Inflazione e speculazione finanziaria mandano in crisi la Previdenza integrativa

 Da anni sosteniamo che la salvaguardia del Tfr sia una garanzia per la forza lavoro, al contrario Cgil Cisl Uil fanno di tutto per indirizzare Tfr e Tfs verso la previdenza integrativa adducendo la convenienza di questa scelta. E i vari Governi hanno favorito previdenza e sanità integrative mentre affossavano le pensioni pubbliche e lesinavano fondo alla salute pubblica.



L'aspetto saliente del capitalismo contemporaneo è quello speculativo, predatorio, incline a produrre ricchezza fittizia attraverso azzardate o spericolate operazioni finanziarie.

E' evidente il flop dei fondi pensione nel 2022 con Rendimenti negativi di circa il 9% quando invece il Tfr si andava rivalutando  dell’8,3%

La previdenza integrativa  è stata favorita dal silenzio assenso , nei primi sei mesi dalla assunzione  il lavoratore è tenuto a comunicare per scritto la volontà di trattenere a fine rapporto il Tfr altrimenti lo stesso finisce automaticamente nel Fondo  di categoria.

Migliaia di lavoratori e lavoratrici sono stati "ingannati" trovandosi iscritti a un Fondo da cui non riescono più ad uscire, una sorta di via senza ritorno a discapito della tanto decantata libera scelta.

La furbata per gonfiare il numero degli iscritti ai fondi pensione (ilrisparmiotradito.it)

In molti paesi a capitalismo avanzato la previdenza dei lavoratori è stata bruciata dalle avventate operazioni finanziarie di qualche Fondo al quale avevano concesso la gestione delle loro pensioni, in Italia invece i Fondi sono collegati al comparto e cogestiti con i sindacati rappresentativi, hanno margine di rischio minore ma non sono alla fine cosi' convenienti come si è raccontato per anni  nel corso di assemblee sindacali nelle quali i delegati provinciali sembravano ergersi a piazzisti di fondi.

Ed è per questo che i sindacati, invece di chiedere aumenti salariali dignitosi atti a recuperare potere di acquisto, sembrerebbero piu' interessati a invocare norme favorevoli alla previdenza integrativa sia da parte dello Stato che dai datori.

Aumentando la inflazione e i processi speculativi i fondi risultano sempre meno convenienti rispetto al Tfr trattenuto in azienda e soggetto a maturazione degli interessi

Sempre sulla presunta convenienza della previdenza integrativa IL Fatto Quotidiano pubblicava,  a inizio estate, un articolo con dati interessanti

Gli ultimi 10 anni, incluso il 2022 molto negativo, si sono chiusi con un rendimento medio annuo dei fondi pensione negoziali del 2,2%, quello dei fondi aperti è stato del 2,5% e quello dei Pip del 2,9%. Nello stesso periodo la rivalutazione del Tfr media annua è stata pari al 2,4% mentre l’inflazione è stata in media dell’1,7% annuo. Se si considera un periodo ancora più lungo e si guarda agli ultimi 20 anni i fondi negoziali registrano un +2,9% netto annuo e i fondi aperti un +2,7% netto annuo in media mentre il Tfr registra una rivalutazione media annua del 2,5% a fronte di un’inflazione media annua dell’1,9%. Rendimenti dei Tfr dunque lievemente inferiori ma a fronte di un’esposizione al rischio pressoché inesistente. Se si guarda solo agli ultimi tre anni i rendimenti dei fondi sono lievemente negativi mentre il Tfr si è rivalutato in media del 4,3% annuo, un valore comunque inferiore all’inflazione (4,9%). Insomma, risultati non particolarmente esaltanti anche se va detto che chi sceglie di destinare i trattamento di fine rapporto ai fondi gode di un contributo equivalente alla somma versata da parte del datore di lavoro. Nel 2022 gli iscritti ai fondi sono aumentati del 5,4% e sono oggi 9,2 milioni, ossia il 36,2% degli occupati.

Il flop dei fondi pensione nel 2022. Rendimenti negativi di circa il 9% mentre il Tfr si è rivalutato dell'8,3% - Il Fatto Quotidiano

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