispondere con altre elezioni politiche nazionali a breve? Molto probabile. Ed anche se si mettesse assieme un governo di centro sinistra questi sarà, ora, molto debole e ricattabile da parte dei partiti regionali. Ma la inventiva della sinistra del PSOE potrebbe anche riuscire sorprendente. Del resto, in queste ultime elezioni ha sorpreso, e non poco.
Diario di
Burgos
Martedì, 25 luglio 2023
Legenda, de prendere con di sinvoltura ed approssimazione:
PSOE: Partito socialista operaio spagnolo
Sumar: (sommare) sinistra radicale
Pp: Partito popolare (centro destra)
Vox: destra estrema
ERC:Partito catalano (sinistra)
EH - Bildu: Partito catalano (sinistra)
PNV: Partito nazionale basco (centro sinistra)
BNG: Partito di Galizia (sinistra)
CC: Coalizione delle Canarie(destra)
UPN: Unione del popolo Navarro (destra)
JxCat: Unione catalana (ondivago)
· Occorre
aggiungere un altro seggio al PP dal voto all’estero, che non cambia nulla
rispetto a questa situazione, anche giocando sull’attribuzione dei seggi unici
delle due liste di destra sopra riportate (CC e UPN).
Commenti
Posta un commento