QUALE SOVRANO
Costituente Terra
Newsletter n. 126 del 19 luglio 2023
QUALE SOVRANO
di Raniero Della Valle
Cari amici,
dal
vertice di Roma del novembre 1991 quando la NATO decise di volgersi ad
opere di pace a quello di Washington dell’aprile 1999 in piena guerra
jugoslava, e a quelli successivi, ogni riunione apicale della NATO ha
segnato un cambiamento di fase. Ma il vertice di Vilnius dell’11 luglio
ha segnato un cambiamento d’epoca. E che questo non sia solo
programmato, ma già stabilito, e consista nell’istituzione di un sovrano
universale, lo veniamo a sapere dal comunicato stampa diramato a
conclusione del vertice. I comunicati stampa danno notizia non di cose
che verranno ma di cose già avvenute, e di queste, a Vilnius, ben oltre
la pura e semplice informazione sull’evento, ne sono state registrate
molte: si tratta infatti di un “comunicato” che in inglese consta di 33
pagine e 13.289 parole. Nessuno lo conosce perché, al di là delle
decisioni sull’Ucraina, non è stato pubblicato sui giornali, perciò ve
lo riferiamo qui.
Il
comunicato sostanzialmente è, con i dovuti adattamenti, la ricezione e
la condivisione da parte di tutti gli Stati membri della NATO (ci siamo
anche noi) delle due dichiarazioni di intenti americane sul mondo
prossimo venturo, emanate dalla Casa Bianca e dal Pentagono nell’ottobre
scorso, la “Strategia della sicurezza nazionale” e la “Strategia della
difesa nazionale” degli Stati Uniti. E il cambiamento d’epoca consiste
in questo, che si chiude il lungo periodo storico in cui la guerra,
secondo il detto di Eraclito (VI sec. a. C.), è stata sovrana del mondo,
“re e padre di tutte le cose”, e se ne apre un altro in cui la guerra
istituisce come suo vicario un sovrano universale che mediante la guerra
governa il mondo come se il suo fosse l’unico mondo, conformato a un
sistema di guerra e fatto a sua immagine. Questo sovrano, ed è questa la
novità di Vilnius, non sono gli Stati Uniti, come una facile polemica
sosteneva fin qui, ma è, con gli Stati Uniti, “l’impareggiabile rete di
alleanze e partner dell’America”, come viene chiamata, altrimenti detta
“area euro-atlantica” o “Occidente allargato”. Questa area è formata
anzitutto dai 33 Stati membri dell’Alleanza riunitisi a Vilnius, che con
la Finlandia e ben presto la Svezia si attestano ormai molti
“centimetri quadrati” più a Est dei territori originari, e non si
arresta ai confini della Russia, ma abbraccia la Georgia, la Repubblica
di Moldova, la Bosnia Erzegovina, Israele e si proietta nell’altro
emisfero, attraendo nella sua orbita l’altro mare, l’Indo-Pacifico,
fino all’Australia, alla Nuova Zelanda, al Giappone, alla Corea del
Sud, i cui capi erano pure convocati e presenti a Vilnius e altri che
verranno in futuro.
Gli
Stati che formano il corpo di questo sovrano non hanno in comune né
lingua, né costumi, né religioni, né ordinamenti; la sola cosa che li
unisce è il vincolo militare, e il sistema di cui si fanno eredi e che
rendono perpetuo è un sistema di dominio e di guerra. Tale sistema,
che deve sussistere anche in “tempo di pace”, ha bisogno comunque che
una guerra ci sia, che la guerra se ne faccia “costituente”. Il vertice
di Vilnius riconosce questa funzione alla guerra d’Ucraina, per la quale
viene attivato un meccanismo tale per cui essa non deve finire mai, e
comunque non col negoziato, secondo il dettato di Kiev; ed il meccanismo
è questo: l’Ucraina è pienamente integrata nella NATO, già è
realizzata l’”interoperabilità” tra le sue Forze Armate e quelle della
NATO, e questa la riempie di armi, fino alle bombe a grappolo e ai
missili a lunga gittata o ad uranio impoverito, però essa non deve
essere oggi nella NATO, perché questo vorrebbe dire la guerra tra
l’America e almeno gli Stati europei dell’Alleanza contro la Russia,
cosa che nessuno vuol fare, per non costringere Putin a usare l’atomica;
si assicura però che l’ingresso anche formale dell’Ucraina
nell’Alleanza avverrà appena la guerra sia finita e la democrazia del
Paese comprovata, ed è per questo che la guerra non deve finire. È una
finzione, di quelle così care al potere e alla ragion di Stato, ma
anche la Russia deve stare al gioco.
La
guerra d’Ucraina ha dunque una feroce veste militare e una funzione
politica, serve ai fini di una persuasione di massa di un’opinione
pubblica renitente, perciò ha una così straordinaria copertura
mediatica, come l’hanno avuta solo la prima guerra del Golfo e quella
del Vietnam, e in casa nostra la lunga agonia di Moro, per convincere
tutti che la guerra si deve fare, col nemico non si tratta, che c’è
sempre una vittima ma è per il bene di tutti, e questa è la cosa buona e
giusta da fare; e la sovranità così innalzata sul trono è piena di
valori, dei “nostri valori”, in continuità con la dismessa, vecchia
“cristianità”.
Secondo
il “comunicato stampa” tutto ciò è già storia in atto, non una nuova
storia da imporre. Ma è così? Il nostro governo lo sa? Il Parlamento lo
ha deliberato? Il Presidente della Repubblica lo ha promulgato? In
realtà quanto a legittimazione democratica siamo ancora solo alla firma e
alla ratifica parlamentare del Patto atlantico del 1949.
Non
è vero che di tutto ciò ci sia solo da prendere atto. C’è un altro
rovesciamento da fare, dobbiamo deporre ogni preteso sovrano universale
dal trono e fare sovrana la pace. È lei la madre e “il” re di tutte le
cose. È lei che deve farsi soggetto costituente, che deve essere fatta
sistema. Alla politica, interna e internazionale, il compito di
provvedervi.
Nel sito
pubblichiamo il comunicato del vertice di Vilnius “Il nuovo sovrano
universale” e un articolo molto allarmante sulla sorte dei migranti
colpiti dagli accordi con la Tunisia patrocinati dall’Italia e
dall’Europa.
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